SCIENZA

Attenti ai Pfas: cosa sono, dove si trovano e i prodotti a rischio

Non tutti lo sanno, ma i PFAS sono una classe di composti chimici sintetici ampiamente utilizzati in numerosi prodotti industriali e di consumo, estremamente dannosi per l'uomo e per l'ambiente

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Non tutti ne hanno sentito parlare, eppure sono anni che la comunità scientifica porta avanti un’aspra battaglia contro i PFAS, sostanze responsabili di moltissimi danni agli esseri umani e all’ambiente. Capirne l’impatto è essenziale anche per evitare tutti i prodotti considerati a rischio e per riuscire a operare in maniera più sana nei confronti di noi stessi e del pianeta, specie considerando che attualmente la nostra priorità dovrebbe essere proprio quella di minimizzare l’emissione e la produzione di inquinanti tossici.

Non si tratta, però, di un’impresa facile. I PFAS, infatti, sono fra le classi di composti chimici sintetici più ampiamente utilizzate in ogni parte del mondo, per via di quelli che sulla carta sembrano dei pregi: sono resistenti all’acqua, all’olio e al calore. Una resistenza che, però, permane anche quando si diffondono nei nostri ecosistemi.

Cosa sono i PFAS?

Per conoscere meglio una minaccia tanto diffusa e tanto sottovalutata, è il caso di andare per ordine. Come spiega l’apposita pagina dell’European Enviroment Agency, i PFAS, o sostanze perfluoroalchiliche, sono un gruppo di oltre 4.700 composti chimici sintetici. Ognuno di questi composti è caratterizzato da una catena di atomi di carbonio legati a atomi di fluoro ed è proprio questo legame chimico a renderli estremamente stabili e resistenti alla degradazione.

Creati negli anni Trenta dagli scienziati della DuPont (la stessa compagnia che ha dato i natali al nylon, al kevlar e alla lycra) i PFAS hanno subito trovato uso in una vasta gamma di prodotti. Sono contenuti, per fare solo alcuni esempi, negli imballaggi alimentari come i sacchetti per popcorn da microonde, nei tessuti e nei tappeti resistenti alle macchie, nelle schiume antincendio, nei rivestimenti per padelle antiaderenti e persino in alcuni cosmetici e schiume da barba.

Perché i PFAS sono pericolosi per l’ambiente e per l’uomo?

Dopo pochissimo tempo dalla loro scoperta, i PFAS si sono guadagnati il soprannome di “sostanze chimiche eterne”, ed è proprio questo soprannome che dovrebbe farci capire quanto possano essere pericolosi. Non degradandosi nell’ambiente, questi composti chimici si accumulano negli ecosistemi e vengono ingeriti e inglobati da organismi viventi, che subiscono danni e mutazioni non indifferenti.

Sono estremamente persistenti e diversi studi (tra cui uno pubblicato sulla National Library of Medicine) hanno anche dimostrato che sono in grado di contaminare il suolo, l’acqua potabile e persino l’aria. Se ciò non bastasse, sono anche facilmente trasportabili sempre per mezzo di acqua e aria, pertanto possono essere trovati a grandi distanze dai siti di origine. Alla luce di tutto ciò, è chiaro che i Pfas siano pericolosi perché possono alterare le riserve idriche potabili e danneggiare la fauna. In più, l’esposizione ai PFAS è stata associata a una serie di problemi di salute anche per l’uomo: studi epidemiologici hanno collegato i PFAS a malattie anche gravi e a forti indebolimenti del sistema immunitario.

Come si può contrastare la presenza di Pfas?

Nonostante i ripetuti allarmi, purtroppo, sono davvero poche le azioni utili a fronteggiare e contrastare l’uso e dei PFAS. Alcuni Paesi, soprattutto in Europa e in America, stanno implementando delle regolamentazioni più severe, monitorando la presenza di questi composti nelle acque e imponendo dei limiti di concentrazione. Per operare nel modo migliore, però, servirebbe davvero un’azione coordinata e internazionale, che vieti l’uso di alcuni PFAS e che permetta di avviare programmi di bonifica per la pulizia dei siti contaminati.

La buona notizia, però, è che buona parte della comunità scientifica lavora da tempo a tecnologie sempre più all’avanguardia per rimuovere questi composti dall’ambiente: la filtrazione a carboni attivi, per esempio, si è rivelata efficace, così come l’osmosi inversa. Nel nostro piccolo, inoltre, possiamo cercare di scegliere prodotti etichettati come “PFAS-free”: basta leggere le confezioni per supportare attivamente la causa ambientale.

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