Non avevamo mai visto il Sole in modo più dettagliato di così
L'Esa è riuscita nell'impresa di immortalare la nostra Stella Madre ad altissima risoluzione: le immagini sono state scattate a meno di 74 milioni di chilometri dalla sua superficie
È la prima volta che il genere umano ha la possibilità di vedere in modo così dettagliato l’aspetto della propria Stella Madre: grazie ad alcuni scatti dell’ESA il Sole si è mostrato agli scienziati (e in seguito al grande pubblico) come non era mai accaduto prima.
Le immagini sono state catturate il 22 marzo 2023, ma c’è voluto più di un anno per riuscire a elaborarle, a studiarle e a metterle insieme in modo tale da ottenere dei risultati in grado di restituire la complessità di quella che è la più importante nana gialla del nostro cielo.
Gli scatti dell’ESA
Le nuove immagini del Sole sono in tutto quattro (e sono visibili e zoomabili sulla pagina web dell’ESA). Nel guardarle occorre tenere conto di un’informazione importante: ognuna di loro è il risultato dell’accurato assemblaggio di molti frame catturati da Solar Orbiter, satellite dell’ESA che dal 10 febbraio 2020 sta continuando a circumnavigare la nostra Stella Madre, cercando di carpire tutti i suoi segreti.
I frame, a loro volta, sono stati ottenuti dagli strumenti ad alta risoluzione PHI (Polarimetric and Helioseismic Imager) ed EUI (Extreme Ultraviolet Imager). Le immagini provenienti da PHI sono delle vere e proprie panoramiche della superficie visibile del Sole, mentre quelle di EUI immortalano la sua atmosfera esterna.
Grazie al connubio delle due tecnologie ottiche gli scienziati hanno potuto realizzare le quattro “foto”, che oltre a essere suggestive sono anche state in grado di misurare la direzione del campo magnetico solare e di mappare la velocità e la direzione di alcuni getti di energia.
I nuovi dettagli sul Sole
Un’altra cosa importante da sapere è che tutti frame di PHI e da EUI sono stati catturati quando Solar Orbiter era a meno di 74 milioni di chilometri dal Sole. Può sembrare un’enorme distanza, ma in realtà è una delle più corte mai raggiunte da un satellite con strumenti ottici. Trovandosi così vicini al Sole, gli obiettivi dei due strumenti hanno coperto solo una piccola porzione per volta della nostra Stella Madre.
Tutti gli scatti, come abbiamo già accennato, sono stati poi messi insieme rivelando un’incredibile quantità di dettagli: il plasma caldo e gorgogliante ha una temperatura compresa tra 4500 e 6000 °C ed emette quasi tutte le radiazioni della nana gialla. Al di sotto si trova la cosiddetta zona convettiva, strato interno da proviene un’altra parte dell’energia termica.
Gli scatti mostrano anche come i movimenti del plasma e i moti della zona convettiva generino i cosiddetti “granuli solari“. Ancora, tracciano il movimento dei flussi di energia e, naturalmente, mostrano le peculiarità delle macchie solari. Queste regioni, molto più fredde del resto della fotosfera, si modificano in relazione al campo magnetico.
Le prossime immagini ad alta risoluzione
I quattro scatti segnano un’altra importante prima volta: il lavoro che ha permesso di costruirle non era mai stato messo in atto ed è anche per questo che ha richiesto tempi molto, molto lunghi. Secondo gli esperti dell’ESA, però, adesso la strada è in discesa: «Ora che questa impresa è stata portata a termine, l’elaborazione dei dati e l’assemblaggio saranno più rapidi in futuro. Prevediamo di essere in grado di ottenere immagini del genere, ad alta risoluzione, almeno due volte all’anno».