SCIENZA

Ecco come hanno "risvegliato" un animale (che sembrava morto)

Un gruppo di ricercatori americani è riuscito a far tornare letteralmente in vita un verme che era rimasto congelato nel permafrost

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Un testimone insospettabile del lontano passato della Terra. Gli scienziati americani sono riusciti a individuare nel permafrost della Siberia, il suolo perennemente ghiacciato per intenderci, un verme che è tornato a vivere dopo tantissimi anni. Si tratta di un nematode microscopico, un organismo di sesso femminile che ha cominciato a stupire il mondo.

I risultati di questa ricerca, infatti, sono stati pubblicati all’interno della rivista specializzata “PLOS Genetics”. In particolare, gli esperti che si sono occupati di questo caso così particolare sono quelli dell’Università della Florida. Ma cosa hanno scoperto di preciso? Anzitutto, il verme in questione sarebbe rimasto nel permafrost per ben 46mila anni.

Un verme con qualcosa di speciale

Questo lunghissimo letargo non gli ha impedito di essere rianimato e soprattutto di tornare a vivere. In effetti, l’esemplare ha cominciato a riprodursi in laboratorio aprendo la strada a nuovi orizzonti in questo settore. L’intera procedura ha consentito agli scienziati di sequenziare il genoma del verme, tanto da arrivare ad affermare che si tratta di una specie nuova di zecca. I nematodi come quello di cui si sta parlando sono piuttosto comuni nel nostro pianeta al giorno d’oggi, ma questa femmina rimasta congelata per 46mila anni ha senza dubbio qualcosa di speciale. Sono già state formulate delle ipotesi interessanti al riguardo.

Sembra che questo verme appartenga a una specie che si sarebbe estinta dopo il congelamento nel permafrost. In alternativa, potrebbe anche trattarsi di un nematode che fino ad oggi nessuno aveva descritto in modo completo. Il “viaggio nel tempo” dell’esemplare è senza dubbio l’elemento più interessante della ricerca scientifica, ma non certo l’unico. Lo studio di simili creature, capaci di affrontare letarghi sconfinati, potrebbe aiutare a comprendere come determinate specie sappiano sopravvivere in ambienti estremi. Nello specifico, l’obiettivo è quello di approfondire ancora meglio la loro struttura molecolare per avere un quadro completo sulle loro caratteristiche.

Le capacità di sopravvivenza del verme

Come hanno avuto modo di rimarcare i ricercatori statunitensi, si punta ad aiutare tutte quelle specie viventi e anche gli esseri umani: si parla tanto di cambiamenti climatici e il verme rimasto congelato per quasi 50mila anni è l’esempio perfetto per comprendere come affrontare l’evoluzione del pianeta. Si sapeva comunque già da tempo come determinate creature di piccolissime dimensioni possano sopravvivere in habitat ostili tramite questi letarghi, una vera e propria pausa della loro vita, in attesa di condizioni più favorevoli. Non a caso, giusto due anni fa è stata annunciata la riuscita di un esperimento scientifico a dir poco intrigante.

Nel 2021 sono stati letteralmente riportati in vita degli esemplari microscopici e multicellulari, i rotiferi bdelloidi. Ebbene questi invertebrati sono resuscitati dopo la bellezza di 24mila anni nel permafrost della Siberia, lo stesso del verme a cui si è fatto cenno. Questo vuol dire che è stato infranto un nuovo record con l’ultima ricerca a stelle e strisce e si spera di andare oltre con le future attività di laboratorio. Vale la pena ricordare che, per arrivare a calcoli così precisi, ci si avvale della celebre datazione al radiocarbonio che si basa sulla misura delle abbondanze di carbonio-14, un isotopo radioattivo del carbonio.

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