SCIENZA

Crisi clima, un preoccupante record raggiunto dal Lago di Garda allarma gli esperti

Il Lago di Garda genera allarme con il suo chiaro rischio esondazione. Raggiunto il record del 1977 e l'aumento del livello mette in crisi 3 Regioni

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Fonte: 123RF

Quando si parla di eventi climatici estremi c’è ancora chi pensa a degli episodi sporadici. Tutto ciò sta invece divenendo la normalità. Siamo alle prese, anno dopo anno, con veri e propri disastri, che reclamano molto spesso vite umane. Un esempio lampante è dato dal Lago di Garda, che sale ancora e di fatto rischia l’esondazione.

Lago di Garda, cambiamenti climatici

Come negare la trasformazione del nostro clima, così com’è possibile ritenere ancora attendibili le poche voci che sostengono non derivi tutto dall’azione umana. Occorrono interventi immediati e massivi, coordinati con gli altri Stati e non proteste per timore del crollo di un sistema ormai evidentemente inadatto. Il Lago di Garda è una delle tante prove. Basti pensare a quanto avvenuto a dicembre 2023. Dopo un intero anno di fenomeni estremi, infatti, l’assemblea della Comunità del Garda ha deciso di aggiornare la normativa risalente al 1965. Qualcosa di ormai tremendamente anacronistico, considerando la radicale trasformazione del clima.

Si è passati dalla penuria d’acqua nei primi mesi invernali, raggiungendo fino a 75 centimetri sotto la media stagionale, per poi raggiungere la capienza record di fine anno, quando è stato raggiunto il limite di legge di 140 centimetri sullo zero idrometrico.

Da un estremo all’altro e nel mezzo precipitazioni violente e devastanti, così come grandinate mai viste, come quella del 25 luglio scorso. Tutto ciò ha comportato la necessità di una netta modifica al regolamento della gestione del lago. Ciò è datato 1965, ovvero mezzo secolo fa, e privilegia ancora gli usi agricoli delle acque sulle esigenze ambientali e turistiche.

Un record devastante

Nel 2024 la situazione del Lago di Garda torna a essere allarmante. Non smette di salire il livello che, stando ai rilevamenti di lunedì 24 giugno, ha raggiunto quota 145,7 centimetri sopra lo zero idrometrico. Di fatto si è estremamente vicini, se non alla pari, rispetto al record misurato nel 1977. Perché non si è certi? Perché non si sta misurando una superficie piana, bensì una in movimento.

Di fatto si rischia un vero e proprio disastro per una questione di centimetri, con l’intera popolazione in allarme e col fiato sospeso. Ciò per quanto riguarda le aree dove le rive sono più alte. Differente il discorso per le zone più basse, dove la questione è legata a dei millimetri. Basti pensare al Comune di Lazise, dove le acque del Garda superano la soglia delle pietre dei lungolaghi, a quota 140 cm, già dalle ore 13,00 di domenica 23 giugno.

Le precipitazioni del fine settimana hanno innalzato il livello del lago di oltre 10 centimetri in appena 24 ore. Un allarme che, alla luce di quanto avvenuto in questi giorni in Emilia-Romagna, ha raggiunto livelli altissimi.

Ogni anno, ormai, ci si ritrova a parlare di condizioni estreme, di rischi, di danni e morti. Non si tratta di un’eccezione, è tempo di accettarlo e, ovviamente, agire di conseguenza. Il sistema idrografico Sarca-Garda-Mincio-Po vive di un fragile equilibrio, basato su vasi comunicanti. Ogni scompenso mette a serio rischio un’area decisamente vasta. In potenziale pericolo sono tre Regioni: Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige.

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