SCIENZA

La chiamano la stagione degli "incendi zombie", diversi i territori a rischio

Ancora una volta si tratta di un problema scatenato dal riscaldamento globale: nell'Artico si stanno verificando degli incendi zombie che innescano un ciclo pericoloso di combustione

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Possono non essere raccapriccianti come i morti viventi, ma non sono meno pericolosi o meno insidiosi: gli incendi zombie esistono davvero e sono un pericolo per tutta l’umanità. Negli scorsi anni la loro presenza era relativamente sotto controllo e la situazione, per quanto rischiosa, era semplicemente tenuta sott’occhio senza scatenare allarmi eccessivi. Da qualche a tempo a questa parte, però, la situazione è cambiata portando moltissimi esperti a lanciare l’allarme.

Questi incendi si verificano nell’Artico, precisamente nelle torbiere (ambienti caratterizzati da grande abbondanza di acqua che si muove lentamente), ma il loro impatto interessa tutto il pianeta, perché anche la loro responsabilità è condivisa: a scatenarli sono, infatti, gli effetti funesti del riscaldamento globale.

Cosa sono gli incendi zombie?

Ma andiamo per ordine: cosa sono gli incendi zombie? In sostanza, ciclicamente, le torbiere dell’Artico si incendiano senza un’apparente causa scatenante, all’improvviso. Quando il fenomeno ha iniziato a presentarsi, tutti pensavano che la colpa fosse di alcuni incendi avvenuti durante la stagione fredda (in particolare d’inverno).  L’idea era semplice: gli incendi in questione non si erano mai davvero spenti, continuavano semplicemente a bruciare sottoterra.

Così facendo venivano tenuti a bada da neve e ghiaccio, per poi tornare in vita (sì, proprio come gli zombie) con l’arrivo del caldo. Nonostante la spiegazione per molti versi avesse senso, diverse analisi hanno sollevato non poche perplessità. Moltissimi studiosi hanno iniziato ad analizzarli con maggiore attenzione, in concomitanza con l’attuale più intensa incidenza in Alaska, nel Canada e nella Siberia.

Cosa li provoca?

A fare delle ricerche più approfondite, comparando il fenomeno attuale con ciò che avveniva in passato, sono stati gli studiosi della School of Mathematical Sciences della University College of Cork, capeggiati dal dottor Eoin O’Sullivan. Come lo scienziato e il suo team spiegano in uno studio recentemente pubblicato, l’intensificarsi degli incendi zombie è dovuto al riscaldamento globale.

Come mai? Perché la torba artica è composta da microbi, che rispondono al calore sempre più intenso dell’atmosfera generando ulteriore calore, cosa che a sua volta fa bruciare per mesi (se non addirittura anni) gli strati sotterranei. Secondo gli studiosi, questo può accadere senza che ci sia mai stato un incendio in quel punto e senza che vengano raggiunte le temperature fisiche reali per far bruciare il suolo. In sostanza,  l’aumento delle temperature atmosferiche surriscalda i terreni torbosi e i suoi microbi fino a scatenare una sorta di combustione spontanea.

Quali sono le conseguenze?

Purtroppo, le conseguenze di questi incendi zombie sono tutto fuorché leggere o da trascurare. Come spiega il team di O’Sullivan, infatti, nei suoli torbosi artici sensibili alle alte temperature è intrappolato più carbonio di quanto si possa trovare nell’intera atmosfera, e questi incendi ne stanno rilasciando gigatonnellate.

Si tratta di un circolo vizioso, perché queste quantità così elevate di carbonio possono rendere i cambiamenti climatici ancora peggiori, il che significa più incendi, cambiamenti più radicali, condizioni meteorologiche sempre più estreme e così via. Purtroppo, sembra che l’unica soluzione per prevenirli sia la variabilità climatica. Ma ci si può davvero riuscire?

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