Circa il 15% dei terreni coltivabili del mondo è inquinato da metalli tossici
Una gran percentuale dei terreni coltivati è inquinato da metalli tossici: a rischio quasi un miliardo di persone in quattro aree del mondo
Una nuova ricerca scientifica ha rivelato che circa un sesto delle terre coltivabili sulla Terra è ormai contaminato da metalli pesanti tossici. Una condizione che, comprensibilmente, ha gravi implicazioni per la salute umana e la sicurezza alimentare.
Terreni inquinati
Lo studio è stato condotto dall’American Association for the Advancement of Science (AAAS) e in seguito pubblicato sulla rivista Science. I dettagli che emergono evidenziano come sostanze particolarmente dannose superino i limiti di sicurezza in molte aree agricole del pianeta:
- arsenico;
- piombo;
- cadmio;
- nichel.
È stata sfruttata un’analisi approfondita di oltre 1.000 studi regionali, con l’introduzione nel processo di ricerca di un’intelligenza artificiale. Alla fine dei test, i ricercatori hanno stimato una percentuale spaventosa di terreni coltivati e ormai ampiamente inquinati: tra il 14% e il 17% su scala globale.
Un totale di circa 242 milioni di ettari, corrotti da almeno uno dei metalli citati. Un tipo di inquinamento che può avere purtroppo degli effetti duraturi e devastanti. Il riferimento, come detto, non va soltanto alle colture e agli ecosistemi (è già grave di per sé), ma anche alla salute pubblica.
Così come risuona ormai l’allarme delle microplastiche nel mare, che finiscono nel nostro piatto, è facile comprendere la connessione diretta tra questa condizione e il nostro stato di salute.
Un miliardo di persone a rischio
I dati geospaziali sulla contaminazione, combinati con la distribuzione della popolazione nelle varie aree del mondo, hanno consentito al team di scienziati di tirare le somme. Il riferimento va al numero di soggetti potenzialmente a rischio. La stima va da 900 milioni a 1,4 miliardi di persone. Ecco la cifra che attualmente si stima viva in territori considerati ad alto rischio inquinamento.
Le regioni più colpite sono le seguenti:
- Asia meridionale;
- Asia orientale;
- Medio Oriente;
- Africa.
In queste zone, non totalmente, i livelli di metalli tossici superano abbondantemente le soglie considerate sicure per l’agricoltura e la salute umana. L’attenzione è richiamata soprattutto dal cadmio, che è risultato essere il metallo tossico più diffuso sul nostro pianeta. Può facilmente bioaccumularsi nelle piante e negli animali da allevamento. Di fatto il suo ingresso nella catena alimentare umana è decisamente “facilitato”.
Ecco le parole della dottoressa Liz Rylott, biologa dell’Università di York: “Queste sostanze naturali, spesso indicate come metalli pesanti, causano una serie di problemi di salute devastanti, tra cui lesioni cutanee, danni al sistema nervoso e agli organi, e vari tipi di cancro”.
Sappiamo che l’inquinamento del suolo da metalli pesanti può durare decenni. Di fatto certe porzioni andrebbero bonificate profondamente e abbandonate per un bel po’ di anni. Una prospettiva che, lo sappiamo bene, è irrealizzabile.
Siamo però purtroppo consapevoli della deriva autodistruttiva che la nostra specie ha intrapreso ormai da generazioni. Non soltanto distruggiamo il pianeta che ci ospita, l’unico in grado di farlo (stando alle nostre attuali conoscenze). Siamo giunti al punto di inquinare il nostro cibo e quello dei figli che sosteniamo di voler proteggere.