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A causa del riscaldamento globale i metalli tossici nei fiumi sono raddoppiati in 30 anni

Il riscaldamento globale sta riempieno i fiumi di metalli tossici: ecco in che modo questo fenomeno si verifica in differenti aree

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Metalli tossici nei fiumi Fonte foto: 123RF

Una ricerca ha svelato come i fiumi di montagna del Colorado siano contaminati a causa del riscaldamento globale. Lo Stato americano, che ogni anno attira milioni di turisti grazie ai suoi magnifici panorami, presenta un aumento di metalli pesanti tossici nei propri fiumi. Un fenomeno verificato anche nei corsi d’acqua artici. Si teme che possa essere più diffuso di quanto si creda.

Metalli pesanti nei fiumi

Nel corso degli ultimi decenni i ricercatori hanno osservato un aumento considerevole di metalli pesanti nei torrenti di montagna. A lungo non si è compresa la causa scatenante di questo fenomeno ma, dopo aver analizzato ben 40 anni di dati sulla chimica dell’acqua di ben 22 torrenti di montagna del Colorado, ecco la risposta.

È stato scoperto come la concentrazione di rame, solfato e zinco siano raddoppiate nel corso degli ultimi 30 anni. In merito è stato pubblicato uno studio di Water Resources Research, che ha svelato come il clima più secco e, in generale, la riduzione del flusso dei torrenti, siano responsabili di circa la metà dell’aumento.

Il resto è dovuto con ogni probabilità allo scongelamento dei ghiacci sotterranei, a contatto dunque con un numero maggiore di rocce. Tutto ciò ha come conseguenza un maggior rilascio di metalli contenuti, in esse contenute.

La diluzione dell’acqua colma di metalli fa in modo che per ora ciò non rappresenti un problema significativo, una volta raggiunte le città a valle. Differente è il discorso per le comunità montane. In quest’aria infatti l’acqua potrebbe richiedere un trattamento ulteriore, al fine di renderla sicura. Una problematica destinata certamente ad aumentare, considerando il continuo riscaldamento del clima.

Perché i fiumi d’Alaska diventano arancioni

Desta allarme anche la condizione dei fiumi dell’Alaska. Si stanno infatti tingendo di arancione. Un fenomeno simile a quanto si verifica a ridosso delle miniere. Si parla di drenaggio acido delle miniere, in quel caso.

Ciò avviene quando composti come il solfuro di ferro vengono esposti all’acqua o all’aria. Il pH dell’acqua crolla e si verifica il rilascio di metalli tossici nell’ambiente. Ciò può provocare, come impatto visivo, una tinta color ruggine e arancio dei fiumi. In Alaska, nella catena montuosa Brooks Range dove è stato osservato il fenomeno, non ci sono però miniere.

Uno studio condotto da scienziati del National Park Service e dell’Università della California Davis, in collaborazione con i colleghi dello US Geological Survey e dell’Environment and Natural Resources Institute dell’Università dell’Alaska di Anchorage, ha provveduto a dare una risposta.

In questo specifico territorio dell’Alaska sono ben 75 i corsi d’acqua affetti da tale problematica. Il pH medio è estremamente acido (2,3). Rilevate inoltre elevate concentrazioni di metalli inquinanti come rame, ferro, piombo e nichel, ma non solo. La colpa è del riscaldamento globale, catalizzato dalle emissioni di anidride carbonica e altri gas. Ciò sta inducendo un’accelerazione dello scioglimento del permafrost, ovvero il ghiaccio perenne.

La fusione di quest’ultimo libera minerali metallici intrappolati nel passato, consentendo l’interazione con l’acqua e l’ossigeno dell’aria. Il processo rilascia metalli tossici nell’acqua dei fiumi, che diventano così arancioni. Un problema enorme, che va ben oltre la colorazione.

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