SCIENZA

Trovato il corallo più grande del mondo, ha più di 300 anni: l'incredibile scoperta

L'esemplare più grande al mondo di corallo è stato scoperto nel Pacifico: gli studiosi hanno rilevato che ha oltre 300 anni. Sopravviverà al riscaldamento globale?

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Fonte: 123RF

Nell’Oceano Pacifico è stato rinvenuto l’esemplare più grande al mondo di corallo: le origini della sua struttura sarebbero antiche come la Terra stessa.

L’esemplare è ancora ben conservato, ma gli scienziati sono preoccupati e temono possa essere colpito dallo stress ambientale che, attualmente, colpisce i fondali marini e i coralli.

Il corallo più grande del mondo

Una scoperta ha recentemente attirato l’attenzione degli scienziati e degli amanti del mare: si tratta di una colossale colonia corallina individuata nelle acque del Pacifico, vicino alle Isole Salomone. La struttura, che si estende per 34 metri di lunghezza e 32 di larghezza, è così imponente da essere visibile persino dallo spazio.

Questo straordinario esemplare è stato scoperto dalla spedizione Pristine Seas della National Geographic Society nell’ottobre 2024, dopo essere stato a lungo celato nelle profondità marine, mimetizzato tra sabbia e rocce. È un corallo che sfida la comprensione tradizionale dell’ecosistema oceanico, rivelando la capacità di adattamento e resistenza della vita marina.

Il “gigante degli abissi” è identificato come un corallo duro della specie Pavona clavus, noto come “corallo a scapola” per le caratteristiche strutture simili a colonne. La sua colorazione varia dal marrone, predominante, a sfumature di giallo, rosso, rosa e blu: un’esplosione di colori che testimonia la biodiversità che la struttura ospita.

Nella colonia, infatti, sono presenti quasi un miliardo di polipi: minuscoli animali che, lavorando in simbiosi, formano un unico organismo. È un caso emblematico di collaborazione biologica, dove una moltitudine di esseri viventi agisce come un’entità unica ed è riuscita, nel corso dei secoli, a costruire una meraviglia naturale.

L’età stimata del corallo supera i 300 anni, calcolata in base alla sua altezza di circa un metro e mezzo. Durante la lunga esistenza, questa colonia ha resistito a una miriade di cambiamenti ambientali e storici: era già viva durante la Rivoluzione Americana, ha attraversato le guerre mondiali e anche la pandemia di COVID-19. Tuttavia, i ricercatori avvertono che il suo futuro potrebbe essere messo a rischio dalle numerose pressioni ambientali a cui i coralli sono sottoposti, tra cui il riscaldamento globale, la pesca intensiva e l’acidificazione degli oceani.

I rischi che corre l’enorme struttura

I coralli, pur essendo esseri viventi straordinariamente resistenti, sono molto vulnerabili ai cambiamenti del loro habitat. La crescente acidità delle acque marine, provocata dall’assorbimento di anidride carbonica, compromette la loro capacità di costruire scheletri robusti, proprio come la carenza di calcio rende fragili le ossa umane.

Inoltre, lo sbiancamento dei coralli, fenomeno innescato dalle temperature oceaniche elevate, ha colpito il 77% delle barriere coralline mondiali tra il 2023 e il 2024. La scoperta di questa colonia, ancora in buona salute, rappresenta un raro segno di speranza e una testimonianza della resilienza dell’ecosistema marino.

La posizione strategica del mega-corallo, situato a circa 13 metri di profondità in acque fresche, e protetto da una piattaforma sottomarina, potrebbe aver contribuito alla sua conservazione. Tuttavia, la comunità scientifica e le autorità locali concordano sull’importanza di implementare misure di protezione ufficiali per salvaguardare non solo questo straordinario esemplare, ma anche l’intero habitat marino delle Isole Salomone. Attualmente, la protezione delle risorse marine in questa regione è affidata a tradizioni locali, ma si auspica un sostegno governativo più incisivo, in linea con l’obiettivo globale di proteggere il 30% degli oceani entro il 2030.

La scoperta dell’esemplare più grande al mondo di corallo richiama l’attenzione sul delicato equilibrio degli ecosistemi oceanici e sull’urgenza di azioni concrete per contrastare la crisi climatica. Il fondatore di Pristine Seas, Enric Sala, ha sottolineato come tali ritrovamenti accendano un rinnovato senso di stupore e meraviglia verso gli oceani, stimolando la volontà di preservare questi preziosi ambienti.

L’immensa struttura corallina, che sembra raccontare la storia stessa della Terra, ci ricorda che la vita continua a resistere, nonostante le avversità, e rappresenta un grido di sopravvivenza: un invito a non dimenticare la ricchezza e la fragilità del mondo sommerso.

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