Ailanto, la specie di pianta aliena e invasiva di cui è meglio liberarsi
L'ailanto è una specie invasiva che cresce rapidamente, non teme l'inquinamento né gli sbalzi climatici ed è difficile da estirpare: quali danni può causare?
C’è una pianta che sta colonizzando silenziosamente città, campagne e perfino siti archeologici. Si chiama ailanto, o Ailanthus altissima, e se cresce in giardino è davvero meglio liberarsene. Originario dell’Asia, questo “albero del paradiso” ha un nome poetico, ma effetti devastanti sugli ecosistemi. È una delle più aggressive piante invasive in Italia, tanto che l’Unione Europea la considera una specie aliena da contenere. Ma perché è così diffusa? E cosa la rende tanto pericolosa?
Cos’è l’ailanto: una pianta infestante travestita da ornamentale
L’ailanto è stato introdotto in Europa nel XVIII secolo come albero ornamentale, apprezzato per la sua crescita rapida e la resistenza ai climi difficili. Per molto tempo ha goduto di un’ottima reputazione, al punto da essere piantato nei giardini pubblici e privati. Ma questa pianta ha mostrato presto un lato meno idilliaco.
Oggi è il vegetale è considerato un esempio emblematico di specie vegetali aliene, introdotte dall’uomo in ambienti dove non esistevano prima, e che riescono a sopraffare la flora autoctona. L’ailanto cresce rapidamente, si adatta a ogni tipo di suolo e si riproduce con facilità, sia per seme che tramite le sue radici estese. In breve: è un invasore instancabile.
Dove cresce l’ailanto: dai marciapiedi alle rovine antiche
Una volta che s’inizia a farci caso, è facile notare che l’ailanto è ovunque: lungo le ferrovie, ai bordi delle strade, nei cantieri abbandonati e persino tra le pietre di siti archeologici. In città colonizza senza difficoltà terreni incolti, discariche dismesse o aree degradate, proprio perché tollera bene gli inquinanti. È difficile trovare un’altra pianta capace di prosperare così bene in ambienti ostili.
Le sue radici si estendono per oltre venti metri, generando nuovi cloni della pianta originaria. Questo lo rende particolarmente difficile da eliminare: tagliarlo o potarlo può persino stimolarne la ricrescita.
Perché è importante liberarsi dell’ailanto
Chi si ritrova un ailanto in giardino spesso non sa cosa ha di fronte. Le sue foglie imparipennate, ovvero composte da una serie di foglioline disposte lungo una nervatura centrale, possono trarre in inganno. Ma è fondamentale riconoscerlo, perché se cresce questa pianta in giardino è meglio liberarsene al più presto.
L’ailanto danneggia le piante autoctone, modificando il suolo in cui cresce e riducendo la biodiversità. In ambiente urbano, è anche problematico per chi soffre di allergie, a causa dei suoi pollini. Inoltre, può attrarre insetti nocivi per l’agricoltura, aumentando il rischio d’infestazioni.
Lotta all’ailanto: un’impresa difficile ma non impossibile
Eradicare l’ailanto non è semplice. Non basta sradicare la pianta: bisogna agire anche sulle radici profonde. Sono in corso studi su erbicidi mirati e, in alcune aree protette come le isole dell’Arcipelago Toscano o delle Tremiti, si sta tentando una rimozione completa.
Chi desidera eliminare l’ailanto dal proprio terreno dovrebbe farlo con metodo: tagli regolari, uso di diserbanti specifici e attenzione a non danneggiare altre specie. Rivolgersi a un esperto è consigliabile, soprattutto in contesti urbani o vicini ad aree verdi protette.
Un albero tra cultura e minacce ecologiche
Curiosamente, l’ailanto ha anche un posto nella letteratura: è la pianta simbolica del romanzo Un albero cresce a Brooklyn, di Betty Smith, e pare fosse molto amato da Elsa Morante. Ma oggi è diventato l’emblema di un altro fenomeno: la difficoltà dell’uomo nel contenere le specie aliene invasive che lui stesso ha introdotto. Riconoscerlo e imparare a gestirlo è un passo fondamentale per proteggere gli ecosistemi locali e garantire un equilibrio ambientale più sano.