Intercettata fusione galattica di dimensioni cosmiche: cosa sappiamo
Il telescopio di NASA ed ESA James Webb ha immortalato una spettacolare fusione galattica in quella che è nota come Costellazione del Delfino
Drammatica: è questo l’aggettivo utilizzato dagli astronomi per descrivere una delle tante immagini catturate dal telescopio James Webb di NASA ed ESA. Il dispositivo, sempre più famoso per le sue foto nitide che mostrano l’Universo in ogni dettaglio, ha immortalato una fusione galattica di proporzioni cosmiche, ma perché si è usato un termine così “forte”?
Si sta parlando anzitutto di II ZW 96, una doppia galassia che si trova a circa mezzo miliardo di anni luce dalla Terra, più precisamente nella costellazione del Delfino. Nell’immagine resa pubblica nelle ultime ore, i nuclei luminosi di ogni conglomerato stellare sono ben visibili, anche se entrambi i bracci sono stati deformati dalla collisione.
L’immagine della fusione galattica
La fusione galattica è stata appunto di dimensioni non indifferenti: questa coppia di galassie non è altro che una galassia a sua volta, ma ultraluminosa e all’infrarosso. Inoltre non ha ancora raggiunto il proprio stadio finale. In realtà non è la prima volta che II ZW 96 finisce al centro dell’attenzione degli scienziati. Già nel 2008 il telescopio Hubble era stato capace di scattare un’immagine molto interessante della fusione, ma James Webb è andato ben oltre, come avvenuto puntualmente in molte altre situazioni da qualche tempo a questa parte. I meriti del nuovo dispositivo spaziale sono presto detti.
Grazie alle nuove immagini relative alla fusione galattica, è possibile notare la struttura di entrambe le galassie durante la loro interazione. La conseguenza di tutto questo è semplice da immaginare, un’unica grande galassia di dimensioni ancora più ragguardevoli. Il telescopio di NASA ed ESA, poi, ha mostrato meglio quello che fa da sfondo al fenomeno in questione. Non sono presenti semplici stelle, ma altre galassie molto più distanti e ancora da esaminare. A dir poco affascinanti sono i colori. Per quel che riguarda la zona dei nuclei galattici, a prevalere è l’azzurro, mentre i bracci hanno dei puntini che vanno dal rosso all’arancione.
Come è stata fotografata la fusione galattica
La differenza di tonalità in questa fusione galattica si spiega con un dato di fatto: nei bracci si trovano stelle che sono all’inizio della loro vita, diversamente da quanto avviene nel nucleo. Per arrivare al risultato sorprendente in termini di nitidezza, James Webb si è avvalso di due strumenti. MIRI serve a potenziare l’osservazione spettroscopica a lunghezze d’onda nel medio infrarosso, mentre NIRCam è una fotocamera a raggi infrarossi. Allo stesso tempo, sono stati impiegati diversi altri filtri per un raccolta più ampia di informazioni. C’è infine un dettaglio che vale la pena sottolineare quando si parla di II ZW 96.
Generalmente la luminosità di galassie come quelle di cui si sta parlando è talmente elevata da essere ben 100 miliardi di volte superiore rispetto a quella del Sole. Ecco perché si parla di galassia ultraluminosa all’infrarosso: esistono persino sistemi più luminosi, tanto da far parlare di galassie iperluminose. Nella maggior parte dei casi, comunque, l’emissione del 90% della luce avviene nella banda dell’infrarosso. Gli astronomi sono soltanto all’inizio dello studio di fenomeni del genere ed è possibile che nei prossimi mesi (anche nei prossimi anni ovviamente) ci saranno nuove scoperte e soprattutto nuove certezze.