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L'acidificazione degli Oceani si sta avvicinando a una soglia critica: cosa rischia la Terra

Secondo un recente e autorevole rapporto scientifico l'acidificazione degli oceani è la spia che gravi cambiamenti potrebbero rendere la Terra inospitale alla vita

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Acidificazione degli oceani Fonte foto: 123RF

La Terra potrebbe aver oltrepassato sette dei nove limiti planetari stabiliti dagli scienziati per garantire la stabilità del pianeta e la sua capacità di sostenere la vita.

Questo è l’allarme lanciato in un recente rapporto che evidenzia il rischio imminente rappresentato dall’acidificazione degli oceani e da altre gravi minacce per gli ecosistemi e la vivibilità globale.

La soglia critica di acidificazione degli oceani

Di fronte ai risultati ottenuti dal Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), gli oceani sarebbero vicini a una soglia critica di acidificazione, un fenomeno che mette in pericolo gli ecosistemi marini e, di conseguenza, l’intera catena alimentare.

L’acidificazione degli oceani è il risultato dell’aumento dell’anidride carbonica (CO2) atmosferica, che viene assorbita dalle acque. Questo fenomeno compromette la salute di organismi calcificanti come i coralli e le conchiglie, fondamentali per il mantenimento degli equilibri ecologici marini. Inoltre, l’acidificazione riduce la capacità degli oceani di agire come serbatoi di carbonio, aggravando ulteriormente il cambiamento climatico.

Secondo il rapporto, sei dei nove confini planetari (sistemi e processi cruciali per il funzionamento stabile della Terra) sono già stati oltrepassati. Tra questi, l’appena menzionato cambiamento climatico, l’introduzione di entità nuove come sostanze chimiche sintetiche, la modifica dell’integrità della biosfera e i flussi biogeochimici si trovano in zone ad alto rischio. Altri limiti, come quelli legati al mutamento dei sistemi terrestri e delle risorse idriche dolci, sono stati superati ma con un impatto relativamente minore. La diminuzione dell’ozono stratosferico è, invece, rimasta stabile, anzi sembra essersi registrato un leggero miglioramento nel caricamento degli aerosol atmosferici.

Levke Caesar, fisico climatico presso il PIK e coautore del rapporto, ha spiegato che ci sono due fattori particolarmente preoccupanti riguardo all’acidificazione degli oceani. In primo luogo, l’indicatore utilizzato per monitorare l’acidificazione, lo stato di saturazione dell’aragonite, è ancora entro i limiti di sicurezza ma sta avvicinandosi rapidamente alla soglia critica. In secondo luogo, nuovi studi suggeriscono che anche le attuali condizioni degli oceani potrebbero già essere dannose per una vasta gamma di organismi marini, richiedendo una rivalutazione di ciò che può essere considerato sicuro.

Problemi interconnessi

Il peggioramento dell’acidificazione è particolarmente evidente negli oceani meridionali e nell’Artico, regioni già fragili a causa dell’innalzamento delle temperature medie. Questo fenomeno è un esempio lampante di come i confini planetari siano strettamente interconnessi. Perturbazioni in uno di essi possono provocare effetti a catena sugli altri. La scienza dei confini planetari, sviluppata per la prima volta nel 2009 da Johan Rockström, attuale direttore del PIK, e dai suoi colleghi, sottolinea che affrontare le crisi ambientali come problemi isolati è un approccio inefficace. Il pianeta è un sistema interconnesso, dove il cambiamento in un ambito può innescare conseguenze su vasta scala.

La violazione di questi limiti mette a rischio la stabilità e la resilienza che la Terra ha mantenuto negli ultimi 12.000 anni, periodo in cui l’umanità ha prosperato e sviluppato società complesse. Se queste soglie continuano a essere superate, si potrebbe arrivare a un punto di non ritorno in cui le condizioni che hanno sostenuto la civiltà moderna non saranno più garantite.

Il rapporto del PIK sottolinea l’urgenza d’intervenire e promuovere cambiamenti significativi nelle politiche ambientali. Non si tratta solo di un appello scientifico, ma di una chiamata all’azione per la salvaguardia del pianeta. Rockström ha dichiarato che, data la gravità della situazione, la comunità scientifica ha deciso di adottare un approccio più proattivo, impegnandosi a pubblicare valutazioni annuali della “salute planetaria” per monitorare i progressi o i peggioramenti in ogni area critica.

A differenza delle versioni precedenti, il nuovo rapporto non è stato pubblicato in una rivista accademica, ma è stato progettato per raggiungere un pubblico più vasto. Gli scienziati coinvolti hanno basato le loro conclusioni su ricerche già divulgate e sottoposte a revisione paritaria, sottolineando la necessità di diffondere informazioni chiare e accessibili a tutti.

In sintesi, il quadro tracciato dal rapporto del PIK è allarmante: il nostro pianeta è sotto pressione come mai prima d’ora. L’acidificazione degli oceani è solo una delle molteplici sfide che stiamo affrontando, ma illustra perfettamente come i problemi ambientali siano profondamente collegati tra loro.

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