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La RAI ha iniziato a trasmettere in 5G Broadcast: cosa cambia

La RAI ha iniziato la sperimentazione di un nuovo sistema di trasmissione dei canali, che in futuro potrebbe rivoluzionare il modo in cui guardiamo la TV: è il 5G Broadcast

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Con un comunicato stampa ufficiale la RAI ha reso noto che il 4 novembre ha iniziato, insieme alla sua consociata Rai Way, la diffusione di segnali “free to air” in tecnologia 5G Broadcast. Si tratta di una tecnologia al momento ancora sperimentale e, infatti, quello della RAI è un esperimento a tutti gli effetti che, se andrà a buon fine, potrebbe cambiare in meglio la visione dei canali in diretta.

Ma solo in alcuni casi, in alcuni luoghi e per alcuni telespettatori perché la tecnologia 5G Broadcast, pur avendo molti punti in comune con il classico Digitale Terrestre, nasce per scopi diversi.

RAI in 5G: l’esperimento

Al momento la RAI ha avviato la sperimentazione del 5G Broadcast soltanto in alcune zone di Roma e di Torino. La trasmissione avviene su frequenze broadcast in banda UHF dedicate, riservate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy a questa sperimentazione.

Nelle aree dei test Rai Way ha installato dei nuovi impianti di trasmissione, grazie ai quali potrà monitorare e mettere a punto il servizio in vista di un lancio sul mercato nazionale. Per le sue caratteristiche tecniche peculiari, però, il 5G Broadcast resterà in ogni caso una tecnologia da utilizzare solo in particolari contesti.

Come funziona il 5G Broadcast

Già oggi è possibile trasmettere contenuti audiovisivi tramite le frequenze del 5G: chiunque guardi un video su YouTube, un film su Netflix o Amazon Prime o qualunque altro contenuto tramite uno smartphone connesso a una rete 5G, infatti, sta già sfruttando questa possibilità.

Ma lo sta facendo tramite il suo operatore telefonico, che veicola i dati di ognuna di queste piattaforme di streaming, e con una connessione uno a uno.

Questo metodo comporta un elevatissimo traffico di dati, perché se in una ristretta area geografica ci sono mille persone che guardano lo stesso contenuto, dalla stessa piattaforma e persino con lo stesso operatore telefonico, bisogna comunque inviare mille flussi dati, tutti uguali ma ognuno separato.

Con il 5G Broadcast, invece, si usano sempre le frequenze del 5G (ma non quelle degli operatori telefonici) per trasmettere un unico segnale che poi viene ricevuto da un numero virtualmente infinito di dispositivi senza alcuna duplicazione. Specialmente in caso di trasmissione di eventi live, quindi, il 5G Broadcast è immensamente più efficiente del 5G tradizionale.

Per dirla in modo molto sintetico, e con molta semplificazione, è come trasmettere il Digitale Terrestre, ma su frequenze 5G.

Il grosso limite del 5G Broadcast, invece, è che funziona solo nell’area ristretta in cui avviene la trasmissione: uscendo da quell’area, infatti, non si riceve più il segnale e non si vede più il contenuto.

A che serve il 5G Broadcast

Un esempio fa capire, facilmente, a cosa può servire il 5G Broadcast. Il 17 marzo 2023, al Teatro Massimo di Palermo, è andato in scena è andato in scena il balletto “Le Corsaire“, che è stato ripreso da telecamere VR360 e poi trasmesso al di fuori del teatro, in tutta la città, tramite il 5G Broadcast.

Contemporaneamente, sia dentro il Massimo che all’interno del Convitto Nazionale Giovanni Falcone (che dista, in linea d’aria, circa 500 metri), alcuni spettatori dotati di visore 3D hanno potuto assistere in diretta allo spettacolo.

Lo stesso sistema, ma senza i visori 3D, può essere utilizzato per trasmettere eventi sportivi, concerti live o qualunque altro contenuto prodotto dalla RAI.

Cosa serve per vedere il 5G Broadcast

In teoria qualunque smartphone o tablet con un modem 5G potrebbe ricevere e visualizzare i contenuti trasmessi in 5G Broadcast. In pratica, però, ancora nessun dispositivo può farlo.

I modem 5G integrati nei telefoni moderni, infatti, sono in grado di captare le frequenze che verranno utilizzate per le trasmissioni con il nuovo standard, ma al momento non sono configurati per farlo. In futuro, però, potrebbe anche bastare un aggiornamento software dello smartphone o del tablet per abilitare la ricezione.

Se ciò sarà possibile, quindi, basterà un’app specifica per la visualizzazione dei flussi audio-video e l’utente potrà fruire di questi contenuti. Nel caso dei contenuti RAI, inoltre, l’app ci sarebbe già: quasi certamente verrà aggiornata l’app di Raiplay.

Tutto questo, però, non è stato ancora definito e ufficializzato. Sappiamo, però che le sperimentazioni fatte oggi dalla RAI sono in vista del Giubileo del 2025 e delle Olimpiadi invernali del 2026, quindi ci aspettiamo ulteriori notizie nel giri delle prossime settimane.

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