SCIENZA

Forme di vita mai viste prima: dalle viscere della Terra l'accesso a nuovi mondi

All'interno di grotte secolari si trovano delle forme di vita che ci svelano nuove verità sulla vita su Marte. E su cosa succedeva nelle fasi primordiali della Terra

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Fonte: Hawaii Edu/ Jimmy Saw

Studiosi e ricercatori lo sanno bene, ma val la pena ribadirlo: a volte le più grandi verità si nascondono all’interno di piccole, piccolissime cose. Per quanto questa possa sembrare una frase esistenziale/sentimentale, è anche un’enorme consapevolezza scientifica, come dimostrano i batteri che spiegano la vita su Marte.

Sì, stiamo parlando proprio della possibilità, sempre più concreta, che sul Pianeta Rosso ci fosse qualcosa che si muoveva, respirava e che lo abitava. Come fanno gli scienziati a esserne sempre più sicuri? No, non solo con le missioni spaziali, ma anche grazie all’analisi di microrganismi più vicini a noi di quanto si possa pensare.

I batteri che parlano della vita su Marte

Ma cerchiamo di spiegare tutto passo per passo. I microrganismi di cui stiamo parlando non si trovano sulla Luna né su asteroidi o meteoriti. Si trovano, “semplicemente” alle Hawaii. Sì, proprio qui, sul pianeta Terra. In sostanza un gruppo di ricercatori formato dai più eminenti esperti della Mānoa School of Life Sciences, hanno deciso di scendere nelle viscere dell’arcipelago vulcanico, analizzando grotte e stalattiti secolari, formatesi da lava e magma d’età antichissima.

L’idea era quella di rispondere ad alcuni quesiti geologici, ma ecco il colpo di scena: nell’analizzare le stalattiti e le grotte, i ricercatori si sono imbattuti in un gruppo di batteri, i chloroflexi, già noti alla comunità scientifica per la loro resistenza alle alte temperature e per la loro capacità di sfruttare l’ossigeno e la luce per proliferare anche in zone ostili e apparentemente inabitabili. Proprio questi batteri aprono un nuovo canale per indagare sulla vita su Marte.

Marte e la Terra: il legame con i batteri

Nonostante i chloroflexi fossero già noti, le forme di vita trovate nelle grotte hawaiane sono, in qualche modo, nuove. Si tratta infatti di una comunità di batteri ribattezzati “hub”, ovvero in grado di collegare e far crescere diverse altre comunità. Ciò significa che con la loro presenza, questi batteri svolgono un ruolo importante per la creazione di un’ecosistema resistente in spazi con pochissimo ossigeno e temperature altissime.

Fonte foto: Hawaii Edu/ Jimmy Saw

Non solo: l’ecosistema creato da questi batteri sarebbe ricco di diversità microbica, in grado di di interagire e svilupparsi in maniera enormemente complessa, riuscendo persino a risanarsi in alcuni specifici contesti. Ciò collegherebbe in maniera inscindibile la Terra e Marte, perché il Pianeta Rosso avrebbe avuto una fase, a un certo punto, molto simile a quella delle prime ere terrestri dove ancora il calore non permetteva alla vita di svilupparsi come la conosciamo.

I batteri e l’accesso a nuovi mondi

Cosa significa tutto questo? Ovviamente non è possibile trarre delle conclusioni affrettate, né si può subito urlare alla presenza di vita su Marte. Tuttavia, questi batteri dimostrano che le condizioni avverse di Marte non escludono che qualcosa possa averlo abitato o possa ancora abitarlo, anche nelle sue profondità, che l’uomo, per ovvie ragioni, non è stato ancora in grado di esplorare.

Certo, non è possibile immaginare forme evolute o complesse, ma sono sempre più probabili le ipotesi che vedrebbero il pianeta più ricco di organismi di quanto si possa pensare. Con queste nuove informazioni, le prossime missioni potrebbero cercare qualcosa di più specifico. E, chissà, trovare anche l’inaspettato.

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