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SCIENZA

Trovato fossile di una gigantesca creatura preistorica simile a una salamandra

Rinvenuti i primi fossili di Gaiasia jennyae, un predatore gigantesco e sconosciuto, che sta riscrivendo la storia

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Creatura preistorica Fonte foto: Scoperta pubblicato su rivista scientifica Nature

Nella parte di Terra che oggi chiamiamo Namibia, ben 280 milioni di anni fa si aggirava un predatore mostruoso. Si parla del periodo Permiano e la creatura porta il nome scientifico di Gaiasia jennyae. Un animale colossale che, per avere un qualche riferimento mentale, potremmo paragonare a una salamandra. La sua scoperta è stata descritta nel dettaglio in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Qualcosa dall’enorme rilevanza in ambito scientifico, dal momento che procede a ridefinire la nostra comprensione relativa all’evoluzione precoce dei tetrapodi. Di fatto si è stati in grado di colmare una gran lacuna nella documentazione fossile in nostro possesso.

Un predatore gigante sconosciuto

Quando si parla di un predatore dalle dimensioni notevoli, si fa riferimento nello specifico a una creatura dal cranio lungo ben 60 cm. Nel suo genere, si trattava probabilmente dell’esemplare più grande in circolazione. Dimensioni eccezionali e struttura robusta, insieme con un poderoso morso, ne facevano un predatore all’apice della catena alimentare.

Va da sé che tale scoperta consente di aggiungere tasselli al quadro della distribuzione dei primi tetrapodi. Fino a questo momento, infatti, la maggior parte delle informazioni su tali animali derivava da fossili rinvenuti in zone umide equatoriali. Gaiasia invece emerge da un ambiente del tutto differente. Non più Europa e Nord America, bensì una parte di mondo a circa 55 gradi sud nel supercontinente meridionale Gondwana. Ciò dimostra che tali animali erano molto più diffusi di quanto si potesse pensare.

Lo studio, inoltre, mette in dubbio le teorie sull’evoluzione dei tetrapodi. Ciò a causa della connessione evidenziata con i colosteidi, ovvero creature simili ad anfibi. Si supponeva la loro estinzione nel tardo Carbonifero, circa 307 milioni di anni fa. Gaiasia, nel Permiano, suggerisce una scomparsa più graduale e, dunque, un processo più complesso.

La scoperta di Gaiasia

Questa scoperta clamorosa è stata frutto del gran lavoro di un team di paleontologi, guidato da Claudia Marsicano. I resti fossili provengono dal nord-ovest della Namibia, e includono frammenti di cranio e una colonna vertebrale incompleta di almeno quattro esemplari.

L’analisi ha consentito la ricostruzione di Gaiasia, stimandone le dimensioni: la sua lunghezza corporea superava i 2,5 metri. Il nome è stato scelto in onore della paleontologa Jennifer A. Clack, deceduta nel 2020, pioniera nello studio dei tetrapodi. Gaiasia jennyae evidenzia un gran passo in avanti nella comprensione dell’evoluzione della specie, così come della loro distribuzione sul pianeta. Ecco tutte le implicazioni:

  • espansione della diversità dei tetrapodi negli schemi scientifici, dimostrando come fossero più diffusi e ben differenti rispetto a quanto credessimo;
  • suggerisce che i colosteidi siano sopravvissuti più a lungo di quanto si pensasse;
  • pone la Namibia come territorio cruciale dal punto di vista archeologico;
  • ispira nuove ricerche, aprendo la strada a futuri studi potenzialmente rivoluzionari. Ciò potrebbe aiutare a comprendere meglio la fisiologia, l’evoluzione e l’ecologia di Gaiasia, così come delle creature sue contemporanee.

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