Scoperta eccezionale in Sicilia, emersi a Licata resti risalenti a 2.000 anni fa
Grazie al Finziade Project, sono stati riportati alla luce reperti eccezionali risalenti a 2.000 anni fa, testimonianza della vita nell'antica città siciliana.
Dal cuore della Sicilia meridionale, una nuova scoperta. La moderna Licata custodisce i resti dell’antica Finziade e le recenti campagne di scavo, condotte nell’ambito del Finziade Project, hanno riportato alla luce un patrimonio archeologico di eccezionale valore, offrendo uno spaccato inedito sulla vita quotidiana, l’economia e la spiritualità dell’ultima città greca fondata in Sicilia.
Phintias, l’ultima fondazione greca in Sicilia
È innegabile il fascino scaturito da Finziade – Phintias in greco -, ultima colonia greca fondata sulla costa meridionale della Sicilia, nel 282 a.C., dal tiranno di Akragas, Finzia. A narrare della sua fondazione è Diodoro Siculo, che descrive il trasferimento degli abitanti di Gela nella nuova città dotata di mura, un’agorà e templi. Il sito di Monte Ecnomo, dove sorge Finziade, ospitava già insediamenti arcaici, inclusi un centro greco e una fortificazione di Falaride del VI secolo a.C., come attestato da ceramiche e figurine.
La città ha avuto una storia piuttosto turbolenta. Caduta in mano cartaginese dopo la battaglia del Monte Ecnomo nel 310 a.C., successivamente è stata liberata dai Romani durante la Prima Guerra Punica, diventando un importante emporio commerciale, come menzionato anche da Cicerone.
Gli ultimi scavi nel sito di Finziade
Finziade è stata fondata oltre 2.300 anni fa, ma le ultime scoperte si riferiscono al suo periodo di maggiore prosperità e integrazione. È da questa fase ellenistico-romana che provengono i reperti più integri e rivelatori.
Queste indagini archeologiche, concentrate nelle aree residenziali e di culto adiacenti al Castello Sant’Angelo, hanno restituito un’immagine vivida della Finziade antica. Tra i ritrovamenti più significativi spiccano ambienti domestici perfettamente conservati e un intero laboratorio artigianale, identificato come "casa 19", contenente circa quaranta matrici, strumenti essenziali per la produzione di lucerne e statuette votive, oltre a forni e vasche.
Di straordinaria importanza è un sacello intatto, risalente a oltre 2.000 anni fa, completo di statuette e oggetti rituali, un reperto raro che illumina le pratiche religiose private dell’epoca. Altri reperti come una statuetta votiva e il calco della maschera di Medusa arricchiscono ulteriormente la comprensione della dimensione spirituale della città.
Oltre agli aspetti produttivi e religiosi, dagli scavi sono emersi dettagli sulla quotidianità e gli svaghi: dadi da gioco e una testa leonina perfettamente conservata offrono preziose informazioni sulle attività ludiche e sulla simbologia diffusa. Questi reperti, uniti ad abitazioni, strade e fortificazioni già scoperte nelle campagne precedenti (2024), delineano il quadro completo di una città complessa e integrata in cui artigianato, fede e vita quotidiana si intrecciavano profondamente.
Finziade Project, un modello di archeologia partecipativa
Il successo delle scoperte a Finziade è il risultato di un modello di archeologia collaborativa e partecipativa, il Finziade Project. Si tratta di un progetto promosso dal Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, sotto la direzione di Roberto Sciarratta, in collaborazione con il CNR – ISPC di Catania, con la direzione scientifica di Maria Concetta Parello e Alessio Toscano Raffa. Il coordinamento logistico è affidato a Rosario Callea, con il supporto sul campo di Mariano Morganti, Veronica Russotti e Donata Giglio.
La missione coinvolge circa 25 ricercatori, archeologi e studenti provenienti da diverse università italiane tra cui Catania, Palermo, Roma e Milano, ma a distinguerlo è il coinvolgimento della comunità locale, come gli studenti dell’Istituto "Enrico Fermi" di Licata partecipano tramite l’alternanza scuola-lavoro e i volontari dell’Associazione GRAL (Gruppo di Ricerca Archeologica Licatese).
L’assessore dei beni culturali e dell’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, ha sottolineato come si stia "ricostruendo un passato che ci appartiene", mentre Roberto Sciarratta ha evidenziato la "vocazione pubblica e partecipativa" del progetto.