Si indaga sulla misteriosa scomparsa dei cadaveri dei soldati di Waterloo
La battaglia del 1815 in cui Napoleone venne sconfitto lasciò migliaia di morti, che però ora sono scomparsi, forse usati come fertilizzante
Ci sono alcune battaglie nella storia dell’umanità che vengono ricordate per se stesse, al di là delle guerre in cui sono state combattute. Entrano quasi nel linguaggio comune: le Termopili, dove 300 spartani furono sconfitti da migliaia di persiani guidati da Serse. Ma anche la battaglia di Poities, nel 732, quando le armate dei Franchi di Carlo Martello impedirono l’invasione araba dell’Europa. O l’assedio di Stalingrado, tra il 1942 e il 1943, che confermò l’impossibilità di conquistare la grande città russa.
E poi nel 1815 c’è Waterloo, una delle battaglie decisive nella storia dell’umanità, tra le truppe di Napoleone Bonaparte e l’alleanza tra inglesi, tedeschi, olandesi e prussiani. Uno scontro che cambiò per sempre volto all’Europa, e in cui morirono decine di migliaia di persone. Ma ora, quei cadaveri, dove sono?
Le ossa di Waterloo
Sono passati 207 anni dalla battaglia di Waterloo, combattuta in una piccola città in Belgio. Decine di migliaia di uomini e cavalli hanno trovato lì la morte, ma i resti ritrovati sono stati pochi: tra le poche scoperte ci sono gambe amputate e uno scheletro dissotterrato sotto un parcheggio a sud di Bruxelles.
La spiegazione più diffusa è inquietante: secondo quanto è stato raccontato da chi ha visitato il sito dopo la battaglia, le ossa venivano raccolte, sbriciolate e trasformate in fertilizzante per uso agricolo. Nel 1822 il London Observer, un quotidiano della capitale inglese, riportava queste parole: “È certamente un fatto singolare che la Gran Bretagna abbia inviato moltitudini di soldati a combattere le sue battaglie nel continente europeo, e che poi importi le ossa come articolo di commercio per ingrassare il suo suolo”.
Oggi però un esperto di campi di battaglia ha affermato che, sebbene la teoria sia credibile, bisogna tornare a studiare quei campi e quei resti per avere conferme ed eventualmente nuove spiegazioni. Che potrebbero essere difficili da trovare, come per le crociate.
Alla ricerca della verità sulla battaglia
Chi visitò Waterloo all’indomani della grande battaglia, che segnò la definitiva sconfitta di Napoleone e il suo esilio nell’isola di Sant’Elena, riporta immagini e racconti molto cruenti: mani umane ridotte quasi a scheletro che spuntavano dal suolo, cadaveri non sepolti, resti di cavalli. E anche alcune sorprese: c’erano delle donne, con l’uniforme della cavalleria francese.
Ci sono racconti che parlano di corpi dati alle fiamme, e altri che riportano delle sepolture. “In alcuni luoghi i corpi sono stati sepolti a centinaia in grandi fosse, ma in altri luoghi sono stati sepolti singolarmente o in piccoli gruppi”, ha spiegato Tony Pollard, direttore del centro per l’archeologia dei campi di battaglia dell’Università di Glasgow. “Anche se le storie di rimozione delle ossa sono vere, non mi aspetto che tutte le tombe siano state svuotate”, ha aggiunto. “Sarebbe davvero interessante trovare prove di fosse da cui sono state rimosse le ossa”. Per farlo verranno usate tecniche geofisiche come i metodi elettromagnetici. Secondo altri esperti, non bisogna sottovalutare il ruolo degli animali, che potrebbero aver scavato nelle tombe e sottratto alcune ossa.
Trovare le tombe e dare una degna sepoltura ai resti è importante a livello umano, ma aiuterebbe anche gli scienziati ad aggiungere dettagli sulla vita e la morte dei soldati in epoca napoleonica – e magari anche identificarne qualcuno con nome e cognome. Non è la prima volta che i resti di una battaglia ci aiutano a capire come si viveva nel passato: è il caso della grande fake news sui cavalli da guerra del Medioevo.