SCIENZA

Sta succedendo qualcosa ai laghi, e non è un buon segno

Il livello dell'acqua dei più grandi laghi del mondo è in rapido calo: lo rivela un nuovo studio, che porta alla luce dati allarmanti. Ecco che cosa sta succedendo.

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Il nostro è un pianeta dominato dall’acqua, con ben il 70% della sua superficie ricoperto da mari, oceani, laghi e fiumi. Tuttavia, solo il 2,5% del totale è costituito di acqua dolce, e ora un nuovo studio rivela che questa percentuale è in rapido declino. Sta succedendo qualcosa ai laghi di tutto il mondo, e si tratta di un fenomeno allarmante.

Lo stoccaggio d’acqua dolce è in declino

Sulla Terra, ben l’87% delle riserve d’acqua dolce è stoccata nei laghi e nei bacini idrici, che rappresentano quindi una risorsa preziosissima per gli ecosistemi umani e quelli animali. Nonostante la loro importanza, non sono mai state condotte analisi approfondite sul loro “stato di salute”, se non a livello locale. Abbiamo infatti informazioni sul livello delle acque di alcuni laghi iconici, come quello d’Aral (situato al confine tra l’Uzbekistan e il Kazakistan) che è oggi quasi scomparso, ma nessun report che faccia chiarezza sulla situazione globale.

Per questo motivo, il professor Fangfang Yao dell’Università della Virginia, assieme ad alcuni colleghi di prestigiosi istituti di Stati Uniti, Francia ed Arabia Saudita, ha deciso di sviluppare una tecnica per misurare i cambiamenti nei livelli dell’acqua in ben 1972 tra i più grandi laghi del mondo, che costituiscono circa il 95% del totale delle riserve idriche presenti sulla Terra. Analizzando oltre 250.000 immagini satellitari catturate tra il 1992 e il 2020, gli scienziati hanno confrontato lo stoccaggio delle acque dolci del passato con quello attuale, per monitorare cosa è accaduto in quasi 30 anni.

I risultati non lasciano spazio ad alcun dubbio: il 53% dei laghi presi in considerazione ha registrato un calo nello stoccaggio delle riserve idriche, per un volume complessivo rappresentato da ben 17 volte la quantità d’acqua presente nel Lake Meads, il più grande degli Stati Uniti. Secondo le stime degli esperti, circa un quarto della popolazione mondiale (ovvero 2 miliardi di persone) risiede nei pressi di un bacino in prosciugamento: ciò indica l’importanza di invertire la rotta, per evitare conseguenze drammatiche.

C’è tuttavia un altro dato interessante da tenere in considerazione. Il 24% dei laghi analizzati ha registrato un aumento significativo nello stoccaggio dell’acqua. Si tratta principalmente di bacini situati in aree sottopopolate, in zone come l’altopiano tibetano o le grandi pianure del Nord America, o dei nuovi bacini, come quelli dei fiumi Yangtze, Mekong e Nilo. Ciò non è comunque sufficiente a placare le preoccupazioni degli scienziati. Quali sono le cause del prosciugamento delle acque dolci stoccate sul nostro pianeta?

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Le cause del fenomeno

Diversi sono i motivi alla base di questo fenomeno: il primo è sicuramente costituito dai cambiamenti climatici, che portano a periodi sempre più prolungati di siccità in tutto il mondo. Ma il riscaldamento globale non è l’unica risposta a ciò che sta accadendo ai nostri laghi. Un’altra causa va ricercata nel processo di sedimentazione, che sembra aver avuto un ruolo nel prosciugamento dei bacini idrici più vecchi. L’impatto più grande è tuttavia il consumo umano, che negli ultimi anni è stato spesso sconsiderato.

“Se il consumo umano è un fattore importante nel declino dello stoccaggio delle acque lacustri, allora possiamo adattarci ed esplorare nuove politiche per ridurre questo declino su larga scala” – ha affermato il professor Ben Livneh, coautore della ricerca. Questo è proprio ciò che è accaduto con il lago Sevan, in Armenia: il suo stoccaggio di acque dolci è aumentato negli ultimi 20 anni, grazie all’adozione di alcune leggi di conservazione sull’uso del bacino idrico, che ha avuto inizio nei primi anni 2000.

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