SICUREZZA INFORMATICA

Video porno su YouTube, restrizioni aggirate grazie a una falla

Alcuni siti per adulti usano la piattaforma video di Google come storage gratuito per il materiale a luci rosse, sfruttando una scappatoia presente nel servizio

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Fonte: Shutterstock

Una lotta tra gatto e topo. È quella che conduce ormai da anni YouTube contro la pubblicazione di contenuti porno. Questa volta però il topo ha trovato un altro modo per aggirare le politiche restrittive della piattaforma video: una backdoor che consente di caricare i video osceni.

Secondo quanto riporta infatti il sito internet torrentfreak.com, i pirati sfrutterebbero una scappatoia nei servizi di Google per immagazzinare il materiale a luci rosse su YouTube e poi condividerlo sui loro siti internet. Il tutto violando i diritti di copyright dell’industria del porno. La piattaforma di Mountain View viene comunque usata solo come storage gratuito: i contenuti “indecenti” infatti non vengono pubblicati, ma solo salvati sui server di Google. E non essendo “visibili”, il materiale riesce a superare tranquillamente le norme di YouTube sul diritto d’autore.

Come i pirati sfruttano il bug di YouTube

La tecnica messa a punto dai pirati informatici, come visto, utilizza il servizio hosting di YouTube. La piattaforma infatti dà agli utenti la possibilità di scegliere se pubblicare o meno i video caricati. Il trucco utilizzato da alcuni gestori di siti per adulti per aggirare i controlli di YouTube è quindi abbastanza semplice: una volta che i contenuti sono stati caricati, vengono poi incorporati dai pirati sui loro website tramite il dominio GoogleVideo.com. Nonostante dunque i limiti restrittivi previsti da YouTube sulla pubblicazione di materiale hot e sul diritto d’autore, questi video finiscono comunque sui server di Google.

Violazione di copyright

La scoperta di questo bug nei servizi di Google preoccupa molto l’industria del porno che alza il dito contro tutti quei siti di hosting che permettono ai pirati di guadagnare molti soldi violando il copyright sul diritto d’autore. Il contenuto a luci rosse infatti, non essendo visibile, diventa più difficile da individuare e bloccare.

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