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SCIENZA

Perché l'abbandono dei terreni agricoli può mettere a rischio ecosistemi e biodiversità?

Sempre più terreni agricoli vengono abbandonati (specialmente in Europa) perché considerati troppo poco redditizi: le conseguenze sull'ambiente sono enormi

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È un argomento di cui si dibatte sempre più spesso in ambito scientifico: l’abbandono dei terreni agricoli sta provocando e può continuare a provocare conseguenze di ampia, ampissima portata. Alcune ripercussioni sono particolarmente evidenti in Europa, con consistenti alterazioni della biodiversità e modifiche evidenti degli ecosistemi, ma in generale tutto il mondo sta subendo i contraccolpi di quello che è un fenomeno sempre più frequente.

Dietro all’abbandono delle aree che un tempo erano dedicate a diverse coltivazioni ci sono molte ragioni, ma quella più determinante è il riscaldamento globale, che portando a un clima sempre più incerto e a condizioni meteorologiche difficili sia da prevedere che da fronteggiare, ha condotto moltissime persone a lasciare le terre cercando fortuna in altri settori.

La recente riflessione sui terreni agricoli

Il più recente spunto di riflessione sull’abbandono dei terreni agricoli nel mondo ci è stato fornito da un interessante podcast andato in onda sulla National Public Radio, organizzazione no-profit ed emittente radiofonica degli Stati Uniti, che dal 1970 produce e distribuisce informazioni e programmi culturali. Durante il podcast il divulgatore Dan Charles ha raccontato la sua esperienza nel villaggio di Tyurkmen (Bulgaria meridionale): un piccolo paese che fino a dieci anni fa contava 1.200 abitanti e che oggi ne conta meno di 200.

Charles ha spiegato che la causa di questo decremento sensibile è proprio il fatto che agricoltori e pastori non erano più nelle condizioni di portare avanti le proprie attività: il cambiamento climatico, la siccità, la scarsità dell’acqua e gli eventi estremi hanno reso impossibile lo svolgimento del loro lavoro. Charles ha anche interloquito con una ricercatrice della University of Göttingen, Gergana Daskalova, che ha reso ancora più chiara la situazione.

«Questa è una situazione comune in tutto il mondo: è successo un secolo fa nella parte settentrionale dello stato di New York e in alcune parti del New England. La parte peggiore è che l’esodo di agricoltori e pastori ha portato a una trasformazione del paesaggio: i terreni agricoli abbandonati si sono tramutati in foreste. Più di recente, gli agricoltori hanno abbandonato le terre nell’Europa orientale, in India, in Asia centrale, in Giappone, in Corea del Sud. Tutto ciò sta avendo un profondo effetto sugli ecosistemi, eppure si fa finta di nulla».

Gli studi sull’abbandono dei terreni agricoli

La riflessione della dottoressa Daskalova riapre, come accennavamo all’inizio, un dibattito estremamente sentito in ambito scientifico. Già nel 2020 un report dell’European Environment Agency aveva sottolineato come l’abbandono dei terreni agricoli porti a una drammatica uniformazione dei paesaggi. L’agricoltura tradizionale, infatti, crea quelli che vengono definiti “paesaggi mosaico“, composti da una varietà di habitat come campi, siepi, pascoli e boschetti che a loro volta ospitano numerose specie animali e vegetali, molte delle quali si adattano esclusivamente a questi contesti.

L’abbandono porta a far decrescere le popolazioni di specie caratteristiche e non solo: spesso i terreni non più coltivati vengono colonizzati da specie invasive, che possono soppiantare le piante autoctone e alterare l’equilibrio ecologico. Ancora, alcuni enti internazionali (tra cui la Food and Agriculture Organization) hanno dimostrato che contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’abbandono dei terreni non sempre porta al recupero del suolo: in molte aree l’assenza di pratiche agricole sostenibili accelera il processo di erosione e degrado.

La funzione dei terreni agricoli e le soluzioni

Sia le riflessioni della dottoressa Daskalova che gli studi svolti in materia non lasciano dubbi: il mantenimento e la cura dei terreni agricoli è essenziale per il benessere del pianeta. Per capirlo ancora meglio occorre tenere a mente che questi terreni non solo offrono cibo e riparo a diverse specie, ma sono anche responsabili di passaggi fondamentali per l’equilibrio ambientale, tra cui la cattura del carbonio, la regolazione del ciclo idrico e il mantenimento della fertilità del suolo.

Tornando alle specie presenti su queste aree coltivate e alla biodiversità, bisogna anche ricordare che a dipendere da loro sono per esempio gli uccelli nidificanti e le api e gli altri insetti impollinatori, che beneficiano della presenza di colture grazie all’ampia disponibilità di fiori e altre risorse necessarie per la loro sopravvivenza. Quali possono essere, dunque, le soluzioni? Sicuramente il ripristino di alcune aree, non senza, però, adeguate politiche di sostegno economico. L’appello va dunque rivolto ai Paesi del mondo, che dovrebbero attivarsi per cambiare la situazione nel più breve tempo possibile.

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