Allarme frutta "scottata", ecco cosa rischia di fare la crisi climatica al raccolto in Italia
L'agricoltura italiana soffre per clima estremo tra grandine, siccità, incendi. Frutta "scottata" e non solo, nuove sfide e strategie per ripristinare le colture.
L’agricoltura italiana sta affrontando una dura sfida, per via della crisi climatica. Ondate di calore estreme e siccità prolungate causano gravi danni, come le “scottature” su frutta e ortaggi, cui fa riferimento uno degli ultimi report condivisi da Coldiretti. Questo fenomeno, insieme al calo della produzione di latte e all’emergenza siccità, minaccia la sicurezza alimentare e la stabilità economica delle aziende del Belpaese. Poiché l’agricoltura è un sistema delicato, occorrono soluzioni che tengano conto di come il clima estremo influenzi contemporaneamente colture, allevamenti e risorse idriche.
Frutta “scottata” ed effetti a catena sul settore agricolo
Le “scottature” su frutti e piante derivano dall’intensa radiazione solare e dalle alte temperature, che causano stress fisiologico e danni al cambio, essenziale per la crescita della pianta: il calore denatura le proteine cellulari, portando a ridotta crescita e potenziale morte cellulare. Visivamente si manifestano con scolorimento, crepe e sfaldamento della corteccia, di fatto compromettono il trasporto dell’acqua e la fotosintesi.
“In Piemonte il caldo ha anticipato la maturazione di 10/15 giorni soprattutto per grano, orzo, pomodoro e uva – riporta Coldiretti -. Nella provincia di Torino i produttori sono ricorsi ai teli per ombreggiare la frutta e salvarla dalle scottature. Si registra anche una presenza maggiore di Popilia Japonica, il coleottero giapponese che colpisce vigneti e frutteti”. Le “scottature”, infatti, indeboliscono il frutto, aumentandone la vulnerabilità agli insetti.
E ancora: “In Toscana il caldo ha ‘bruciato’ centinaia di chilogrammi di meloni nella campagna maremmana, rendendoli di fatto non più adatti alla vendita mentre cresce l’allarme anche per angurie, susine, pesche, pomodori, melanzane“.
Ma l’impatto si estende ben oltre la frutta, colpendo una vasta gamma di colture e dividendo il Paese in due scenari climatici distinti.
Mentre il Sud soffre la siccità, il Centro-Nord è colpito da grandinate e nubifragi. Come riporta sempre Coldiretti, in queste Regioni si sono registrati quasi venti eventi estremi al giorno, con la grandine che devasta vigneti (Chianti, Vernaccia di San Gimignano) e frutteti, specialmente a maturazione. Danni significativi sono stati riportati anche in Lombardia, con impatti su stalle e capannoni agricoli, e nel Ravennate dove frutteti, uliveti e vigneti hanno subito pesanti effetti.
D’altra parte l’afa persiste, aggravando una crisi idrica già profonda. In Puglia, in particolare nel foggiano, il 20% dei campi di pomodori è stato abbandonato per mancanza d’acqua dall’invaso di Occhito, la cui poca riserva è destinata prioritariamente al consumo potabile. Coldiretti segnala un deficit di oltre 164 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi della Puglia e gravi carenze idriche nella Nurra, in Sardegna, che hanno portato alla sospensione dell’irrigazione per colture foraggere vitali. Ogni ettaro di terreno agricolo non irrigato in Italia perde in media 13.500 euro di valore.
A proposito delle intense ondate di calore, Coldiretti evidenzia un calo significativo nella produzione di latte, con la Lombardia che registra una riduzione del 10-15%, pari a 1,8 milioni di litri in meno al giorno. Il Molise riporta cali ancora più drastici, fino al 30%. Oltre al latte, la Puglia affronta un crollo nella produzione di uova e miele. Gli allevatori sono costretti a sostenere costi aggiuntivi per mitigare lo stress da calore per i loro animali.
A complicare ulteriormente il quadro, gli incendi: dall’inizio dell’anno il sistema europeo Effis ne rileva quasi 130, il triplo rispetto alla media degli ultimi 20 anni. Coldiretti stima che ogni ettaro bruciato costi oltre 10.000 euro, tra spese di spegnimento, bonifica e ripristino del territorio.
Strategie di adattamento nel futuro dell’agricoltura
Questi impatti diretti sulla produzione si traducono in una significativa instabilità economica per l’intero settore agricolo italiano.
Nonostante l’aumento dei prezzi dei prodotti, il rapporto ISMEA indica che l’agricoltura italiana dovrebbe chiudere il 2023 con un contributo negativo all’economia nazionale a causa delle diffuse carenze produttive indotte dalle anomalie climatiche. Un impressionante 57% delle aziende italiane, con l’agricoltura come settore primario, ha dichiarato di aver subito danni da eventi climatici estremi nel 2023, un aumento rispetto al 48% del 2022.
Ma come possiamo affrontare queste sfide? Occorre adottare delle strategie di adattamento, su tutte delle misure protettive immediate (come teli ombreggianti, efficaci contro i raggi UV e per il controllo di umidità e temperatura). Anche prodotti come il caolino e il carbonato di calcio possono essere utilizzati come schermi riflettenti. Di grande aiuto è una corretta nutrizione delle colture, in particolare l’ottimizzazione del calcio, fondamentale per l’integrità cellulare dei frutti.
Cruciale un altro punto: la gestione innovativa dell’acqua. Pensiamo all’irrigazione a goccia, o ancora a quella che si serve di sensori e software che consente risparmi fino al 30%, oppure i metodi di raccolta dell’acqua piovana che migliorano la ritenzione idrica. Infine, la ricerca di varietà resilienti – colture che richiedano meno acqua e che siano in grado di prosperare in condizioni estreme (come pomodoro siccagno, alcune varietà di mais e teff) e l’adozione di pratiche agricole sostenibili, come la rotazione delle colture e l’uso di fertilizzanti organici, che migliora la resilienza del suolo.