Il ghiacciaio dell’Adamello, il più grande in Italia, scomparirà entro la fine del 2080
Nessuno scampo per il ghiacciaio dell'Adamello: il riscaldamento lo globale lo distruggerà entro il 2080
Una morte annunciata, quella del ghiacciaio dell’Adamello, il più grande d’Italia. Si tratta di ben 15 km quadrati di superficie, che entro la fine del secolo ci diranno addio. Ciò ovviamente a causa del riscaldamento globale che abbiamo provocato e stiamo subendo. Netta la sentenza di Roberto Ranzi, che non lascia adito a una speranza. Il professore ordinario di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia dell’Università degli Studi di Brescia ha presentato i risultati del progetto Climada.
Le prospettive future
Stando a quanto evidenziato dalla ricerca citata, entro il 2080 il ghiacciaio dell’Adamello svanirà del tutto. Ciò a causa dei cambiamenti climatici. Il progetto ha avuto inizio due anni fa e gli esiti sono stati presentati presso il Collegio Lucchini di Brescia.
Stando alle misure di accumulo nivale effettuate dalla metà degli anni Sessanta nel sistema idrografico del Sarca-Chiese-Oglio, è palese una diminuzione del 5-6% ogni dieci anni. Stando al quadro degli ultimi 15 anni, inoltre, si è registrata una perdita media di quasi 2,2 metri all’anno di spessore equivalente in acqua, contro gli 1,4 metri all’anno del quindicennio precedente.
La diminuzione netta dell’area coperta dal ghiacciaio è dunque inesorabile. Stando ai dati dell’agosto del 2007, la superficie dell’Adamello vantava una misurazione di 15,7 km quadrati. Si è già nettamente ridotta nel 2022, raggiungendo quota 13,1 km quadrati. Una media di -11% ogni 10 anni.
Una media di perdita di spessore più che doppia rispetto a quella registrata tra il 1995 e il 2009. Le condizioni del nostro clima sono peggiorate e l’impatto visibile è sotto gli occhi di tutti. Nel caso di un riscaldamento contenuto sotto i 2°C, che sarebbe l’opzione ottimista, la scomparsa del ghiacciaio avverrà verso il 2080. In caso di accelerazioni nel processo di surriscaldamento globale, però, la stima potrebbe essere del tutto rivista.
L’allarme
I risultati della ricerca sono tutto fuorché confortanti. L’assessore all’Ambiente di Regione Lombardia, Giorgio Maione, vorrebbe che questi dati servissero come base per riuscire ad agire politicamente nella maniera più corretta: “In tema di ambiente non dobbiamo cadere in valutazioni estemporanee”.
Si prevede un decremento annuale dei giorni di gelo in appena 30 anni. Avremo di fatto -23 giorni freddi, così come -20 di copertura nevosa. Tutto ciò porterà a delle nette alterazioni del regime di precipitazioni, con incremento dei rischi naturali. Lo studio ha visto gli esperti procedere con una perforazione del ghiacciaio. Ciò è parte di una tecnica che mira a estrarre una “carota”, in questo caso di 224 metri. Ecco ciò che è stato analizzato in Bicocca. Al suo interno questo blocco ha custodito 2mila anni di storia climatica e ambientale delle Alpi Centrali.
In questi strati di ghiaccio è rimasta traccia ad esempio dell’incidente nucleare di Chernobyl del 1986. Quello strato di neve va sciogliendosi, ormai. Mancano 22 metri allo scioglimento anche del ghiaccio che conserva tracce di Trizio trovate nel 1963 in seguito agli esperimenti nucleare di Usa, Urss, Francia e Regno Unito. Tutto ciò è reso possibile anche dalla misurazione con dei sensori in fibra ottica. Si procede a infilarli nel ghiacciaio, raggiungendo anche 170 metri di profondità. Una tecnica attuata dalla start up Cohaerentia in questo caso, che restituisce dei risultati, purtroppo, tutt’altro che felici.