SCIENZA

Siccità, uragani e tempeste: le zone del Mediterraneo più esposte agli eventi climatici estremi

Allarme della comunità scientifica in merito alle condizioni del Mediterraneo: il nostro mare è sempre più caldo ed ecco le previsioni

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C’è un ben noto allarme climatico che riguarda il Mar Mediterraneo, che si scalda del 20% più rapidamente di tutti gli altri. Al netto dei negazionisti e delle teorie promosse, siamo ormai in una fase d’accelerazione esponenziale del cambiamento del nostro ecosistema.

Allarme in Europa

La parte meridionale dell’Europa ha vissuto un 2024 devastante sotto l’aspetto meteo. Si sono susseguiti incendi, tremendi periodi di siccità, cicloni, inondazioni e trombe marine. Tutto a conferma del fatto che l’aria del Mediterraneo è in una chiara fase di trasformazione radicale. Il timore è ovviamente che l’attuale condizione possa divenire una nuova normalità.

Statisticamente parlando, l’Europa è il continente che si scalda più velocemente. Basti pensare al report degli ultimi cinque anni. In questo lasso di tempo è stato registrato un aumento medio della temperatura di 2,3 °C rispetto all’epoca pre-industriale. La media globale si attesta invece intorno a un +1,3 °C.

Se è vero che l’Artico è l’area globale più colpita dei cambiamenti climatici, subito dopo troviamo il Mediterraneo. Come detto, il nostro mare si riscalda del 20% più rapidamente di tutti gli altri. Ecco le parole del segretario generale aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo Grammenos Mastrojeni: “Ci sono proiezioni di impatto inquietanti. Siamo di fatto entrati in una fase di accelerazione esponenziale nel cambiamento del nostro ecosistema. In pratica oggi non sappiamo più cosa succederà in seguito”.

L’esperto ha sottolineato come ogni singolo giorno immagazziniamo un quantitativo di energia enorme. Volendo fare un paragone devastante ma comprensibile, a livello globale l’ammontare è superiore all’esplosione di 400.000 bombe di Hiroshima al giorno.

In Europa il surplus di energia registrato va rompendo i bioritmi alla base dell’ecosistema mediterraneo. Ci si ritrova a fronteggiare delle condizioni meteo allarmanti, che si trasformano in una vera e propria miccia per eventi disastrosi come quello di Valencia.

Aree più a rischio

La Spagna è senza ombra di dubbio una delle aree maggiormente in pericolo. Lo dimostrano le più recenti notizie. È il quadro generale che genera allarme, come evidenziato dall’incontro del surplus di energia generato con masse d’aria fredda, come la “gota fría”.

L’innalzamento del livello del mare può rappresentare una vera e propria sentenza, nel corso di questo secolo, per Venezia o Alessandra d’Egitto, a esempio. In termini generali le città che hanno un legame tanto stretto e indissolubile con il Mediterraneo vedranno trasformata la propria normalità. Al tempo stesso, però, ci saranno conseguenze anche nelle zone più interne. La destabilizzazione dei delta dei fiumi, che citiamo di seguito, potrebbe rappresentare un rischio per la salute pubblica e per le industrie, come ben sanno gli agricoltori intorno al Po, per restare in Italia, ma anche al Nilo, per offrire uno sguardo d’insieme.

La trasformazione del Mediterraneo

A partire dagli anni Ottanta, il Mar Mediterraneo si è riscaldato di 0,4°C per singolo decennio, circa. Battuta la media globale degli oceani. Tutto ciò ha condotto a ondate di calore marino più frequenti e gravi, soprattutto nel corso degli ultimi vent’anni.

Di fatto le elevate temperature della superficie del mare aumentano il quantitativo di energia disponibile per i processi atmosferici. Tutto ciò rende gli eventi estremi più probabili, almeno in potenza.

Risultano inoltre amplificati i “medicani”, ovvero gli uragani mediterranei. Basti pensare a quanto avvenuto nel 2023, quando la tempesta Daniel (costa della Libia) ha provocato il ciclone mediterraneo più mortale di sempre.

Dati alla mano, spiega Leone Cavicchia, ricercatore del Cmcc, la frequenza di tali cicloni non è necessariamente connessa al cambiamento climatico. Ciò che è innegabile, però, è il filo rosso tra la trasformazione del clima e la maggiore intensità registrata negli ultimi 10-15 anni, che conduce a cicloni più simili a quelli tropicali.

Altrettanto grave è la minaccia rappresentata dall’innalzamento del Mar Mediterraneo. Le stime sono preoccupanti, con 20 cm in più ipotizzati entro i prossimi 15 anni. Per la fine del secolo si immagina il superamento della soglia di 1 metro.

Pericolo reale che non riguarda soltanto città eccezionali come Venezia. L’innalzamento comporta l’insinuazione di acqua salata nelle terre costiere, minacciando la nostra sicurezza alimentare e destabilizzando punti fragili come i delta dei fiumi.

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