SCIENZA

Potrebbe presto arrivarci la prova di segni di vita da Giove

Una nuova missione su Giove ci rivelerà eventuali tracce di vita anche su un semplice granello di ghiaccio: ecco tutto quello che sappiamo sulla spedizione.

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Uno dei principali obiettivi delle attuali missioni spaziali consiste nel trovare tracce di vita oltre il nostro pianeta: esistono davvero, e come potremo individuarle? Tra i principali candidati per ospitare eventuali microrganismi ci sono le lune ghiacciate di Giove e di Saturno. La presenza di acqua, seppure allo stato solido, è infatti una delle caratteristiche fondamentali per supportare la vita così come la conosciamo. E presto una nuova missione si addentrerà proprio nello spazio più profondo, con strumenti talmente potenti da registrare persino minuscole molecole provenienti da un singolo granello di ghiaccio.

La nuova missione su Europa

Facciamo un piccolo passo indietro. Alcuni anni fa, la missione Cassini (che si è conclusa nel 2017) ha scoperto la presenza di crepe parallele vicino al polo sud di Encelado, la luna di Saturno. Da queste fessure, che nascondono un oceano liquido sotterraneo situato ad un livello più profondo rispetto alla superficie ghiacciata, fuoriescono pennacchi contenenti gas e granelli di ghiaccio. Se potessimo analizzare questi ultimi da vicino, forse riusciremmo finalmente a scoprire se vi si trovano microrganismi.

La nuova missione Europa Clipper della NASA, che dovrebbe partire il prossimo ottobre 2024, avrà come obiettivo studiare Europa, una delle principali lune di Giove, sotto la cui crosta ghiacciata esiste ormai quasi certamente un oceano di acqua allo stato liquido. La sonda che si avvicinerà al satellite trasporterà strumenti molto più all’avanguardia, che sono in grado di trovare tracce di vita persino su un singolo granello di ghiaccio. “Per la prima volta, abbiamo dimostrato che anche una piccola frazione di materiale cellulare potrebbe essere identificata da uno spettrometro di massa a bordo di un veicolo spaziale” – ha affermato Fabian Klenner, ricercatore dell’Università di Washington e autore principale dello studio pubblicato su Science Advances.

L’esperimento per trovare forme di vita

Per prepararsi alla missione su Europa, gli scienziati hanno condotto un interessante esperimento. Non potendo simulare granelli di ghiaccio che volano ad una velocità compresa tra 4 e 6 km al secondo, come avverrebbe nello spazio, hanno utilizzato un apparecchio sperimentale che rileva piccole goccioline d’acqua nel vuoto. Lo studio si è concentrato sullo Sphingopyxis alaskensis, un minuscolo batterio diffuso nelle acque al largo dell’Alaska. Solitamente viene impiegato l’Escherichia coli, ma l’organismo unicellulare preso in considerazione dai ricercatori è molto più piccolo, vive in ambienti freddi e può sopravvivere anche con pochissime sostanze nutritive. Potrebbe dunque essere il modello perfetto del tipo di vita che può esistere su Europa.

I risultati dell’esperimento dimostrano che gli strumenti in dotazione della sonda di Europa Clipper possono rilevare questo batterio (o persino porzioni di esso) in un singolo granello di ghiaccio. Non resta che capire perché le cellule dovrebbero essere incorporate nei granelli di ghiaccio. L’idea è che le molecole, presenti nell’oceano liquido al di sotto dello strato ghiacciato, vengano veicolate al di fuori delle fessure del ghiaccio attraverso bolle di gas, le quali esplodono sulla superficie della luna e lasciano ricadere il materiale batterico, che inizia a gelare.

“Con una strumentazione adeguata, come il SUrface Dust Analyser sulla sonda spaziale Europa Clipper della NASA, potrebbe essere più facile di quanto pensassimo trovare la vita, o tracce di essa, sulle lune ghiacciate. Se la vita è presente lì, ovviamente. E se viene inglobata in granelli di ghiaccio provenienti da un ambiente come un serbatoio d’acqua sotterraneo” – ha affermato Frank Postberg, professore di Scienze Planetarie alla Freie Universität di Berlino e coautore dello studio.

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