Afa in città, c'è un modo per abbassare le temperature di 1,5 gradi
Potenziare il verde urbano può abbassare le temperature nelle città di 1,5 °C, migliorare qualità dell’aria e ridurre costi sanitari, con un ritorno economico fino a 3,07 € per ogni euro investito

L’Italia si prepara a sopportare delle ondate di calore atroci, con punte fino a 40 °C e oltre. L’allerta rossa è ormai uno stato regolare in molti capoluoghi e così Coldiretti rilancia una soluzione tanto semplice quanto efficace, per quanto non immediata: ampliare e riqualificare il verde urbano.
Abbassare le temperature di 1,5 °C in città
Puntare sul verde urbano garantirebbe un abbassamento previsto di 1,5 °C in città e non solo. Sarebbe un bene sotto diversi punti di vista e un primo passo chiave verso un differente approccio in quanto comunità.
Un’operazione che agirebbe sulla qualità dell’aria e, in generale, sulla vivibilità degli spazi, con ricadute positive sulla salute pubblica e sul bilancio economico. Politicamente parlando, però, il verde urbano non garantisce voti e viene per questo motivo ignorato, così come l’allerta climatica in generale.
Ecco qual è il gap di verde pro capite nelle grandi città in Italia, stando ai dati Istat. La media nazionale di verde urbano pro capite è di 32,8 m² per abitante. In molte metropoli però si è al di sotto della soglia:
- Roma: 17 m²/abitante
- Milano: 18,9 m²/abitante
- Firenze: 26,8 m²/abitante
- Bologna: 22,4 m²/abitante
- Napoli: 13,6 m²/abitante
- Palermo: 12,1 m²/abitante
Le aree con minore verde registrano le temperature più elevate. Ciò perché il tessuto urbano densamente edificato genera vere e proprie “isole di calore”. Gli alberi invece funzionano da condizionatori naturali, grazie alla traspirazione fogliare, che rinfresca l’aria, e all’ombreggiatura.
Investire sul verde urbano
Come detto, il verde urbano non contrasta soltanto il caldo. Una singola pianta adulta, infatti, è in grado di assorbire tra i 100 e i 250 g di PM10 ogni anno. Un ettaro di vegetazione, invece, “attacca” fino a 20.000 kg di CO₂ annuali.
Senza alcun dubbio occorrerebbe puntare soprattutto su:
- alberi – Farnia, leccio, carpino bianco, acero campestre, tiglio, frassino maggiore, pioppo;
- arbusti – Rosa canina, alloro, ligustro, corniolo, biancospino.
Ognuna di queste piante, infatti, contribuisce a purificare l’aria, migliorando il benessere psicofisico dei cittadini e offrendo spazi di socialità e di decelerazione dallo stress urbano.
Provando a parlare la lingua della politica, tutto ciò si tradurrebbe anche in una chance economica. Un’analisi del Cnr mostra infatti che per ogni euro investito nel verde, si possono ottenere dei benefici ecosistemici compresi tra 1,30 e 3,07 €. Vantaggi che includono:
- riduzione dei costi sanitari, per minori patologie connesse all’inquinamento e al calore;
- risparmio energetico, garantito dal minor utilizzo di condizionatori estivi;
- valorizzazione immobiliare, con aumento dei valori nelle aree più verdi;
- occupazione locale, per piantumazione e manutenzione.
Dovremmo dunque indirizzarci verso città più verdi, fresche e vivibili. Per farlo, però, occorre agire fin da subito, dimostrando una chiara comprensione dello stato d’allerta. Si deve passare attraverso:
- piani di piantumazione strategica;
- riqualificazione delle aree periferiche;
- uso di asfalti riflettenti;
- partecipazione dei cittadini;
- monitoraggio e manutenzione.