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Pezzotto: il nuovo Piracy Shield sarà così

Con la delibera n. 47/25/CONS l'AGCOM ha dato il via all'iter che porterà alla nascita di Piracy Shield 2.0, passando questa volta da una consultazione pubblica per smorzare le polemiche

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L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha avviato una consultazione pubblica sulle modifiche al regolamento in materia di tutela del diritto d’autore online. Questa decisione, formalizzata con la delibera n.47/25/CONS del 18 febbraio 2025, mira ad adeguare le normative nazionali ed europee, tra cui il Regolamento sui servizi digitali (DSA), le modifiche apportate dal decreto Omnibus alla Legge antipirateria, e il Testo unico sui servizi di media audiovisivi.

Il primo Piracy Shield è stato messo in piedi senza alcuna consultazione, calandolo dall’alto tramite l’imposizione di una piattaforma tecnologica realizzata da una startup dello Studio legale Previti per conto della Lega Serie A, poi donata all’AGCOM. Questo modus operandi ha scatenato moltissime polemiche, anche perché la piattaforma ha fatto gravissimi errori, come quello di bloccare per ore Google Drive in Italia.

Le modifiche proposte alla piattaforma, che daranno il via a quella che comunemente chiamiamo Piracy Shield 2.0, ampliano l’ambito di intervento delle “ingiunzioni dinamiche” a tutti i soggetti titolari di contenuti trasmessi in diretta, incluse prime visioni di opere cinematografiche e audiovisive, programmi di intrattenimento, eventi sportivi e altri eventi di interesse sociale o pubblico.

Questi soggetti saranno legittimati a presentare istanza all’Autorità per le violazioni concernenti i contenuti audiovisivi trasmessi in diretta e, di conseguenza, ad accreditarsi alla piattaforma Piracy Shield.

Non più solo calcio, quindi: Piracy Shield potrà essere usata per bloccare la trasmissione di un po’ di tutto, se c’è violazione del copyright.

Come sarà Piracy Shield 2.0

La delibera n. 47/25/CONS introduce diverse novità significative nel panorama della tutela del diritto d’autore online, a partire dal già citato ambito di applicazione di Piracy Shield 2.0, molto più ampio.

Le modifiche normative intendono includere anche altri contenuti trasmessi in diretta, prime visioni di opere cinematografiche e audiovisive, programmi di intrattenimento, contenuti audiovisivi sportivi e altri eventi di interesse pubblico.

I titolari di tali contenuti potranno richiedere all’Autorità un ordine cautelare per porre fine alle violazioni, con tempi d’intervento rapidi, entro 24 ore dalla notifica.

Confermata, poi, l’estensione dell’obbligo di partecipare al sistema Piracy Shield anche per i motori di ricerca, come Google, e per i gestori delle VPN.

L’Autorità potrà rendere di nuovo disponibili i nomi di dominio e gli indirizzi IP bloccati in precedenza perché usati dai pirati, se non vengono più utilizzati da almeno sei mesi, pubblicando la lista aggiornata sulla piattaforma Piracy Shield. I soggetti legittimati potranno inoltre chiedere la riabilitazione delle risorse disabilitate in base alle loro segnalazioni.

Piracy Shield 2.0: al via la consultazione

Piracy Shield 2.0, però, potrebbe essere diverso da come ve lo abbiamo appena descritto: l’AGCOM, infatti, ha avviato una consultazione pubblica che avrà una durata di 30 giorni e coinvolgerà tutti i soggetti interessati, che sono già stati invitati a far pervenire le proprie osservazioni in merito allo schema di modifiche al regolamento.

I soggetti legittimati a partecipare sono gli operatori del settore, anche in forma associativa, i titolari dei diritti, i soggetti istituzionali e le associazioni rappresentative degli utenti e dei consumatori.

A meno che non saltino fuori grossi problemi tecnici, quindi, manca poco alla pubblicazione della delibera definitiva che darà il via a Piracy Shield 2.0.

Nulla al momento si muove, invece, per la firma del famoso protocollo d’intesa tra Procura di Roma, GdF e AGCOM per l’interscambio dei dati degli utenti del pezzotto, che permetterebbe l’irrogazione delle multe automatiche fino a 5.000 euro per lo streaming illegale.

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