SCIENZA

Trovati i fossili del più grande artropode del mondo, visse 300 milioni di anni fa

L'analisi dei resti fossili completi dell'Arthropleura dimostrano che è stato l'esemplare più grande al mondo tra gli artropodi vissuti 300 milioni di anni fa

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Eccezionale scoperta archeologica: sono stati trovati i resti dell’esemplare più grande al mondo di artropode.

L’animale in questione assomiglia a un enorme millepiedi: grazie al recente rinvenimento dei suoi fossili completi, ora è possibile capire com’era il vero aspetto nella sua interezza.

L’esemplare più grande al mondo di artropode

Un nuovo capitolo della storia della vita sulla Terra è stato scritto grazie alla scoperta dei fossili di un antico gigante appartenente regno animale: l’Arthropleura. Questo enorme artropode, simile a un millepiedi, vagava per il pianeta più di 300 milioni di anni fa.

Per quasi due secoli, i ricercatori hanno provato a risolvere il mistero intorno a tale esemplare mastodontico, che detiene il primato come il più grande artropode mai esistito. Tuttavia, fino a oggi, il quadro del suo aspetto rimaneva incompleto, soprattutto a causa dell’assenza di fossili completi che mostrassero la testa.

Ora, due resti ben conservati rinvenuti in Francia hanno finalmente rivelato dettagli cruciali sull’anatomia dell’Arthropleura, fornendo una visione chiara di come fosse fatto e di come potesse vivere.

Gli artropodi moderni includono insetti, crostacei e aracnidi come i ragni, ma nessuno di questi attuali rappresentanti può eguagliare la dimensione impressionante dell’Arthropleura, che dominava il suolo terrestre durante il periodo Carbonifero. Alcuni esemplari adulti di questa creatura raggiungevano lunghezze di 2,6 metri, comparabili a quelle di un alligatore dei nostri giorni.

La prima scoperta di fossili di Arthropleura risale al 1854 in Gran Bretagna, ma nessuno dei ritrovamenti includeva una testa, impedendo così agli studiosi di stabilire con certezza se questo gigante fosse un predatore o un semplice consumatore di materia vegetale in decomposizione. La mancanza del fondamentale dettaglio ha lasciato aperte molte ipotesi sulle abitudini alimentari e sul comportamento dell’animale.

Negli anni ’70, in Francia, furono scoperti i fossili di due giovani esemplari di Arthropleura, ma solo grazie alle tecnologie contemporanee è stato possibile svelarne i segreti. Scansioni avanzate hanno permesso di analizzare queste creature fossilizzate, ancora intrappolate nella pietra, rivelando non solo la struttura del corpo ma, per la prima volta, anche della testa completa, inclusi occhi, antenne e mandibole. In questo modo è stato possibile individuare una parentela più stretta di quanto si pensasse tra millepiedi e centopiedi.

Le caratteristiche dell’Arthropleura

Gli scienziati hanno anche scoperto che l’Arthropleura viveva tra i 290 e i 346 milioni di anni fa in Europa e Nord America, quando l’atmosfera terrestre era molto ricca di ossigeno. L’ambiente favorevole permetteva a molti animali di raggiungere dimensioni enormi, dunque erano presenti scorpioni giganti e insetti oggi estinti. Nonostante la concorrenza di altre specie gigantesche, l’Arthropleura emergeva come uno degli animali più imponenti.

Una delle peculiarità dei fossili ritrovati è che furono sepolti in un minerale chiamato siderite, il quale ha contribuito a preservare anche i dettagli più delicati dei corpi degli animali. Così gli scienziati hanno ottenuto informazioni molto dettagliate sulle fattezze dell’esemplare. Le scansioni in 3D hanno rivelato che possedeva caratteristiche di due gruppi di artropodi: condivideva tratti comuni con i millepiedi moderni, come la presenza di due paia di zampe per segmento corporeo, e con i centopiedi, soprattutto per la struttura della testa e delle mandibole.

L’importanza della scoperta non sta solo nella ricostruzione dell’aspetto dell’Arthropleura, ma anche nella comprensione delle sue abitudini e della sua posizione evolutiva. Gli studiosi hanno potuto osservare che, non avendo artigli velenosi né zampe specializzate per la caccia, probabilmente non era un predatore, ma si nutriva di detriti vegetali, come fanno i millepiedi odierni.

Resta ancora molto da scoprire su questa creatura al limite del fantastico, in particolare sul suo sistema respiratorio: si cercano indizi di un’eventuale vita anfibia. Infatti, la presenza di occhi su peduncoli, una caratteristica tipica degli artropodi acquatici come i granchi, suggerisce che l’Arthropleura potrebbe aver avuto legami con un ambiente acquatico o semi-acquatico.

Anche se i fossili oggetto di studi appartengono a esemplari giovani, i ricercatori sperano di trovare in futuro altre parti del corpo, come la testa di un adulto, per ottenere ulteriori informazioni su come viveva e su cosa mangiava l’Arthropleura. In ogni caso, siamo a un passo da poter ricostruire completamente la storia di uno degli animali più misteriosi e affascinanti vissuti sul nostro pianeta.

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