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Apple perderà un sacco di soldi nel 2024: ecco perché

Apple rischia di perdere un sacco di soldi nel 2024 a causa di una riduzione delle entrate dei servizi per via di questioni normative

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Fonte: Silver Wings/Shutterstock

Nel corso degli ultimi anni, Apple ha registrato una forte crescita del fatturato, riuscendo a ridurre, almeno in parte, la sua dipendenza dalle vendite di iPhone che, nel corso del terzo trimestre del 2023, hanno rappresentato “solo” il 48,9% dei ricavi.

Una porzione sempre più rilevante del fatturato della casa di Cupertino è ricoperta dai servizi che, nell’ultima trimestrale, hanno quasi raggiunto il 25% degli 89,5 miliardi di dollari incassati dall’azienda. In questa voce rientrano diversi business di Apple.

Oltre agli abbonamenti, come Apple Music, iCloud+ e Apple One, tra i servizi sono comprese anche le entrate dell’AppStore, visto che Apple guadagna una commissione su ogni transazione effettuata dagli utenti. Il 2024, però, rischia di essere un anno difficile per il business dei servizi di Apple.

Il sideloading è una minaccia per Apple

Un report del Financial Times mette in evidenza le principali minacce che Apple dovrà affrontare nel corso del 2024 e che potrebbero costare all’azienda un calo significativo dei ricavi derivanti dai servizi nel corso del prossimo futuro.

Mentre le vendite di iPhone continuano a viaggiare a ritmi sostenuti, con un dominio della fascia alta (il 71% degli smartphone venduti in USA con prezzo superiore ai 600 dollari sono iPhone, come fa notare un recente report di Counterpoin Research), per i servizi ci sono alcune grane normative all’orizzonte.

Nel corso del 2024, infatti, Apple dovrà affrontare la questione del sideloading che porterà all’apertura di iOS e iPadOS. Per rispettare la normativa UE, infatti, l’azienda di Cupertino dovrà consentire agli utenti di poter scaricare app al di fuori dell’AppStore e di utilizzare sistemi di pagamento alternativi a quelli previsti da Apple (con la perdita di tutte le commissioni collegate).

Attualmente, Apple applica una commissione del 30% che, in alcuni casi, si riduce al 15%. La perdita di queste commissioni andrà a ridurre i ricavi dai servizi. Da notare, inoltre, che la stessa normativa UE potrebbe essere applicata anche in altri Paesi.

Negli ultimi giorni, ad esempio, si parla di un possibile provvedimento analogo in Giappone, storicamente uno dei mercati più forti di Apple, che potrebbe obbligare l’azienda a introdurre il sideloading su iPhone e iPad nel corso del prossimo futuro. Per gli utenti si tratta di una buona notizia: le app potrebbero costare di meno.

Secondo alcune stime (Apple non riporta pubblicamente i risultati del suo store) dalle vendite dell’AppStore, l’azienda otterrebbe circa 7 miliardi di dollari all’anno. A questi andrebbero aggiunte le commissioni sulle transazioni in-app delle applicazioni scaricate dall’AppStore.

Un utente che scarica un gioco dall’AppStore e effettua un acquisto in app, infatti, contribuisce al bilancio di Apple. Parte del pagamento allo sviluppatore (utilizzando sempre il sistema di pagamento interno di Apple) entra nelle casse di Cupertino.

La sconfitta di Google in tribunale colpirà Apple?

Da non sottovalutare, inoltre, sono gli effetti del caso antitrust che ha visto protagonista Google negli USA. Il processo ha svelato i dettagli dell’accordo tra Apple e Google con quest’ultima che ha versato oltre 26 miliardi di dollari per restare il motore di ricerca predefinito dei prodotti Apple. La sconfitta di Google in tribunale potrebbe bloccare accordi simili in futuro, con una ulteriore perdita significativa per il bilancio di Apple.

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