La sonda giapponese Resilience si è schiantata sulla Luna
La sonda giapponese Resilience si è schiantata sulla Luna: secondo allunaggio fallito dopo quello del 2023. Questo cambia i piani della Nasa

Per la seconda volta la startup spaziale Ispace non è riuscita a far atterrare il proprio lander sulla Luna. Una situazione complessa, a dir poco, anche in chiave futura. Ora infatti risulta a rischio la collaborazione con la Nasa. Ma cos’è successo al lander giapponese?
Resilience si è schiantato (probabilmente)
L’uomo ha fatto passi da gigante nell’esplorazione spaziale, se si pensa a che percentuale della nostra storia sia stata caratterizzata da operazioni oltre la nostra atmosfera. Ciò spinge molti a ritenere “normali” alcuni eventi. Qualcosa di scontato o quasi.
Quanto accaduto alla sonda di Ispace, però, ci riporta con i piedi per terra. Ancora una volta, infatti, la Luna si conferma una sfida molto ardua per le missioni private. La startup giapponese aveva già fallito un tentativo nel 2023 e ora ha annunciato che, nel corso del secondo allunaggio, ha perso i contatti con il lander Resilience. L’atterraggio era previsto per le ore 21:17 (italiane) del 23 maggio scorso.
Si presume, dopo più di cinque ore di silenzio, che il mezzo si sia schiantato. Il team di Tokyo ha ammesso che l’operazione non è andata come previsto, ipotizzando la zona pianeggiante del Mare Frigoris come probabile area in cui versano i resti del lander, nella parte settentrionale della porzione visibile del satellite.
I piani della Nasa in fumo
Stando alle prime ricostruzioni, il lander Resilience avrebbe subito un malfunzionamento dello strumento laser, atto a misurare l’altitudine. Eccessiva la lentezza nella trasmissione dei dati, per consentire al sistema di regolare la velocità di discesa. Di conseguenza si sarebbe verificato ciò che viene definito un “hard landing”, dunque un atterraggio violento, con annesso schianto.
Un fallimento, il secondo, che mette nettamente i bastoni tra le ruote alla Nasa. Ispace è infatti coinvolta in un progetto con l’agenzia statunitense, guidato dal Draper Laboratory di Cambridge (Massachusetts).
Si mira a portare esperimenti scientifici sul lato nascosto della Luna, ma il calendario è stato appena modificato nuovamente. La missione è in programma per il 2027, ma la NASA potrebbe rivedere la sua strategia.
Ecco le parole del Ceo di Ispace, Takeshi Hakamada: “Vogliamo continuare il dialogo con la NASA, ma ora tutto dipenderà da loro”.
Cos’era a bordo di Resilience
Per quanto la missione non risultasse finanziata direttamente dalla Nasa, a bordo di Resilience c’erano svariati strumenti scientifici avanzati, tra i quali:
- elettrolizzatore d’acqua, per separare idrogeno e ossigeno;
- esperimento per la produzione di cibo nello spazio;
- sonda per misurare le radiazioni nello spazio profondo;
- rover Tenacious, sviluppato dalla filiale europea di Ispace.
Avrebbe anche dovuto raccogliere due campioni del suolo lunare, da vendere simbolicamente alla Nasa alla cifra di 5mila dollari l’uno. I campionati sarebbero rimasti sulla Luna ma, fondamentalmente, l’idea era quella di rafforzare la posizione giuridica americana sul diritto di proprietà delle risorse spaziali. Il tutto in conformità con il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967.