SCIENZA

Cos'è James Webb e perché potrebbe cambiare tutto ciò che sappiamo sull’Universo

Il Telescopio Spaziale James Webb è finalmente pronto per la missione scientifica più ambiziosa di sempre: studierà l'origine dell'Universo e la materia oscura

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Fonte: 123RF - nasaimages

Quella di James Webb è forse la missione spaziale scientifica più attesa di sempre. Tecnici e scienziati di 15 Paesi lavorano al telescopio spaziale più potente mai realizzato sin dal 1996, per un progetto il cui lancio era inizialmente previsto per il 2007.

Oggi il telescopio spaziale James Webb è a terra, nella Guyana Francese, posizionato in cima al razzo Ariane 5 che ha il compito di spedirlo in orbita intorno al Sole ad una distanza di un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. A pochi giorni dalla sospirata partenza della storica missione, rinviata ormai innumerevoli volte, vediamo perché James Webb potrebbe cambiare per sempre tutto quel che sappiamo sull’Universo.

Uno sguardo inedito sull’Universo

Non capita tutti i giorni di inviare nello spazio, in una soluzione unica, un carico di oltre 6 tonnellate che è costato quasi 10 miliardi di dollari, contro i 500 milioni previsti negli anni Novanta.

Il Telescopio Spaziale James Webb verrà inviato verso la sua postazione di osservazione, un punto di Lagrange, ovvero una posizione particolarmente stabile dell’orbita solare. Lì impiegherà sei mesi soltanto per preparare le sue incredibili strumentazioni, tra cui uno specchio primario di 6,5 metri, che si dispiegheranno lentamente nel vuoto cosmico per essere pronte all’azione, secondo previsione, per la metà del 2022.

Con le sue strumentazioni a raggi infrarossi, James Webb sarà in grado di indagare le atmosfere di pianeti potenzialmente abitabili lontanissimi dalla Terra, e rivelare informazioni che ci sono state sino ad oggi nascoste dall’impermeabilità dell’Universo. Il TSJW studierà la struttura dell’Universo grazie all’analisi della luminosità di stelle già note, e la sua indagine potrebbe addirittura condurre a fare chiarezza sul mistero forse più recondito del nostro Universo: la natura e la densità della materia oscura e dell’energia oscura.

Le strumentazioni del James Webb possono individuare oggetti cosmici a distanze mai raggiunte prima, consentendo di indagare l’origine delle prime stelle che si sono formate dopo il Big Bang: un occhio al passato dell’Universo primordiale. Se l’occhio di Hubble è riuscito a catturare immagini di galassie con oltre 10 miliardi di anni di vita alle spalle, James Webb potrebbe illuminare finalmente le vicende dei primi 100 milioni di anni di vita del nostro Universo.

Non si tratta di un telescopio spaziale qualunque: secondo Roberto Maiolino, dell’Università di Cambridge, “in dieci anni faremo scoperte per 400 anni”, a partire dall’indagine su “come si sono formati i primi elementi chiave dell’Universo” in seguito al raffreddamento dell’idrogeno che diede inizio alla danza dei corpi celesti.

Una storia complicata

James Webb ha avuto sino ad oggi, è vero, una storia piuttosto complicata: costi infiniti, ritardi, rinvii, persino – più recentemente – diverse polemiche sul nome scelto per lo strumento. James Webb era infatti l’amministratore della NASA ai tempi delle prime missioni che portarono gli astronauti nello spazio: in breve un politico, non certo uno scienziato.

Gli interminabili anni di sviluppo del James Webb Telescope hanno consentito di incorporare all’interno della missione progetti ancora più ambiziosi, come lo studio di quei pianeti “alieni” – gli esopianeti – che negli anni Novanta, prima di Hubble, non credevamo neanche esistessero in tal quantità.

Il TSJW sarà infatti impegnato nell’analisi dell’atmosfera di alcuni esopianeti: per capire l’importanza di questa evoluzione, basti pensare che gli astronomi oggi studiano gli oltre 4mila esopianeti individuati oltre il Sistema Solare basandosi sui dati forniti dalla sola luce visibile di questi sistemi planetari. Gli infrarossi di James Webb potrebbero invece rivelarci l’esistenza di un’atmosfera “aliena” in grado di ospitare la vita.

In definitiva, l’attesa è grande: stiamo per lanciare a oltre un milione di chilometri dalla Terra, oltre il Sole, uno strumento che porta i segni e i risultati di 25 anni di evoluzione e ricerca scientifica, nato quando ancora non sapevamo dell’esistenza di pianeti lontani forse adatti ad ospitare la vita e pronto a partire per la sua storica missione soltanto oggi.

Come afferma Torsten Böker dell’ESA “possiamo aspettarci di essere sorpresi” da quanto ci trasmetterà James Webb a partire dal prossimo anno; “vedremo cose che non avremmo neanche sognato di poter vedere” continua Böker “una cosa senza prezzo”.

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