SCIENZA

Trovata un’alternativa alla benzina: fa un po’ impressione, ma può cambiare tutto

E se le auto del futuro andassero a gusci di granchio? È quel che emerge da un nuovo studio, pronto a cambiare per sempre il mondo dei veicoli elettrici.

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Fonte: 123RF

Aumentano sempre più le richieste energie alternative e rinnovabili, che possano dare una bella sferzata contro la crisi climatica che incalza. Tra queste uno dei più attenzionati campi di ricerca e produzione è quello sui veicoli elettrici, la cui domanda è in costante aumento: non più auto che sfruttano i combustibili fossili inquinando il Pianeta, bensì veicoli che funzionano a batteria. C’è soltanto un problema relativo a questa nuova e crescente produzione perché, per quanto sia volta alla sostenibilità, comporta a sua volta un impatto negativo sull’ambiente.

La questione qui diventa paradossale, ma necessaria: serve un’alternativa all’alternativa. A proporla ci ha pensato un team di scienziati in uno studio pubblicato sulla rivista Matter lo scorso 1 settembre 2022, creando un nuovo tipo di batteria per i veicoli elettrici che impiega una materia prima decisamente inaspettata, oltre che un tantino impressionante: i gusci di granchio.

L’impatto ambientale dei veicoli elettrici

Le versioni elettriche delle automobili e in generale dei veicoli sono un enorme passo in avanti in fatto di sostenibilità ambientale. E non è un caso che sia aumentata vertiginosamente la domanda di simili prodotti, che rappresentano di fatto un modo per diminuire le emissioni nocive causate dall’utilizzo massiccio di combustibili fossili. Benzina et similia sono ormai superati, il futuro è nei veicoli a batteria.

L’unico problema, come anticipato, è che a fronte dell’aumento di veicoli elettrici si innalza anche la richiesta e la produzione di batterie, cosa che non giova affatto alla questione ambientale: “Sono state prodotte e consumate enormi quantità di batterie, aumentando la possibilità di problemi ambientali”,  ha affermato Liangbing Hu, direttore del Center for Materials Innovation dell’Università del Maryland nonché autore principale del nuovo studio pubblicato su Matter. E non si tratta di problemi da poco perché, come lui stesso ha spiegato, “I separatori in polipropilene e policarbonato, ampiamente utilizzati nelle batterie agli ioni di litio, impiegano centinaia o migliaia di anni per degradarsi“.

Le batterie dei veicoli elettrici funzionano in modo piuttosto semplice, perché si servono di un elettrolita che trasporti ioni da un terminale all’altro, caricati positivamente e negativamente. L’elettrolita potrebbe essere un liquido oppure sotto forma di pasta o gel e in alcune batterie si tratta di sostanze corrosive e infiammabili. Ecco perché l’urgenza di una “alternativa all’alternativa”.

Le nuove batterie alimentate a gusci di granchio

Le batterie usate per far muovere i veicoli elettrici sono le stesse che troviamo in una ampia gamma di prodotti e dispositivi, come ad esempio alcuni tipi di pannelli solari per immagazzinare energia o anche gli stessi smartphone che portiamo sempre con noi. Praticamente sono ovunque ma la loro produzione massiccia, che comporterà un serio problema di smaltimento nel lungo corso, può essere sostituita da un’alternativa biodegradabile al cento per cento.

È la proposta del dottor Hu e del suo team di ricerca che non solo ha studiato, ma ha anche realizzato una particolare batteria alimentata a gusci di granchio. Fa un po’ impressione, dobbiamo ammetterlo, ma di certo è una delle alternative più creative, originali e a basso impatto ambientale che si siano mai viste. Lo studio spiega che questa nuova batteria, che potrebbe immagazzinare energia da fonti eoliche e solari su larga scala, utilizza un elettrolita in gel a base di chitosano: “Un prodotto derivato della chitina. (…) La fonte più abbondante di chitosano sono gli esoscheletri dei crostacei, inclusi granchi, gamberi e aragoste, che possono essere facilmente ottenuti dagli scarti dei frutti di mare”.

Batterie allo zinco (e non più al piombo o al litio) alimentate a chitosano si traducono in una fonte di energia del tutto riciclabile e biodegradabile. Ed è un bel passo in avanti.

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