SCIENZA

Il video russo "contro" gli astronauti americani: cosa sta succedendo sulla ISS

Le sanzioni mettono a rischio il futuro della ISS: la richiesta di Roscosmos dopo il video che mostra i russi abbandonare l’astronauta NASA nello spazio

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Fonte: 123RF - forplayday

Il conflitto in Ucraina, visto dallo spazio, è iniziato nel momento in cui l’UE ha imposto le sanzioni economiche alla Russia. Protagonista mediatico della vicenda è il Direttore dell’Agenzia Spaziale russa Dmitry Rogozin, che su Twitter, Telegram e adesso tramite lettere ufficiali, sta portando avanti senza sconti la battaglia Roscosmos contro le sanzioni.

Tra proclami, accuse e un infuocato scambio di tweet con l’ex astronauta NASA Scott Kelly, il messaggio di Rogozin è chiaro: senza la Russia, la ISS è a rischio caduta.

Il video di Roscosmos

La mattina del 5 marzo il canale Twitter NASA Watch ha diffuso un video piuttosto preoccupante: la clip, prodotta da Roscosmos e pubblicata dall’agenzia di stampa Ria Novosti su Telegram, mostra l’abbandono della ISS da parte dei cosmonauti russi.

I due cosmonauti a bordo della ISS, Pyotr Dubrov e il comandante della Missione 66 Anton Shkaplerov, salutano il loro compagno di viaggio, l’astronauta NASA Mark Vande Hei, chiudono il portellone dietro di sé, mettono in moto la Soyuz e partono – portando con sé tutto il modulo russo della ISS.

La Stazione Spaziale Internazionale, lasciata senza i propulsori principali, è lasciata al suo destino – che senza un intervento da Terra sarebbe, priva del segmento russo, quello di deorbitare e cadere sulla nostro pianeta.

La preoccupazione è stata forte negli ultimi giorni, anche per quanto riguarda il destino di Mark Vande Hei: l’astronauta statunitense, che ha ormai battuto il record di permanenza nello spazio, è arrivato sulla ISS su una Soyuz e si prevede che rientri sulla Terra insieme ai due cosmonauti il prossimo 30 marzo.

Il video promosso da Roscosmos si conclude con il disclaimer “il video non rappresenta eventi reali”, ma il messaggio è piuttosto chiaro ed è stato immediatamente recepito dalla controparte. L’ex della NASA Scott Kelly, che tra l’altro era il detentore del record appena battuto da Vande Hei, si è fatto in particolare promotore di una pesante critica a Roscosmos e ai “modi” del Direttore Rogozin.

Dopo giorni di infuocati tweet tra i due – che tra insulti, meme e cartoni animati sembrano cancellare con un colpo di spugna vent’anni di cooperazione internazionale – è arrivata la prima mossa ufficiale di Roscosmos.

L’effetto delle sanzioni sulla ISS

È di sabato la notizia che Rogozin in persona abbia inviato una lettera alle agenzie spaziali di Stati Uniti, Canada ed Europa “con la richiesta di rimuovere le sanzioni illegali” imposte alla Russia. Le sanzioni che intendono colpire il programma spaziale russo, è il punto di vista di Rogozin, si ripercuoteranno inevitabilmente sui promotori dell’attacco a Roscosmos.

Dopo la cancellazione del lancio OneWeb, il ritiro dei tecnici dalla base ESA di Kourou e lo stop alle vendite di motori russi alla NASA, la lettera di Roscosmos sembrerebbe mettere sul piatto direttamente il futuro prossimo della Stazione Spaziale Internazionale.

La notizia è elegantemente corredata da una mappa dei territori potenzialmente interessati da una caduta incontrollata della ISS, che intende mostrare quanto il territorio russo sia ben poco coinvolto da un eventuale deorbitamento della Stazione Spaziale Internazionale – che in effetti passa sopra la Russia meno del 3% del tempo.

In realtà, e per fortuna la ISS non sfugge mai allo sguardo terrestre, i motori del modulo russo hanno lavorato per aggiustare l’orbita della Stazione, come di consueto, ben dopo l’ultimo proclama di Rogozin. La situazione, almeno in orbita, sembrerebbe dunque sotto controllo. Tutto procede come previsto: la NASA ha fatto sapere che dagli USA “si stanno preparando per il ritorno di Mark, e tutte le normali operazioni sono in atto per consentirci di farlo”.

Nel frattempo, però, un piano B è d’obbligo: se i russi dovessero abbandonare la ISS, c’è la speranza di poter utilizzare la Cygnus già attraccata sulla ISS, o chiamare in soccorso Elon Musk per far funzionare autonomamente il modulo USOS, e permettere alla Stazione Spaziale di continuare il suo corso fino al 2031.

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