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Switch off digitale terrestre: quando dovremo cambiare TV?

Le emittenti TV locali sono in una sorta di Limbo e chiedono una data ufficiale per l'arrivo del nuovo sistema DVB-T2: quando sarà lo switch off?

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Nessuna notizia sulla data definitiva dello switch off, quella in cui tutte le trasmissioni passeranno dall’attuale standard digitale terrestre DVB-T1 con codifica Mpeg-4 al nuovo DVB-T2 con codifica HEVC Main-10 (cioè H.265). E non è una buona notizia, almeno non per tutti a leggere le parole di Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti-Corallo, l’associazione delle TV e delle radio locali italiane che rappresenta circa 600 imprese radiotelevisive. Secondo Rossignoli, infatti, “con le attuali trasmissioni in DVB-T/MPEG-4 l’emittenza televisiva locale ha spazi radioelettrici troppo ridotti per poter trasmettere i programmi con adeguata qualità tecnica“.

Mpeg-4 penalizza le TV locali

Secondo i piani iniziali del Ministero dello Sviluppo economico (piani fatti ormai diversi anni fa, e più volte modificati a dire il vero), la transizione al nuovo digitale terrestre di seconda generazione avrebbe dovuto portare allo spegnimento di un gran numero di frequenze televisive e all’utilizzo di un numero ridotto di esse.

Ma senza penalizzare nessuno, perché passando al nuovo codec H.265 HEVC bastano meno frequenze per trasmettere la stessa quantità di canali TV e radio, anche in alta definizione/qualità. Ma con l’Mpeg-4 questo non è possibile: per continuare a trasmettere tutti bisogna abbassare la qualità (per la precisione il bitrate).

Le frequenze, quelle della ormai famosa “banda 700“, sono state rilasciate dalle TV locali ormai da mesi e saranno usate dagli operatori telefonici per la rete 5G, quindi non torneranno mai indietro, ma il codec HEVC non è ancora diventato obbligatorio e, cosa ancor più grave per le TV locali, non c’è una data ufficiale per completare lo switch off.

Le TV e le radio locali, quindi, si trovano oggi in una sorta di Limbo e non vedono la minima via d’uscita.

Devo cambiare TV?

Secondo Aeranti-Corallo il motivo di questo ritardo nell’adozione del DVB-T2 è la pressione fatta da alcuni operatori TV nazionali sul Governo. La teoria di questi operatori è che “una parte rilevante di utenza non sarebbe ancora dotata di ricevitori (tv e/o decoder) idonei alla ricezione DVB-T2/HEVC“.

Cioè, in pratica, che ci sarebbero ancora troppe vecchie TV da sostituire. Per la precisione, troppe TV comprate prima del 2018, anno a partire dal quale non si possono più vendere TV non pronte allo switch off.

Quindi, sempre secondo Aeranti-Corallo, se non siamo ancora passati al DVB-T2 è perché i grandi network televisivi temono di perdere spettatori (e quindi incassi pubblicitari) a causa del fatto che molte vecchie TV non funzioneranno più col nuovo segnale televisivo.

Quando arriva il DVB-T2: la data

In tutta questa questione una cosa è certa, anche se in molti lo negano: le vecchie TV non compatibili non sono nemmeno connesse a Internet, quindi non è possibile contarle ad una ad una, né fare stime attendibili di quante TV da cambiare ci siano ancora in Italia. C’è chi dice qualche centinaio di migliaia, c’è chi parla di milioni di apparecchi da rottamare.

Aeranti-Corallo dice che qualunque sia questo numero non importa, bisogna andare avanti e almeno fissare la data di chiusura della transizione, al massimo entro il 2023: “Riteniamo che debba essere fissata al più presto e, comunque entro il corrente anno 2023, la data per il passaggio dell’intero sistema televisivo nazionale (tv nazionali e tv locali) alla tecnologia DVB-T2/HEVC. Solo in questo modo ci sarà una accelerazione della vendita dei televisori e dei decoder idonei alla ricezione della nuova tecnologia“.

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