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I produttori di TV contro il telecomando di Stato

Prime critiche all'imposizione dall'alto delle nuove regole sui telecomandi e sulle Home degli Smart TV: gli associati a Confindustria Anitec-Assinform chiedono modifiche

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Le recenti delibere 390/24/CONS e 294/23/CONS dell’AGCOM hanno imposto ai produttori di Smart TV di cambiare profondamente i telecomandi e le schermate Home dei televisori che verranno messi in vendita a partire da fine 2024. Le due delibere, infatti, risolvono in modo drastico il problema della “prominence” obbligando chi produce gli apparecchi televisivi (e non solo) a dare spazio ai cosiddetti “SIG“, cioè “Servizi di Interesse Generale“.

La soluzione è stata imposta dall’alto e, adesso, abbiamo la certezza che non è stata concordata con chi produce le TV e con chi ne sviluppa i software. Anitec-Assinform, associazione di categoria delle aziende dell’ICT che fa capo a Confindustria, ha infatti espresso il suo parere ufficiale su questa delibera.

Tra i soci di Anitec-Assinform ci sono tutti i big del software e dei servizi online, da Amazon a Google, passando per Facebook, ma anche moltissimi produttori di Smart TV, tra i quali anche i due colossi Samsung ed LG.

Confindustria esprime forte preoccupazione

I termini scelti da Anitec-Assinform per commentare i nuovi obblighi per telecomandi e home screen sono abbastanza netti, anche se il tono resta istituzionalmente garbato:

Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le imprese ICT in Italia, in rappresentanza delle imprese fornitrici di dispositivi e di interfacce utente associati, esprime forte preoccupazione per l’adozione delle nuove Linee Guida AGCOM in materia di “prominence” dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale, pubblicate con la Delibera n. 390/24/CONS.

Secondo le aziende del mercato TV, infatti, con l’applicazione dei nuovi obblighi di legge si rischia di separare il mercato italiano delle Smart TV da quello del resto del mondo, con gravi ripercussioni anche sui prezzi:

Riteniamo, infatti, che le nuove previsioni introdotte possano penalizzare lo sviluppo e l’innovazione, imponendo costi elevati e soluzioni tecniche per il solo mercato italiano, determinando un’ulteriore frammentazione del mercato unico digitale.

Il ragionamento è molto semplice: se si dovranno creare delle versioni di ogni prodotto che verranno vendute soltanto in Italia, si creerà un sotto-mercato con costi aggiuntivi. In più, in questo mercato non arriveranno alcune innovazioni presenti invece altrove.

Anitec-Assinform, però, afferma di avere e di mantenere uno spirito di collaborazione e di voler partecipare al dibattito sulla prominence delle Smart TV:

Siamo convinti che sia necessario assicurare un equilibrio tra la tutela degli interessi generali e la promozione di un ecosistema digitale competitivo e attrattivo per le imprese. Anche per questo, con spirito di collaborazione, abbiamo avanzato proposte per garantire il pluralismo e l’accessibilità dei servizi di interesse generale e, nel contempo, tutelare lo sviluppo del mercato. Confermiamo, pertanto, il nostro impegno a lavorare in questa direzione per far sì che le normative sostengano l’innovazione nel settore a beneficio di tutti i cittadini.

Prominence: i problemi da risolvere

Le delibere contestate da Confindustria affrontano, in Italia, un problema che è in realtà globale: i produttori di Smart TV favoriscono le piattaforme di streaming a scapito della TV tradizionale via cavo, digitale terrestre o satellite, perché con le prime hanno specifici accordi economici.

In virtù di questi accordi, quindi, sulla maggior parte dei telecomandi delle Smart TV moderne non ci sono più i tasti dei numeri, in modo che l’utente debba passare dalla home del sistema operativo per scegliere cosa vedere (e al fine di scoraggiare lo zapping).

Sugli stessi telecomandi, però, quasi sempre ci sono due o quattro tasti di scelta rapida che servono ad aprire direttamente le app di specifiche piattaforme di streaming, che hanno pagato il produttore della TV per essere presenti sui telecomandi.

Anche le Home dei sistemi operativi, come Google Android TV, Samsung Tize, ed LG webOS, sono studiate per rendere più facile l’accesso alle piattaforme di streaming e meno agevole quello alla TV tradizionale.

I problemi di questa impostazione, però, sono principalmente due: il primo è che le piattaforme sono a pagamento, mentre la TV tradizionale è gratis, il secondo è che sulle piattaforme non c’è quasi per nulla una programmazione news di interesse generale, ma solo contenuti entertainment.

Prominence: le delibere contestate

A questi problemi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) italiana ha risposto inizialmente con la delibera 294/23/CONS di dicembre 2023. Con questa delibera l’AGCOM impone ai costruttori di Smart TV di vendere prodotti con almeno un telecomando dotato di tutti i tasti numerici, da 0 a 9.

Alla pressione di uno di questi tasti, inoltre, la TV deve passare automaticamente al digitale terrestre, anche se al momento è aperta un’app con un contenuto in riproduzione da una piattaforma di streaming. La stessa delibera, poi, impone di inserire un’icona per l’accesso diretto al digitale terrestre dalla home del software della TV.

Questo secondo aspetto viene affrontato nel dettaglio dalla delibera 390/24/CONS di ottobre 2024, nella quale si dettaglia come deve essere questa sorta di “Home di Stato” e come si determinano i cosiddetti “Servizi di Interesse Generale” (SIG), che vanno tutelati all’interno delle home delle Smart TV.

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