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Cambiamento climatico, un nuovo studio sulla grandine preoccupa: ecco come cambierà

I cambiamenti climatici stanno influenzando anche le grandinate: una nuova ricerca australiana ci rivela quello che dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro.

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Negli ultimi anni, la grandine è diventata un vero problema: la caduta di chicchi di dimensioni record ha provocato ingenti danni sia in Italia che nel resto del mondo. E nel futuro ci attendono grandinate meno frequenti, ma più intense. A rivelarlo è un nuovo studio condotto in Australia, che evidenzia in che modo le precipitazioni si modificheranno nei prossimi anni, a causa dei cambiamenti climatici.

Il nuovo studio sulle grandinate

Alcuni scienziati della University of New South Wales e del Bureau of Meteorology (BoM) hanno analizzato le tendenze tra il 1979 e il 2021, scoprendo che le condizioni necessarie a scatenare la grandine si sono verificate in un maggior numero di giorni dell’anno (segnando un aumento del 40%) in alcune zone del sud-est e nel sud-ovest dell’Australia, come a Perth e a Sydney. Al contrario, le grandinate sono diminuite in gran parte del resto del Paese. Questo è il primo studio che prende in considerazione i modelli atmosferici australiani su un lungo periodo di tempo, per capire come sta cambiando il clima in tutto il Paese.

Il dottor Tim Raupach, autore principale della ricerca, ha affermato che l’aumento della frequenza della grandine sulle grandi città australiane è dovuto soprattutto all’instabilità atmosferica, che è determinata a sua volta dalle condizioni di temperatura e umidità dell’aria. Utilizzando i dati raccolti in oltre 40 anni di previsioni atmosferiche e le informazioni provenienti dall’archivio radar meteorologico a lungo termine del BoM, i ricercatori hanno scoperto in che modo le grandinate potrebbero cambiare nei prossimi anni, a causa del riscaldamento globale.

“Se l’atmosfera è più calda, ci si può aspettare una maggiore instabilità – quindi una più frequente serie di grandinate – ma anche un maggior scioglimento dei chicchi mentre cadono verso la superficie. Insomma, potremmo vedere una diminuzione della frequenza, ma un aumento della gravità delle grandinate” – ha dichiarato Raupach. Tuttavia, individuare le future tendenze meteorologiche non è affatto facile, perché le più accurate simulazioni non possono prevedere le tante variabili geografiche (e non solo) che entrano in gioco quando si parla di grandine.

Come si forma la grandine

Per portare avanti questo studio, gli scienziati hanno dovuto individuare la frequenza con cui si sono presentate, tutte insieme, le condizioni necessarie affinché si formi la grandine – il che non significa avere sicuramente una grandinata, bensì semplicemente avere un aumento del rischio che questo fenomeno meteorologico si verifichi. Innanzitutto, dobbiamo avere a che fare con un’atmosfera instabile, causata da uno strato di aria fredda e secca che si trova al di sopra di uno di aria calda e umida. Se l’aria in basso è particolarmente calda e ha un elevato tasso di umidità, è più facile che si formino delle correnti ascensionali.

Queste ultime spingono l’aria calda verso l’alto, dove le particelle di umidità si scontrano con l’aria fredda e si trasformano in gocce d’acqua. Nel loro viaggio attraverso l’atmosfera, queste goccioline diventano frammenti di ghiaccio e, raccogliendo l’altra acqua presente nei dintorni, aumentano di dimensioni formando dei chicchi. Quando questi diventano troppo pesanti per poter essere sostenuti dall’aria, iniziano a precipitare verso il suolo: in parte si sciolgono, e ciò che resta diventa una grandinata a tutti gli effetti.