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L'industria delle batterie è in crisi: la bancarotta di Northvolt e l'espansione di CATL

L'industria delle batterie è in crisi in Europa: le conseguenze del fallimento di Northvolt e l'avanzata di CATL fanno luce sui problemi del settore.

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crisi nella produzione di batterie Fonte foto: 123RF

Negli ultimi anni, l’industria europea delle batterie è stata descritta come un pilastro strategico della transizione energetica. In un mondo che si muove rapidamente verso la mobilità elettrica, produrre batterie agli ioni di litio in Europa è diventato non solo un obiettivo industriale, ma anche una priorità geopolitica.

Tuttavia, il recente fallimento di Northvolt, la startup svedese che era stata definita “la migliore speranza d’Europa” nel settore, ha evidenziato con brutalità le fragilità del modello europeo e ha lasciato campo libero a colossi cinesi come CATL, che oggi avanzano con decisione nel cuore del Vecchio Continente.

Le conseguenze del fallimento di Northvolt per l’industria delle batterie

Il fallimento di Northvolt non rappresenta solo un crollo aziendale, ma un duro colpo per la visione industriale dell’UE, che si era posta l’obiettivo di raggiungere l’autonomia strategica nella produzione di batterie, limitando la dipendenza dalle importazioni extraeuropee.

Fondata da due ex dirigenti Tesla e sostenuta da investitori di primo piano come Volkswagen e Goldman Sachs, Northvolt era infatti stata concepita come l’asso nella manica dell’Europa per contendere alla Cina la leadership mondiale nelle batterie. Ambiziosa fin dall’inizio, l’azienda aveva pianificato la costruzione simultanea di sei gigafabbriche in vari continenti, puntando su economie di scala e a raggiungere il primato in questo ambito.

Ma la realtà si è dimostrata più dura delle previsioni. Dopo aver bruciato 15 miliardi di dollari, Northvolt ha dichiarato bancarotta. Secondo Sam Jaffe di 1019 Technologies, l’errore principale è stato voler fare troppo, troppo presto: “Avrebbero dovuto concentrarsi su una sola fabbrica”. A questo si aggiunge una valutazione irrealistica da parte degli investitori, che cercavano ritorni da un settore caratterizzato da margini bassi e tempi lunghi di ritorno sull’investimento.

L’avanzata di CATL: pragmatismo cinese e supporto statale

Mentre Northvolt affonda, Contemporary Amperex Technology Co. Limited (CATL)il più grande produttore mondiale di batterie — continua la sua espansione in Europa. L’azienda cinese sta costruendo tre stabilimenti: in Germania, in Ungheria e uno in Spagna in collaborazione con Stellantis (proprietaria di Jeep e Fiat). La strategia è chiara: localizzare la produzione per aggirare le barriere commerciali, guadagnare consenso politico e radicarsi nel tessuto industriale europeo.

Il pragmatismo di CATL è evidente anche nei dettagli culturali: presso lo stabilimento tedesco sono stati introdotti bratwurst e barbecue tedeschi nel menu aziendale. Ma non si tratta solo di relazioni pubbliche: CATL ha annunciato 1.800 assunzioni in Germania e altre 1.300 in Ungheria entro fine anno. A queste si aggiungono progetti per la creazione di una rete europea di riciclo delle batterie, in collaborazione con partner locali.

Questa espansione avviene mentre l’azienda si prepara a una IPO da 5 miliardi di dollari a Hong Kong, e mentre stringe accordi con player cinesi come Nio per sviluppare reti di battery swapping in patria. È l’effetto combinato di una strategia industriale coerente, supportata da forti sussidi statali, ma anche di una filiera che la Cina ha costruito in più di un decennio, dominando l’estrazione, la lavorazione e l’assemblaggio dei materiali per batterie.

E l’Europa? Strategia assente, dipendenza crescente

Il caso Northvolt mette in luce le difficoltà strutturali dell’Europa nel tradurre l’eccellenza nella ricerca e sviluppo in risultati industriali concreti. Manca una politica industriale coerente, capace di assicurare continuità, coordinamento e strumenti di protezione rispetto alla concorrenza estera.

Attualmente, i produttori cinesi possono esportare batterie in Europa con un dazio doganale ridicolo dell’1,3%, mentre i nostri operatori devono fronteggiare costi elevati, burocrazia e una frammentazione normativa scoraggiante.

L’espansione di CATL in Europa può rappresentare sia una minaccia che un’opportunità per le piccole e medie imprese del continente. Questo perché se da un lato, il dominio tecnologico e finanziario dei colossi cinesi rischia di soffocare l’ecosistema industriale locale – relegando le PMI a semplici fornitori di servizi a basso valore aggiunto – dall’altro, se sapranno posizionarsi strategicamente come partner tecnologici, fornitori specializzati o attori nella filiera del riciclo, le imprese europee potrebbero beneficiare degli investimenti e della domanda crescente nel settore EV.

Ciò richiede però visione politica, investimenti mirati in innovazione e un quadro normativo che favorisca la cooperazione, la sostenibilità e la competitività.

La crisi dell’industria europea delle batterie non è inevitabile, ma richiede una svolta decisa. Il fallimento di Northvolt ci mostra che ambizione senza strategia non basta. Serve un cambio di paradigma.

L’Europa può ancora giocare un ruolo da protagonista nella corsa globale alle batterie, ma deve imparare dai suoi errori e guardare senza pregiudizi al “manuale cinese”. Perché in questa partita, chi arriva secondo rischia di rimanere irrilevante.