Sesso in webcam e ricatto, truffe in aumento: come difendersi
Gli utenti sono adescati nei social grazie a profili falsi di ragazze particolarmente avvenenti. Si finisce, però, in un vortice di ricatti e richieste senza fine
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Redazione
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Il fenomeno divenne di rilievo a cavallo tra il 2013 e 2014, quando i primi casi divennero di dominio pubblico anche in Italia. Da allora le truffe legate al sesso in webcam (prestazioni “sessuali” virtuali che si consumano con l’ausilio di una webcam, per l’appunto) sono in costante crescita. I casi sono piuttosto generalizzati e riguardano un po’ tutta la Penisola: l’ultimo caso reso noto dalle forze di polizia ha riguardato un professionista di Bolzano, ma nei mesi precedenti tentativi di truffa analoghi si erano registrati in Sicilia e Campania. Insomma, nessuno è al sicuro.
Il funzionamento di questa truffa ricalca, al netto di qualche piccolissima differenza, sempre lo stesso schema. Da un giorno all’altro si viene contattati su un social network – Facebook, nella stragrande maggioranza dei casi – da un’avvenente ragazza (straniera, ma non necessariamente) che propone all’utente di “divertirsi” via computer. Se si accetta, si passa immediatamente dalle parole ai fatti: la ragazza accende la sua webcam e invita l’uomo a fare la stessa cosa. I due si intrattengono per qualche minuto, in un rapporto sessuale a distanza e tutto sembra poter finire lì. È a questo punto, invece, che inizia l’incubo: nel giro di qualche minuto si riceve un nuovo messaggio privato, con il quale la ragazza chiede una cifra elevata (che può arrivare anche ad alcune migliaia di euro) per non diffondere il video della nostra “prestazione” sul web. Un ricatto in piena regola, al quale molti cedono per un misto di paura e vergogna che il proprio “peccato” possa essere rivelato.
Si tratta, spiegano gli uomini della Polizia di Stato, del più grande errore che si può commettere. Pur pagando, infatti, non si ha la certezza che il filmato sia cancellato, né che gli “aguzzini” la smettano di ricattarci. Il consiglio, si legge in un post del profilo ufficiale “Una vita da social” è di non accettare amicizie da persone che non si conoscono direttamente: anche se i social network sono molto utili per conoscere nuove persone e fare nuove amicizie, non si può mai sapere chi si nasconde dietro la tastiera. Se, invece, si dovesse finire nella “rete” dei ricattatori, la prima cosa da fare è denunciare il tutto alle autorità competenti e parlarne con amici e familiari: se si compie la prima mossa si sarà sempre un passo avanti rispetto ai cybercriminali. Inoltre, un’occhiata ai consigli della campagna “Pensa prima di condividere”, realizzata dal Ministero della Giustizia in collaborazione con Facebook, possono aiutare a chiarire le idee sull’importanza di alcune pratiche online.
A dimostrazione che si tratta di un fenomeno mondiale, troviamo anche i suggerimenti che la Polizia di Bangor (Stati Uniti, Stato del Maine) dà ai suoi utenti Facebook. Si tratta, a dir la verità, di consigli molto “crudi”, che in alcuni casi potrebbero anche risultare offensivi. Il breve elenco, comunque, si può riassumere in una frase: guardati allo specchio e pensa quante possibilità ci siano che una giovane donna avvenente possa chiederti l’amicizia e voglia fare del sesso – seppur virtuale – con te. Insomma, piuttosto diretti, ma in molti casi “salvifici”: pensate, si conclude il post sull’account Facebook del distretto di polizia, a quanti soldi vi abbiamo fatto risparmiare.
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