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Altra batosta per Apple: nuova libertà per gli utenti

Crolla un altro monopolio di Apple: la mela morsicata cede alla UE e apre l'accesso al chip NFC alle app wallet e pay di terze parti

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A breve gli utenti Apple potranno respirare una nuova boccata di libertà, se lo vorranno, scegliendo con che app gestire le proprie carte di pagamento e, in generale, tutti i pagamenti contactless. Apple, infatti, sta per permettere agli sviluppatori di terze parti di avere accesso al chip NFC anche per i pagamenti e non solo per la lettura dei tag.

Ancora una volta, però, questa “concessione” di Apple non è affatto spontanea: è stata la UE ad obbligare la mela morsicata ad aprire il suo NFC al termine di un’indagine per abuso di posizione dominante iniziata a giugno 2020.

NFC: la UE contro Apple

Il 16 giugno 2020 la Commissione Europea ha aperto un’indagine antitrust per verificare se Apple Pay violasse le regole Ue sulla concorrenza. Questo perché, impedendo agli sviluppatori terzi l’accesso diretto al chip NFC, di fatto Apple impedisce loro di gestire i dati delle transazioni economiche.

E se su iPhone non può esserci un’app realmente alternativa ad Apple Pay, logicamente non ha senso nemmeno un’app alternativa a Wallet: che te ne fai delle carte di pagamento sul telefono, se poi non puoi usarle per pagare?

Tanto è vero che, il 2 maggio 2022, la Commissione ha formalizzato l’accusa di abuso di posizione dominante, ritenendo illegale il limite imposto da Apple all’accesso all’input NFC.

Apple inizialmente ha contestato l’accusa, ritenendola infondata, ma di fronte al fatto che la Commissione Europea non ha indietreggiato di un solo passo ha dovuto accettare la sconfitta, proponendo alcune misure di mitigazione del problema e impegnandosi a mantenere queste promesse per 10 anni.

NFC: le promesse di Apple

Per chiudere la questione, ed evitare una pesantissima multa, Apple ha proposto di permettere agli sviluppatori terzi l’accesso al chip NFC di iPhone e iPad, anche se non direttamente ma tramite un sistema di API, cioè un’interfaccia software gestita da Apple stessa.

Altra promessa molto importante da parte di Apple è quella di permettere l’accesso al Face ID per autorizzare i pagamenti. Come ben sappiamo, infatti, ormai in Europa è obbligatoria l’autenticazione forte, anche tramite fattore biometrico. Le app di pagamento di sviluppatori terzi, inoltre, potranno essere impostate come app predefinite.

Cosa cambia per l’utente

Dopo l’obbligo di usare la porta USB per la ricarica degli iPhone e iPad, l’obbligo di aprire alle app di wallet di terze parti è la seconda grande batosta data dall’Unione Europea ad Apple.

Esattamente come è successo per l’USB, con un gran numero di accessori che finalmente si possono usare anche con gli iPhone, lo stesso accadrà con i wallet e le app di pagamento: gli utenti avranno finalmente la possibilità di scegliere se continuare a usare l’app predefinita di Apple, oppure cambiarla.

Quasi certamente la maggior parte degli utenti continuerà ad usare Apple Wallet e Apple Pay, perché ha esigenze di base, perché conosce le app e si trova bene. Ma se vorrà di più, se ha bisogno di funzioni più avanzate, allora potrà finalmente averle anche su iPhone.

I wallet “di Stato”

Infine, c’è da ricordare una cosa molto importante: l’obbligo per Apple di aprire il suo ecosistema ad app wallet/pay di terze parti arriva contestualmente all’inizio dello sviluppo, in Italia e in Europa, di IT Wallet e Eudi Wallet.

Cioè delle piattaforme statali ed europee di wallet che, nei prossimi anni, saranno lanciate gratuitamente in tutto il continente. Queste piattaforme saranno delle app portafoglio per contenere i documenti degli utenti, come la patente di guida e la carta d’identità, ma potrebbero essere utilizzate anche per contenere le carte di pagamento.

In entrambi i casi, infatti, si tratta di proteggere delle informazioni estremamente sensibili dell’utente, archiviando i suoi dati sul suolo nazionale o europeo. Con Apple Pay, Google Pay, Samsung Pay e tutte le altre app analoghe attualmente in circolazione, invece, non è affatto detto che questi dati non vadano a finire all’estero.

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