SCIENZA

Nello spazio c'è stata una misteriosa esplosione spaziale, gli scienziati non riescono a spiegarselo

Gli scienziati restano dubbiosi dinanzi alle esplosioni nello spazio. Incredibili spettacoli luminosi, per i quali non c’è ancora una spiegazione, ma solo indizi

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Fonte: Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF

Gli astronomi di tutto il mondo sono rimasti confusi dinanzi a un’esplosione nello spazio, già rinominata Diavolo della Tasmania. Lo spettacolo è stato incredibile, con circa 12 lampeggiamenti al massimo della luminosità. Questi si sono protratti per mesi dopo l’evento iniziale. Un’osservazione affascinante, che pone ovviamente degli interrogativi.

Cosa sono queste esplosioni

I fenomeni luminosi che gli esperti hanno potuto ammirare e studiare sono noti come transienti luminosi veloci blu ottici, abbreviati con LFBOT. Sono visibili in tutto l’Universo e non trovano spiegazione. Sappiamo che esistono ma le conoscenze in merito alle loro origini, natura e non solo sono limitate.

Il primo è stato soprannominato la Mucca, dalla designazione AT2018cow. Evento individuato nel 2018 in una galassia a circa 60 milioni di parsec, ovvero 200 milioni di anni luce, dalla Terra. Si è subito distinta in maniera chiara, considerando una luminosità fino a 100 volte superiore a una supernova. Si è poi attenuata in pochi giorni, che normalmente in una supernova richiede settimane.

Tutto ci ha ovviamente attirato l’attenzione della comunità scientifica astronomica. Ciò ha permesso di individuare più di altri 6 LGBOT, tra cui i più noti soprannominati Koala, Camel e Finch, ultimo arrivato tra i più celebri a inizio 2023. Come detto, però, non si è ancora certi delle cause scatenanti di tutto ciò, ma non mancano delle idee.

LFBOT: possibili cause

Una delle teorie principali in merito alle origini degli LFBOT è che si tratti di supernove fallite, ovvero stelle che collassano in un buco nero o in una stella di neutroni, prima di poter esplodere. Al tempo stesso si valuta l’ipotesi di buchi neri di massa intermedia, che consumano altre stelle, o anche l’esito di oggetti che interagiscono con stelle di Wolf-Rayer, ovvero stelle calde e luminose.

Il 15 novembre è stato pubblicato uno studio in merito, sulla celebre rivista Nature. Un team della Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York, ha individuato una nuova attività di LFBOT, scoperto a 1 miliardo di parsec, circa. Si fa riferimento a settembre 2022 e il nome scelto è AT2022tsd, noto appunto come Diavolo della Tasmania.

Come detto, a rendere speciale questo fenomeno è il ripetuto lampeggiare al piccolo di luminosità, per un totale di 14 eventi di brillamento, della durata di pochi minuti ciascuno: “Lampi di questo tipo non erano mai stati osservati prima negli LFBOT”. Queste le parole dell’astronoma Anna Ho, alla guida dello studio. Ha poi aggiunto come il fenomeno sia stato così potente come quello originale. Tutto ciò, ovviamente, apre a un bel po’ di domande.

A suo dire, i bagliori evidenziati potrebbero spingere gli esperti a indirizzarsi maggiormente verso la teoria della supernova fallita. Ciò comporterebbe che una stella massiccia, con una massa di circa 20 volte quella del Sole, collassi e lasci una densa stella di neutroni, o un buco nero, all’interno dei resti della stella circostante.

Ecco, infine, le parole di Raffaella Margutti, astrofisica presso l’Univesità della California, a Berkeley: “Il brillamento ci dice di certo che si tratta di una “bestia” diversa dalle esplosioni di supernova. I getti potrebbero essere alimentati dall’accrezione su un buco nero, come ad esempio da una stella compagna”. Ad oggi rappresentano uno degli elementi più dibattuti e interessanti nel campo. L’obiettivo, ora, è trovarli molto più in fretta rispetto a quanto fatto. Li si nota intorno alle 2-3 settimane di vita, ma un avvistamento più rapido potrebbe offrire risposte inaspettate.

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