Perché stanno pensando di bombardare Marte: il piano per renderlo vivibile
Un nuovo studio propone di bombardare Marte con asteroidi ghiacciati, per creare un'atmosfera più densa e renderlo, un giorno, abitabile

Immaginiamo di usare un asteroide ghiacciato grande come una montagna per bombardare Marte, un bersaglio a milioni di chilometri di distanza: se si trattasse della trama di un film hollywoodiano, il supercattivo di turno accenderebbe i motori, calcolerebbe le traiettorie e lo schianterebbe sull’obiettivo con precisione millimetrica. Se ve ne stiamo parlando, però, è perché non si tratta di un plot cinematografico, ma di un piano vero e proprio, con studi scientifici a supporto.
Sì, uno studioso sta davvero pensando di bombardare il Pianeta Rosso, ma non per distruggerlo: per renderlo un posto in cui un giorno potremmo camminare senza tuta spaziale. Sembra fantascienza, ma è fisica. D’altronde Marte, oggi, è tutto fuorché accogliente dato che non c’è aria respirabile e la pressione atmosferica è così bassa che il sangue umano bollirebbe all’istante. Ma cosa succederebbe se riuscissimo ad alzare quella pressione e, soprattutto, se riuscissimo a dargli un’atmosfera?
Lo studio per terraformare Marte
Ma andiamo per ordine. A presentare questa idea è uno studio accademico presentato alla Lunar and Planetary Science Conference di quest’anno. L’autore è Leszek Czechowski, professore al Centrum Badań Kosmicznych Polskiej Akadenii Nauk e il suo lavoro, dal titolo Energy Problems of Terraforming Mars, parte da una semplice verità fisica: l’atmosfera marziana è troppo sottile perché l’acqua possa esistere allo stato liquido, e troppo rarefatta perché un essere umano possa sopravvivere anche solo pochi secondi senza una tuta pressurizzata. Partendo da ciò, Czechowski ha calcolato che per rendere Marte minimamente ospitale, la pressione atmosferica dovrebbe essere moltiplicata almeno per dieci.
Ma qui arriva il problema: il pianeta non ha abbastanza risorse interne per farlo da solo. Non ci sono abbastanza gas, né riserve nascoste di acqua o azoto sotto la superficie in quantità significative. Ed è proprio a questo punto che entra in scena il piano apparentemente assurdo: prendere enormi asteroidi ricchi di acqua e azoto, e farli precipitare su Marte.
L’idea ha fatto discutere non solo per la spettacolarità dell’immagine, ma anche per la serietà dell’approccio. La proposta ha attirato l’attenzione di vari esperti del settore che non la ritengono inverosimile. Anzi, in realtà alcuni esperti, come l’astrofisico David Warmflash, già da anni sostengono la necessità di cercare “soluzioni alternative” per modificare Marte su larga scala, ma Czechowski ha abbandonato le iperboli e ha fatto i conti con la realtà fisica, rispondendo ad alcune domande pratiche.
Come si bombarda il Pianeta Rosso?
Quanto materiale serve? Da dove può arrivare? Qual è il compromesso tra efficacia e fattibilità? Czechowski risponde puntuale spiegando che servirebbero corpi celesti ricchi di acqua e azoto, fondamentali per costruire un’atmosfera più densa e simile a quella terrestre. Gli asteroidi della fascia principale, tra Marte e Giove, sono troppo poveri di questi elementi. Quelli giusti si trovano molto più lontano, ai confini del Sistema Solare: nella Fascia di Kuiper, una regione piena di oggetti ghiacciati, relitti della formazione planetaria.
In concreto, l’idea è selezionare alcuni di questi asteroidi e deviarne la traiettoria per farli impattare su Marte. Ma non si tratta di lasciarli semplicemente cadere: serve un sistema di trasporto e guida che possa resistere a un viaggio lungo decenni, con precisione assoluta nell’impatto. Czechowski propone l’utilizzo di motori a ioni, alimentati da un reattore a fusione nucleare. Una tecnologia che oggi esiste solo nei prototipi, ma che potrebbe diventare realtà in un futuro non troppo remoto.
Il tragitto, se tutto andasse per il verso giusto, durerebbe fra i 30 e i 60 anni e il punto d’impatto ideale sarebbe Hellas Planitia, una vasta depressione nel sud del pianeta, il luogo con la pressione atmosferica più alta di tutta la superficie marziana: la collisione rilascerebbe enormi quantità di calore e materiali volatili. L’energia sprigionata riscalderebbe il suolo e faciliterebbe la liberazione di altri gas già intrappolati nei ghiacci o nel sottosuolo marziano. Inoltre, il vapore acqueo contribuirebbe a un effetto serra naturale, intrappolando calore e avviando un circolo virtuoso.
Marte, un pianeta vivibile?
Naturalmente, non basterebbe un solo asteroide. Ce ne vorrebbero decine, forse centinaia, per ottenere un effetto significativo. Ognuno richiederebbe una missione interplanetaria dedicata, con costi e tempi oggi difficili da immaginare. L’obiettivo di Czechowski non è creare un Eden marziano in pochi decenni, ma portare la pressione atmosferica al giusto livello per costruire degli habitat in modo meno complesso.
Di fatto, quella ipotizzata, seppur d’effetto, non è la sola strada percorribile. Alcuni scienziati puntano su muschi artici e batteri modificati geneticamente per iniziare a produrre ossigeno. Altri immaginano enormi specchi spaziali per riflettere più luce solare verso la superficie. Ma nessuna di queste idee, per ora, ha il potenziale energetico e il materiale che possiede l’opzione degli asteroidi. Certo, rimane tutto teorico, ma niente è detto: forse in un futuro in cui i viaggi interplanetari saranno più comuni, potrebbe essere più che fattibile.