SCIENZA

Durante gli scavi a Poggio di Castiglione è emerso un vero e proprio tesoro di reperti archeologici

Un fantastico progetto, che coinvolge studenti dell'Indiana (USA), sta riportando alla luce i tesori nascosti dell'antica Castiglione del Lago

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Il Trasimeno Regional Archaeological Project ha visto coinvolti trenta ricercatori dell’Indiana in un lavoro della durata di sei settimane. Il tutto alle Bucacce, in un progetto di “ricerca, recupero e valorizzazione die beni archeologici presenti sul territorio”. Un’iniziativa che, con ogni probabilità, proseguirà anche nei prossimi anni, e che ha già dato ottimi risultati. Gli scavi archeologici, infatti, confermano l’esistenza di un’antica Castiglione del Lago.

Il tesoro di Castiglione del Lago

Fin dal 2015 si ripete una bella tradizione, quella degli scavi archeologici nel territorio del Comune di Castiglione del Lago, che vede la partecipazione di numerosi studenti americani. Provengono dalla DePauw University di Greencastle, nell’Indiana. Sono ospiti in Italia per sei settimane, nel corso delle quali danno il loro contributo per la riscoperta di un antico insediamento romano. Da più di un secolo, infatti, storici e archeologi sono certi del fatto che ci sia un vero e proprio tesoro da riportare alla luce. Al di là dei resti di quelle che vengono definite “Le Bucacce“, nome dato dai locali a questa zona, non è stato mai rilevato nient’altro. Ci si è fermato a quattro arcate, da tempo ormai ben visibili, sulle quali si appoggia una grande struttura. Quest’ultima attraversata da un canale per il deflusso delle acque.

Ecco le parole dell’archeologa Rebecca Shindler, che a Palazzo della Corgna ha spiegato i risultati preliminari di questa campagna di ricerche: “Il nostro scavo sta diventando un vero e proprio modello per il modo, moderno, di fare archeologia attraverso anche l’interazione sul campo di tante figure professionali, in un contesto storico e ambientale di primissimo piano. Il sito castiglionese di via Belvedere è conosciuto da sempre per la presenza di una struttura di contenimento munita di un grande canale per il drenaggio delle acque, nota localmente come ‘Le Bucacce’, realizzata con la tecnica romana dell’opera mista, impreziosita dalla presenza di alcune arcate che ne rappresentavano l’elemento estetico e scenografico, e databile tra la metà del I sec. d.C. e la metà del II sec. d.C.”.

In questa seconda campagna in via Belvedere è stata data risposta a svariate domande sorte durante le indagini del 2023. Al tempo stesso, però, sono sorte nuove domande. L’area vanta una topografia costituita da svariate terrazze, sulle quali si sviluppava l’edificio che attualmente è in fase di indagine. Si suppone la presenza di un secondo piano e, stando alle analisi, risulta evidente come l’edificio studiato vanti un grande effetto scenografico, affacciandosi sul lago Trasimeno.

I ritrovamenti

La struttura ad arcate offriva sostegno a un grande complesso di età romana. Si valuta un arco cronologico dal I secolo d.C. alla metà del II secolo d.C., almeno. Al di sopra del muro di contenimento sono state portate alla luce delle strutture dal duplice utilizzo: elementi strutturali portanti e muri che inquadravano ambienti dislocati in successione. Questi sfruttati per lo stoccaggio.

Scoperta inoltre una grande vasca con seduta. Vanta ancora la pavimentazione in “opus signinum”. Il ritrovamento di tubuli in terracotta, utili per far passare aria calda all’interno delle pareti, così come tessere di mosaico e vetri da finestra, lasciano supporre l’esistenza di un impianto termale riscaldato. La professoressa Shindler ha poi spiegato come “a nord le strutture appoggiano
direttamente su una grande area pavimentata con lastre di calcare, interpretabile come un cortile o addirittura un asse viario che percorreva questa porzione di territorio di Castiglione del Lago in direzione sud-ovest/nord-est, lungo la quale si sviluppavano i diversi edifici dell’insediamento romano”.

Un anno molto importante anche per la presenza di due restauratrici. Il loro lavoro ha permesso di minimizzare i danni conservativi dei manufatti. Si fa riferimento ad esempio alla “velinatura” e al consolidamento di una porzione consistente di intonaco conservato in situ. Il secondo esempio proposto, ben più delicato, è l’estrazione di un elemento ligneo carbonizzato, risultante ancora in perfette condizioni, integro nella sua forma.

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