SCIENZA

A Venezia è riemersa l'isola del Bacàn, grazie al Mose non è più temporanea

Riemersa un'isola in Italia: si trova nella laguna di Venezia e il suo nome è isola del Bacàn. Il territorio è stabilmente affiorato e visibile grazie al Mose

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Per un caso pressoché imprevedibile, è riemersa un’isola in Italia, più precisamente nella laguna di Venezia.

Quello che in origine era un piccolo ammasso di terra, soggetto a sparire periodicamente sotto le maree, oggi è un territorio stabilmente visibile.

Come è riemersa un’isola in Italia

A Venezia, tra i labirinti di canali e la vastità della sua laguna, si sta verificando un fenomeno straordinario a cavallo fra innovazione tecnologica e trasformazioni naturali. L’isola del Bacàn, un tempo effimero banco di sabbia visibile solo nei mesi estivi con il calo delle maree, sembra ora aver trovato una nuova stabilità, trasformandosi in una presenza permanente grazie all’intervento del Mose, il sistema progettato per proteggere la città dall’acqua alta.

La piccola porzione di terra, situata tra l’isola di Sant’Erasmo e il porto del Lido, ha sempre avuto un carattere temporaneo, emergendo e scomparendo in base al livello del mare. Tuttavia, negli ultimi anni, i tecnici hanno osservato un cambiamento significativo che potrebbe riscrivere il rapporto tra la laguna e il territorio che la circonda.

Il Mose, attivo ogni volta che il livello dell’acqua nella laguna supera i 110 centimetri, ha come obiettivo principale la protezione di Venezia dalle mareggiate. Eppure, secondo gli esperti che ne gestiscono il funzionamento, il suo utilizzo avrebbe prodotto un “effetto collaterale” del tutto inaspettato: la salvaguardia e il consolidamento dell’isola del Bacàn anche nei periodi in cui solitamente sarebbe stata sommersa.

Questo risultato si deve, probabilmente, alla capacità dell’infrastruttura di stabilizzare le maree, riducendo l’azione erosiva delle onde e favorendo l’accumulo di sedimenti. Nonostante le dinamiche esatte del fenomeno siano ancora oggetto di studio, è chiaro che il Mose ha avuto un ruolo cruciale nel proteggere e rafforzare quella che era un’area vulnerabile ai capricci del mare.

Cosa sappiamo sull’isola del Bacàn

Lunga circa 260 metri e larga una decina, l’isola del Bacàn è conosciuta soprattutto dagli abitanti del posto. Durante l’estate, diventa una meta privilegiata per chi cerca un rifugio tranquillo lontano dalla folla, con spiagge isolate e poco frequentate. Per i turisti, invece, rappresenta una curiosità meno accessibile, raggiungibile solitamente attraverso tour organizzati. Tuttavia, questa porzione di terra sta attirando una crescente attenzione, non solo per il suo fascino naturale ma anche per il suo significato simbolico: una testimonianza tangibile di come le opere umane possano interagire con l’ambiente, talvolta con esiti inaspettati e positivi.

Secondo gli esperti, il territorio di Bacàn sta crescendo progressivamente dal 2020. Giovanni Cecconi, ingegnere e responsabile dell’area di controllo del Mose, ha sottolineato come il sistema abbia protetto l’isola dall’azione distruttiva delle mareggiate invernali. In passato, infatti, le onde spazzavano via i depositi di sabbia accumulati durante l’estate, rendendo l’isoletta del Bacàn un fenomeno transitorio.

Ora, grazie alla riduzione dell’energia delle onde e al progressivo accumulo di sedimenti organici e sabbiosi, questa sorta di mini-oasi non solo resiste ma si arricchisce di nuova vegetazione, trasformandosi in un piccolo ecosistema in evoluzione. Tale sviluppo rappresenta un esempio concreto di come l’interazione tra tecnologia e natura possa generare risultati sorprendenti.

Il consolidamento dell’isola del Bacàn ha anche un valore metaforico importante. Quando il Mose era in fase di progettazione e costruzione, alcuni critici temevano che l’infrastruttura avrebbe potuto alterare gli equilibri della laguna, cancellando numerose formazioni naturali. Al contrario, l’effetto sembra essere stato opposto: adesso si può dire che sia addirittura riemersa un’isola in Italia, quasi a voler dimostrare che le opere dell’uomo, se ben gestite, possono coesistere con la natura e persino favorirne l’evoluzione.

Il caso del Bacàn apre nuove prospettive sul futuro della laguna veneziana e sul ruolo delle infrastrutture nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Se il Mose è stato concepito principalmente per proteggere Venezia dall’acqua alta, il suo impatto positivo su una formazione naturale come quella del Bacàn suggerisce che ci siano opportunità inaspettate per gestire e valorizzare il fragile equilibrio tra terra e acqua.

Resta ora da capire come e se questo fenomeno possa essere replicato altrove. Nel frattempo, l’isola del Bacàn, con la sua storia di resistenza e trasformazione, diventa un’immagine di speranza e resilienza per Venezia e per l’intera laguna.

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