SCIENZA

Le zanzare maschio saranno geneticamente modificate per avvelenare le femmine

Le zanzare maschio geneticamente modificate avveleneranno le femmine, uccidendole: ecco una soluzione alla diffusione di malattie come la febbre dengue

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Fonte: 123RF

Una ricerca australiana ci consente di ipotizzare un futuro differente per quanto riguarda l’azione delle zanzare e il rischio che rappresentano. Di fatto si lavora alla modifica genetica degli esemplari maschi, al fine di avvelenare le femmine della specie.

Zanzare modificate

L’obiettivo cardine di questa ricerca è quello di controllare i focolai e, di conseguenza, la diffusione di malattie trasmesse attraverso le zanzare. Si pensi ad esempio alla febbre dengue, che provoca ogni anno 390 milioni di casi in tutto il mondo.

La modifica genetica trasformerebbe di fatto i maschi in esemplari tossici, in grado di avvelenare le femmine con lo sperma. Un nuovo metodo di controllo della popolazione, che passa attraverso una ingegnerizzazione genetica molto avanzata.

In pratica i maschi andranno a produrre delle proteine velenose di ragno e anemone di mare. Durante l’accoppiamento andranno a infettare la femmina, riducendo considerevolmente la durata della sua vita.

È tutto frutto del lavoro dei ricercatori della Macquarie University, che hanno testato la “tecnica del maschio tossico”. Il tutto su una specie particolare, che causa la diffusione di malattie come la febbre dengue, Zika e altri virus letali.

La ricerca

Sam Beach, autore principale della ricerca, ha spiegato come questo tipo di approccio possa essere sfruttato per una soppressione rapida dei focolai di malattie trasmesse tramite le zanzare. Il tutto senza dover spruzzare quantità enormi di insetticidi, che possono decimare gli insetti locali. Un intervento mirato, dunque: “Idealmente ciò che stiamo provando a ottenere è che una zanzara maschio si accoppi con una femmina e questa muoia immediatamente”.

Perché prendere di mira le zanzare femmina? Soltanto loro si nutrono di sangue. In genere procedono ad accoppiarsi entro 24-48 ore dall’emersione. Possono però vivere e continuare a mordere per diverse settimane, il che contribuisce alla diffusione della malattia.

Stando allo studio, questa tecnica del maschio tossico potrebbe ridurre i tassi di alimentazione del sangue dal 40 al 60%. Il fatto che la strategia sia così mirata lascia sperare Beach in un impatto quasi immediato sui dati della trasmissione.

In merito si è espresso anche il dottor Tom Schmidt, biologo evoluzionista dell’Università di Melbourne (non coinvolto nella ricerca). Ha spiegato come la resistenza ai pesticidi sia un problema globale, che deve spingere gli scienziati a sviluppare differenti approcci utili alla gestione dei parassiti.

“Le zanzare diventano resistenti agli insetticidi molto rapidamente e possono diffondere la resistenza. Possono evolverla e possono anche diffonderla salendo su barche e aerei e spargendola in tutto il mondo”.

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