SCIENZA

Vogliono clonare una nuova specie mai vissuta prima d'ora

Una resurrezione genetica, arricchita però di nuovo dna: un gruppo di scienziati sta pensando di clonare una specie antichissima, creandone però al contempo una nuova, mai vista sulla faccia della terra

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Fonte: 123rf

Esistono interi filoni fantascientifici che si basano sul principio della clonazione, così come ne esistono molti altri che, invece, puntano tutto sulla creazione di nuove straordinarie e pericolosissime specie. La realtà, però, talvolta supera la fantasia. Per esempio, non tutti sanno che un gruppo di scienziati altamente specializzati mira a clonare una nuova specie, che non è mai vissuta prima d’ora.

D’accordo, lo ammettiamo: questa frase sembra del tutto senza senso. Quando si parla di clonazione, infatti, si immagina la riproduzione perfetta di qualcosa che esiste già, una copia precisa come accaduto con la famosa pecora Dolly. Se però si trattasse “solo” di questo il progetto di cui stiamo per parlarvi probabilmente non sarebbe finito agli onori della cronaca in modo così roboante. Sì, perché il team di esperti protagonista della nostra storia vuole riportare in vita il mammut lanoso (o mammuthus primigenius blumenbach), ma vuole anche arricchirne il dna.

L’ambizioso progetto sul mammut lanoso

Il progetto, che s’intitola The Woolly Mammoth Revival, è stato ideato e illustrato nel dettaglio dalla società di biotecnologia e ingegneria genetica Colossal. Gli scienziati di Colossal avevano già presentato i propri studi e le proprie ricerche diversi anni fa, spiegando di avere in mente quello che loro stessi chiamano “percorso di de-estinzione” per una serie di animali, in primis il mammut lanoso.

Questo animale estinto visse dal Pleistocene all’Olocene e sono in effetti stati trovati diversi campioni del suo dna. Tuttavia, secondo gli scienziati di Colossal, riportarlo in vita così com’era non basterebbe. Come spiegato  nel programma presente sul loro sito web, per riuscire a creare una specie che sopravviva alle attuali condizioni climatiche occorre creare un vero e proprio ibrido, cercando un dna affine che possa fare in modo che i cuccioli che verranno creati siano del tutto in grado di muoversi sul pianeta Terra oggi.

Una specie antica, ma modernissima

L’idea alla base di Colossal, espressa da uno dei più grandi scienziati al suo servizio, il genetista George Church, era ingegnerizzare un ibrido elefante asiatico-mammut. Gli scienziati hanno scelto l’elefante asiatico perché anche questa specie è a rischio estinzione (dunque creare un ibrido manterrebbe i suoi tratti in natura) e perché condivide ben il 99,6% del dna del mammut lanoso. Ci sono voluti moltissimi anni per capire se quella che poteva sembrare un’idea azzardata e bislacca era in effetti fattibile e, a quanto pare, lo è eccome.

Nel corso delle ricerche, il team di Colossal è riuscito non solo a far emergere la possibilità di alterare i codici genetici dell’elefante asiatico e del mammut lanoso per progettare il “mammofante” immaginato, ma ha anche unito i geni dei due animali monitorando attentamente i risultati per prevenire qualsiasi mutazione imprevista. Poco tempo fa, a maggio del 2023, Colossal ha annunciato di avercela fatta: ha creato il primo genoma di alta qualità dell’ibrido.

L’ibrido e i prossimi passi di Colossal

E adesso? Cosa succederà? Stando a quanto dichiarato da Colossal, verranno selezionali alcuni elefanti asiatici da usare come potenziali surrogati, che svilupperanno all’interno del proprio utero i cuccioli della nuova specie. Gli embrioni che verranno impiantati verranno prima “messi alla prova” rispondendo alle cellule della futura mamma surrogato, in modo da non venire rigettati e da non creare alcun tipo di alterazione. Secondo gli scienziati della squadra che sta seguendo gli studi, i primi esemplari potrebbero già nascere nel 2028.

E dopo? Il futuro della progettazione di nuovi ibridi è tutto in divenire: Colossal, per esempio, sta già lavorando all’idea di de-estinguere anche la tigre della Tasmania e il dodo. Ce la faranno? Non ci resta che stare a vedere.

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