Perché i prossimi uragani rischiano di essere ancora più violenti
La stagione degli uragani mette in pericolo le aree costiere con il fenomeno della storm surge: ecco cos'è, come si forma e quali conseguenze devastanti può comportare

La stagione degli uragani ha avuto inizio e con essa ha il via il rischio di mareggiate di tipo estremo. Eventi sempre più violenti e spesso sottovalutati, che tengono in scacco la vita di milioni di persone nelle zone costiere.
La violenza degli uragani
Giugno apre ufficialmente le porte alla cosiddetta stagione degli uragani sull’Atlantico. Un periodo lungo ben sei mesi, caratterizzato da tempeste di grande intensità, che possono svilupparsi in mare e abbattersi poi sulla terraferma.
Uno degli effetti più pericolosi è la “storm surge”. Si tratta dell’innalzamento improvviso e violento del livello del mare. Come spiegato dagli esperti del National Hurricane Center, ciò si verifica quando i forti venti di un uragano spingono ingenti masse d’acqua verso la costa. Lì il fondale diventa più basso e l’acqua non ha altro modo di potersi espandere se non invadendo l’entroterra.
Tutto ciò può facilmente trasformarsi in una situazione letale. Oltre a provocare inondazioni improvvise, tali mareggiate possono poi letteralmente sollevare case e infrastrutture di vario genere. Edifici trascinati spesso molto lontano dalle loro posizioni originarie.
Storm surge, perché peggiorano
Il rischio connesso al fenomeno della storm surge è in aumento. Le ragioni sono svariate ma ecco le due principali:
- riscaldamento globale, che rende gli uragani più intensi (maggiore è la forza del vento, più alta sarà l’onda d’urto spinta verso la costa);
- innalzamento del livello del mare, che amplifica ulteriormente l’impatto delle mareggiate.
- La combinazione di questi due fattori si traduce in aree costiere, già vulnerabili, colpite più duramente. Zone fino a ieri considerate sicure, invece, potrebbero diventare ben presto aree esposte nel corso dei prossimi decenni.
A contribuire all’aggravarsi della situazione c’è anche la bassa pressione atmosferica all’interno del ciclone. Per quanto in maniera minore, interviene chiaramente nel ciclo, riducendo la forza che normalmente preme sull’oceano. Ciò consente all’acqua di sollevarsi più facilmente. Un meccanismo potenzialmente letale, se combinato con la spinta dei venti e la topografia costiera. Le condizioni sono dunque quelle di un disastro perfetto.
Come si forma una storm surge
Non è facile prevedere la formazione di una storm surge. Partiamo dal fatto che la severità del fenomeno dipende da una molteplicità di variabili:
- forza e raggio d’azione dei venti dell’uragano;
- dimensione della tempesta;
- velocità e angolo d’impatto con la costa;
- forma del litorale colpito.
Per fare degli esempi concreti, una baia stretta e con poca profondità può amplificare tremendamente il livello dell’acqua rispetto a una costa aperta. In casi estremi si possono verificare infiltrazioni d’acqua nell’entroterra per chilometri. Ciò vuol dire che neanche le zone distanti dalla riva sono al sicuro, per quanto verrebbero impattate decisamente con minore violenza.
Si può affrontare tutto ciò soltanto con la prevenzione. Occorrono infrastrutture che siano resilienti, così come piani di evacuazione aggiornati ed efficaci. Prima di tutto, però, si ha necessità di politiche climatiche concrete. La corsa al riscaldamento globale dev’essere rallentata (fermarla è utopico ormai).