Si attendono nuove esplosioni dal Sole: cosa sappiamo del superflare che potrebbe colpire tra 100 anni
Nuove esplosioni dal Sole potrebbero verificarsi tra circa 100 anni, creando pericolo e disagi anche sulla Terra: è il fenomeno detto "superflare"
Gli scienziati avvertono che potrebbero verificarsi nuove esplosioni dal Sole: si tratta di un fenomeno noto con il nome di “superflares“.
Quanto potrebbe essere devastante un superflare? Se accadesse, ci sarebbero delle conseguenze anche sulla Terra?
Nuove esplosioni dal Sole: i superflares
Il Sole, la nostra principale stella, si distingue per essere un ambiente estremamente turbolento. Ogni giorno, potenti emissioni di radiazioni si sprigionano dalla sua superficie, con una violenza pari alla forza di milioni di eruzioni vulcaniche. Questi fenomeni, accompagnati da plasma incandescente e particelle cariche, possono avere un’influenza sui satelliti e sugli astronauti nello spazio, oltre a danneggiare le infrastrutture elettriche sulla Terra. Tuttavia, c’è un fenomeno ancora più estremo che potrebbe verificarsi: si tratta dei cosiddetti superflare, cioè esplosioni di energia di proporzioni inimmaginabili.
I superflares sono stati osservati su altre stelle simili al Sole, con un’energia pari a quella di un trilione di bombe all’idrogeno. Finora non abbiamo mai assistito a un evento simile sul Sole, ma gli scienziati s’interrogano circa la possibilità che una tale esplosione possa accadere e, soprattutto, in merito a quando essa possa verificarsi.
Un recente studio, pubblicato sulla rivista Science, ha offerto nuove informazioni, suggerendo che il Sole potrebbe essere effettivamente capace di un scatenare un superflare e che eventi del genere hanno la capacità di presentarsi più frequentemente di quanto si pensi.
I ricercatori, guidati dall’astronomo Valeriy Vasilyev del Max Planck Institute for Solar System Research, hanno analizzato i dati di 56.450 stelle simili al Sole raccolti dal telescopio spaziale Kepler della NASA. Lo studio ha rivelato che una stella su 20 produce un superflare circa ogni 100 anni: certamente è un tasso molto più alto rispetto alle stime precedenti. Tale risultato ha sorpreso gli studiosi, poiché si dimostra almeno 30 volte superiore rispetto alle aspettative. L’analisi ha utilizzato immagini ad alta risoluzione, migliorando l’associazione tra le esplosioni osservate e le stelle che le generano, dunque rendendo i dati più affidabili.
Perché i superflares sono pericolosi
Cosa rende un superflare tanto pericoloso? Questi eventi si verificano quando il campo magnetico di una stella si contorce e si spezza, liberando enormi quantità di energia. Sul Sole, fenomeni analoghi, seppur meno intensi, sono già noti per certe conseguenze che hanno sul nostro pianeta: particelle cariche possono colpire l’atmosfera terrestre generando sia aurore spettacolari, sia interferenze con le reti elettriche e i sistemi di comunicazione. Se un superflare dovesse mai colpire la Terra, gli effetti sarebbero devastanti, con blackout globali e danni massicci alle infrastrutture tecnologiche.
Per determinare la probabilità che un simile avvenimento si verifichi, gli scienziati si sono concentrati sulle caratteristiche delle stelle simili al Sole: temperatura, dimensioni e luminosità. Studi recenti hanno dimostrato che il Sole non è poi così attivo, suggerendo che le stime passate sul tasso di superflares potrebbero essere state basate su campioni di stelle non rappresentativi. Tuttavia, i nuovi dati sembrano confermare che i meccanismi fisici alla base dei flares di varia intensità siano simili, indipendentemente dalla loro scala.
Non tutti gli esperti, però, sono pienamente convinti dei risultati. Hugh Hudson, astronomo dell’Università di Glasgow, ha espresso dubbi sul fatto che le stelle analizzate siano davvero analoghe al Sole, specialmente per quanto riguarda le variazioni di luminosità. Per dissipare queste incertezze, Hudson sostiene che siano necessarie nuove missioni spaziali dedicate, capaci di osservare a lungo termine l’attività magnetica e le esplosioni di stelle simili al Sole.
A tal proposito, le prossime missioni, come il satellite Plato dell’Agenzia Spaziale Europea, previsto per il 2026, potrebbero fornire dati preziosi. Gli scienziati sperano anche di ampliare l’analisi a lunghezze d’onda diverse, come raggi X e ultravioletti, per comprendere meglio i processi che generano esplosioni così estreme.
Insomma, quanto dobbiamo preoccuparci per le nuove esplosioni dal Sole? Sebbene la probabilità che avvengano in tempi brevi sia bassa, gli scienziati ribadiscono di essere prudenti e considerare l’eventualità. L’impatto di un evento del genere potrebbe causare enormi disagi alla nostra società tecnologica, sempre più dipendente dall’elettronica e dalla rete elettrica globale. Prepararsi in anticipo, come suggerisce Yuta Notsu dell’Università del Colorado Boulder, è una strategia fondamentale per minimizzare i rischi.
In conclusione, non sappiamo se il Sole sia effettivamente in grado di produrre un superflare, ma le ricerche in corso rappresentano un passo importante per comprendere meglio le sue dinamiche e affrontare sfide future derivanti dall’intensa attività della stella.