ChatGPT e il Washington Post insieme per un'informazione più attendibile
OpenAI e il Washington Post insieme per migliorare la qualità dell’informazione generata attraverso l’utilizzo di strumenti basati sull’intelligenza artificiale
OpenAI e il Washington Post hanno siglato ufficialmente una partnership che segna un nuovo passo avanti nell’integrazione tra intelligenza artificiale e attendibilità delle informazioni.
L’accordo, infatti, prevede che i contenuti prodotti dal celebre quotidiano statunitense vengano incorporati all’interno dei modelli linguistici di OpenAI, per fornire agli utenti informazioni più accurate e soprattutto verificate.
ChatGPT e Washington Post, i termini dell’accordo
La firma di questo nuovo accordo rappresenta una grande novità per ChatGPT e, ogni volta che gli utenti si porranno una domanda su un qualsiasi tema di attualità, il chatbot potrà attingere agli sconfinati archivi del Washington Post, per generare risposte arricchite con riassunti degli articoli, citazioni testuali e link diretti alle fonti originali.
Da un lato, dunque, l’obiettivo è di semplificare l’accesso a contenuti di qualità e rafforzare la trasparenza nell’informazione; dall’altro, si vuole anche valorizzare l’attività redazionale del Washington Post, mettendo a disposizione dell’AI molte inchieste su temi cruciali che saranno accessibili anche per chi utilizza ChatGPT per informarsi sull’attualità.
Il Washington Post è solo l’ultima delle teste che hanno deciso di firmare accordi di licenza con OpenAI, seguendo altri nomi noti del settore come News Corp, Financial Times, Vox Media, The Atlantic e molti altri.
Partnership di grandissimo valore per OpenAI, perché gli consentono l’accesso legale ai contenuti editoriali, con la possibilità di utilizzarli sia per l’addestramento dei propri modelli linguistici sia per la generazione di risposte con riferimenti diretti alle fonti originali.
Dall’altro lato, però, c’è chi ancora dubita del valore di questa collaborazione e altri nomi noti, tra cui il New York Times, si sono mosse sul piano legale, intentando una causa contro OpenAI per presunte violazioni del copyright, accusando l’azienda di aver utilizzato i propri articoli senza autorizzazione, senza fornire una compensazione adeguata e riaprendo l’acceso dibattito tra intelligenza artificiale e copyright.
AI e giornalismo, un punto di svolta
Il caso del Washington Post sottolinea come la collaborazione tra le testate giornalistiche e i grandi sviluppatori di intelligenza artificiale stia diventando una cosa all’ordine del giorno. Da un lato, i giornali ottengono visibilità, nuove fonti di reddito e un innovativo canale per raggiungere il pubblico digitale. Dall’altro, le aziende come OpenAI possono migliorare la qualità delle informazioni offerte, rispondendo efficacemente alle pressioni in tema di trasparenza e correttezza dei dati utilizzati.
Ma se queste partnership possono rappresentare un’opportunità, dall’altro sottolineano con forza l’importanza e l’urgenza di una normativa più stringente, che possa stabilire con precisione le regole per l’uso dei contenuti editoriali e, magari, per tutti gli altri contenuti creati dall’uomo e dati in pasto all’intelligenza artificiale.
Secondo gli esperti, infatti, i prossimi mesi potrebbero essere cruciali in questo senso e potrebbero portare alla nascita di un ecosistema informativo più aperto e sostenibile che deve partire da alcuni punti focali: la veridicità dell’informazione, l’attendibilità delle fonti e il riconoscimento del diritto d’autore.