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SCIENZA

Perché non è del tutto vero che i metalupi sono tornati in vita

La società americana Colossal Bioscience ha creato lupi geneticamente modificati simili ai metalupi, ma non sono veri enocioni: la de-estinzione resta ancora un'illusione

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Metalupi: sono davvero tornati in vita? Fonte foto: 123rf

Chi ha visto Game of Thrones ha sicuramente sussultato quando ha visto le foto di Romolo, Remo e Khaleesi, tre cuccioli bianchi come la neve e con un’aria fiera e selvaggia: sembravano davvero dei metalupi, usciti direttamente dai boschi del Nord che circondano la dimora degli Stark in quel di Winterfell. E, per un po’, tutti erano convinti che lo fossero davvero: d’altronde Colossal Biosciences, una startup americana di biotecnologie, ha proprio dichiarato di averli “riportati in vita”.

Ma in che senso, dato che i metalupi sono animali fantastici? Semplice: nel senso che i cuccioli nati in laboratorio apparterrebbero alla specie estinta Aenocyon dirus, gli antichi enocioni che hanno proprio ispirato George Martin, autore della fortunata serie e dell’altrettanto fortunata (seppur incompleta) saga letteraria. La verità, però, è che dietro la patina fantasy e le suggestioni cinematografiche, la realtà è un po’ diversa, perché i tre animali sono in realtà frutto di una sapiente manipolazione genetica.

La rinascita che non è una rinascita

Come abbiamo già detto, a dare l’annuncio della “de-estinzione” è stata Colossal Biosciences, società americana di biotecnologia e ingegneria genetica che lavora proprio per recuperare razze e specie estinte. La società è già nota sia per il progetto di riportare in vita il mammut, sia per la recente ricostruzione di un antico DNA che ha portato alla creazione di topi che hanno proprio le caratteristiche del mastodontico animale.

Con le recenti dichiarazioni, però, Colossal Biosciences ha davvero scatenato un grandissimo entusiasmo. Grazie a tecniche avanzate di ingegneria genetica, i biotecnologi della società sono riusciti a far nascere tre cuccioli che rappresentavano, secondo loro, la “prima vera de-estinzione” della storia, appartenendo appunto alla razza degli enocioni. Romolo, Remo e Khaleesi sono nati il 1 ottobre 2024 da madri surrogate, dopo decine di tentativi falliti e una gestazione complessa. Ma subito dopo l’entusiasmo, sono arrivate le voci critiche. Il motivo? Il DNA di questi animali è ancora largamente quello del lupo grigio, non dell’enocione.

Cosa sono davvero i metalupi?

Per capire un po’ meglio bisogna tornare indietro, precisamente all’uso che Colossal Biosciences ha fatto di alcuni fossili. I ricercatori di hanno in effetti sequenziato il DNA di enocione da due resti antichissimi: un dente di 13.000 anni e un osso dell’orecchio di 72.000. Da lì, hanno ricostruito un genoma parziale dell’enocione, e confrontandolo con quello di lupi, sciacalli e altri canidi, hanno scelto il lupo grigio come base genetica da modificare.

Usando la tecnologia CRISPR/Cas9, hanno inserito alcune sequenze ispirate al metalupo per ricrearne i tratti distintivi: muscoli più marcati, mascelle ampie, cranio largo, pelliccia chiara. Le modifiche genetiche (20 in tutto, distribuite su 14 geni) hanno prodotto esemplari che assomigliano a queste creature e agli originali enocioni, ma non ne condividono l’identità genetica completa, anzi: il genoma resta prevalentemente quello di Canis lupus.

Dopo un paio di giorni, anche i biotecnologi della società statunitense hanno ridimensionato l’annuncio, ammettendo che quelli nati sono animali simili all’enocione, ma non identici. Certo, questo non ha impedito a George R.R. Martin, padre letterario dei metalupi, di emozionarsi quando ha potuto tenerli in braccio: in un post sul suo blog ha mostrato la foto insieme a uno dei cuccioli, raccontando come l’enocione abbia ispirato una delle scene iniziali del suo ciclo fantasy. Forse, più della scienza, è stata proprio la narrativa a farli nascere davvero.

Creature del passato, nel futuro

Ma Colossal Biosciences: di recente ha anche clonato lupi rossi per salvare la specie dall’estinzione e sogna di riportare in vita il dodo. La strada della de-estinzione, però, è lunga e complessa, e non passa soltanto per il recupero del DNA: serve capire anche come reintegrare queste creature in un ecosistema che non è più quello che avevano lasciato. E ancora di più, serve definire cosa significhi davvero riportare in vita una specie.

Senza un genoma completo, e senza una discendenza diretta, non si può parlare di veri grandi ritorni. Oggi Romolo, Remo e Khaleesi sono più simboli che soluzioni. E sono creature che assomigliano ai leggendari metalupi, ma non lo sono del tutto: forse un giorno Spettro, Nymeria, Lady, Estate, Vento Grigio o Cagnaccio cammineranno davvero tra i boschi del futuro, ma quel giorno non è ancora arrivato.

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