Abbiamo scoperto il primo asteroide con tre lune
Nello spazio non ci si annoia mai, come confermato dalla scoperta del primo asteroide in assoluto con tre lune
Ormai lo sanno anche i sassi, il 3 è il numero perfetto. Per questo e molti altri motivi, la recente scoperta del primo asteroide con tre satelliti naturali ha destato una certa sensazione mista a grande emozione. L’oggetto celeste è per l’appunto accompagnato da tre lune e il suo nome è presto detto: si sta parlando, infatti, di 130 Elektra, il quale si trova nella fascia centrale tra i pianeti Giove e Marte. Non è una novità assoluta per quel che riguarda gli scienziati. Il suo primo avvistamento, infatti, risale addirittura al lontanissimo 1873, grazie all’intuizione di un astronomo tedesco, Christian Heinrich Friedrich Peters. Perché soltanto dopo due secoli e mezzo c’è stato un aggiornamento tanto importante?
Gli studi e le analisi sull’asteroide sono proseguiti per anni e anni, ma soltanto di recente è stato possibile ufficializzare la presenza delle tre lune che hanno riscritto la storia delle scoperte spaziali. L’oggetto in questione ha un diametro di poco inferiore ai 300 chilometri, senza dimenticare che il primo satellite naturale mai notato in sua compagnia è stato visto nitidamente nel 2003. L’avvistamento della seconda luna, invece, risale al 2016, una sequenza di eventi che è stata arricchita dall’episodio più recente. Il merito dell’ultima luna osservata si deve ai ricercatori del National Astronomical Research Institute of Thailand che sono stati comunque in ottima compagnia.
Gli scienziati che hanno contribuito alla ricerca
In effetti, alla scoperta dell’asteroide con tre lune hanno contribuito anche gli scienziati del Dipartimento di Fisica dell’Università Chulalongkorn, dell’Università di Lione e dell’Institute of Celestial Mechanics and Calculation of Ephemerides dell’Osservatorio di Parigi – Università della Sorbona. Come sono andati i fatti? Non è stata necessaria in realtà una nuova osservazione, bensì ci si è fidati dell’analisi accurata dei dati sull’oggetto celeste che furono raccolti nel 2004. Si tratta selle informazioni ottenute grazie allo SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch facility) installato sul Very Large Telescope dell’Osservatorio europeo meridionale (meglio noto come ESO).
Una scoperta complicata
Gli stessi dati sono stati alla base della scoperta della seconda luna sei anni fa, di conseguenza sono preziosi come non mai. Di sicuro l’ultimo aggiornamento non è stato dei più semplici. In effetti bisogna tenere conto del fatto che un asteroide come quello di cui si sta parlando non è molto luminoso, per non parlare della distanza non indifferente. Scovare altri oggetti in orbita, dunque, è quasi un’impresa, nonostante la tecnologia a disposizione sia ormai sofisticata e in grado di raggiungere risultati impensabili per il passato. L’ultimo satellite naturale ha anche un nome ufficiale.
Gli scienziati hanno voluto ribattezzarlo in una maniera un po’ complicata, vale a dire S/2014 (130) 2: il suo diametro è davvero minuscolo se si tiene conto di altri oggetti presenti nelle vicinanze, poco più di un chilometro e mezzo. L’orbita attorno all’asteroide, poi, avviene a una distanza media di 340 chilometri, altri numeri che fanno ben capire quanto complicata sia stata la ricerca. La novità spaziale è di grande rilievo: in pratica abbiamo a che fare col primo sistema “quadruplo” mai individuato prima tra le stelle, ma il futuro è ancora tutto da scrivere e potrebbe riservare ulteriori sorprese.