SCIENZA

C'è stata un'invasione di pappagalli verdi a Bologna: cosa sappiamo e da dove vengono

Per colpa dell'essere umano alcuni pappagalli verdi hanno letteralmente invaso Bologna, ma non è una buona notizia: si tratta di una specie aliena e minacciosa

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Sembrano apparentemente adorabili e vederli volare sui cieli italiani crea sempre un certo senso di meraviglia: i piccoli pappagalli verdi che si muovono tra alberi e anfratti (più o meno) naturali della nostra città possono mettere allegria e farci alzare gli occhi per seguire le loro traiettorie. Ciò che però non tutti sappiamo è che alcuni di questi pappagalli sono una minaccia, perché non rientrano nelle specie tipiche del nostro territorio.

Tra le minacce ci sono, per esempio, i parrocchetti dal collare: anch’essi colorati di verde, con una coda che tende all’azzurro e una sottocoda gialla, sono lunghi circa 40 centimetri e hanno gli occhi gialli, una mandibola inferiore nera e una mandibola superiore rossa con la punta nera. Si possono trovare in grandissime quantità soprattutto a Bologna, dove sembra starsi verificando una vera e propria invasione.

Perché Bologna è invasa dai pappagallini?

Come sempre, il vero problema alla base di quasi qualsiasi invasione da parte di alcune specie animali è l’essere umano. Come ha spiegato la delegata della Lipu di Bologna Nadia Caselli in un’intervista a Repubblica, le origini del fenomeno risalgono a 35 anni fa, quando diversi esemplari di questi pappagallini sono scappati da una gabbia a Budrio, dove erano detenuti per diletto. La fuga di questi esemplari ha innescato un effetto a catena: i volatili si sono mano a mano acclimatati e hanno nidificato, dando origine a nuove generazioni.

Pian piano, poi, si sono espansi arrivando in diverse zone del circondario del capoluogo dell’Emilia Romagna per poi iniziare a conquistare la città, dove sembrano starsi sempre più integrando alla vita urbana, riunendosi in aggregazioni. Sempre secondo quanto riportato da Repubblica, si ipotizza che al momento ce ne siano tra i 2000 e i 3000 esemplari, per nulla intenzionati a spostarsi altrove e sempre più decisi a farsi spazio a scapito della fauna autoctona.

Cosa comporta l’invasione?

Per quanto possano sembrare innocui, infatti, i parrocchetti dal collare sono pur sempre una specie aliena (il loro nome scientifico è Psittacula Krameri), che ha origine nell’Africa Centro Settentrionale e in Asia: si tratta dunque di volatili esotici che pur confondendosi con i pappagallini più comuni hanno delle caratteristiche che minacciano i volatili presenti sul territorio italiano e che, in più, possono provocare dei danni anche alla vegetazione e alla flora.

Per esempio, questa tipologia di parrocchetto è molto resistente alle temperature invernali italiane ed è anche capace di rintracciare e procurarsi cibo dalle piante da frutto. Sempre stando a quanto affermato dalla delegata Nadia Caselli, questi uccelli non hanno dei veri e propri rivali naturali, perché anche i rapaci che generalmente sono in grado di predarli si ritrovano a dover fronteggiare colonie intere, perdendo in termini numerici.

A farne le spese sono soprattutto merli e cince, che sembrano soccombere perché i parrocchetti tendono a essere aggressivi in gruppo e a scacciare gli avversari, specie in città. La parte peggiore è che purtroppo l’aumento di questi pappagallini sembra davvero inarrestabile.

Cambiamento climatico e specie aliene

D’altro canto, anche a causa del riscaldamento globale e del cambiamento climatico, il nostro Paese sta sempre più spesso diventando un porto sicuro per diverse specie che possono essere una minaccia. Si va dagli insetti alle creature marine, passando per piccoli mammiferi e volatili che, a lungo andare, creano delle modifiche persistenti e talvolta irreversibili su interi ecosistemi, danneggiando la biodiversità.

Attualmente non esistono modi per prevenire il proliferare di specie alloctone o esotiche-invasive che non sia sensibilizzare gli esseri umani e invitare di prenderci davvero cura della Terra. Due modi di operare che, purtroppo, rimangono spesso inascoltati: impareremo mai a rispettare il pianeta?

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