Power bank difettosi? Cosa non fare mai: come potrebbero esplodere
I power bank servono per avere sotto controllo la ricarica di smartphone e computer, anche se la cronaca recente ha spaventato l'opinione pubblica
Una normale giornata scolastica che stava per trasformarsi in un incubo. L’esplosione di un power bank in un istituto milanese ha provocato il ferimento di 7 studenti e di un professore. La notizia ha subito destato grande sensazione, visto che questo dispositivo viene usato comunemente per ricaricare gli smartphone, e la preoccupazione è stata inevitabile.
L’incidente è accaduto presso l’istituto alberghiero “Amerigo Vespucci” e l’esplosione improvvisa è stata causata dal malfunzionamento della batteria. L’oggetto si trovava all’interno dello zaino di uno dei ragazzi rimasti coinvolti: un evento del genere come quello di Milano è piuttosto raro, ma per avere maggiori rassicurazioni possiamo provare ad approfondire il power bank in tutti i suoi aspetti.
Anzitutto, di cosa si tratta nello specifico? Il power bank non è altro che una batteria esterna che funge da ricarica per telefoni e computer. Il funzionamento avviene tramite cavo USB, sfruttando un caricatore a parete oppure un’altra fonte di alimentazione come può esserlo un pc. Per la ricarica possono servire dalle 2 alle 5 ore, anche se esistono dei modelli che possono richiederne ancora di più. Tra l’altro ne sono stati proposti in commercio alcuni con la carica wireless.
Perché può succedere che esploda? Le ragioni possono essere le più diverse, a partire dalla qualità non proprio eccelsa del dispositivo fino a un difetto di fabbricazione (molto più comune di quello che si potrebbe pensare).
Consigli utili
C’è poi la questione delle temperature eccessive. Come avviene in ogni dispositivo che funziona con batterie agli ioni di litio, c’è una certa sensibilità da questo punto di vista, nonostante i power bank possano resistere senza problemi fino a 100 gradi. Il consiglio spassionato, dunque, è di non lasciarlo troppe ore sono il sole, per non parlare degli urti e degli schiacciamenti casuali (le parti interne possono deteriorarsi). Come hanno sottolineato gli esperti, la causa principale del malfunzionamento è l’utilizzo non corretto del power bank stesso. Ogni power bank promette di risolvere il problema della ricarica di dispositivi più o meno complessi, ma sono necessari alcuni accorgimenti.
La batteria che può gonfiarsi
In effetti, troppo spesso si utilizzano cavi o adattatori che non sono affatto certificati e quindi l’overcharging diventa inevitabile: in poche parole si favorisce un sovraccarico di energia che innalza la temperatura della batteria fino al caso più estremo dell’esplosione. Quest’ultima, come accaduto a Milano, non è altro che la conseguenza del rigonfiamento eccessivo della batteria interna. Fortunatamente i modelli migliori hanno anche un sistema di sicurezza ad hoc che disattiva la batteria in caso di pericolo.
Il prezzo del power bank dovrebbe far capire che ce ne sono alcuni di grande qualità in commercio e altri da cui ci si dovrebbe tenere alla larga. Non è un caso se diversi dispositivi di questo tipo arrivino fino a 80 euro circa, mentre per altri si possono spendere appena 13 euro. La notizia di cronaca della scuola milanese è eclatante, nonostante non sia saggio associare i power bank a delle “bombe” pronte ad esplodere in qualsiasi momento. Con i dovuti accorgimenti e con la giusta cautela funzionano alla perfezione e non presentano alcun problema.